Se penso allo scorso anno, non molte memorie felici affiorano nella mia mente, ma le poche presenti sono tutte collegate ad una sola cosa: Animal Crossing. Può sembrare assurdo che un gioco possa aiutare così tanto qualcuno, ma nel lungo periodo di isolamento che milioni di persone hanno dovuto affrontare circondati da sofferenza, ansia, depressione e persino rabbia, quest’opera è diventata un posto sicuro in cui rifugiarsi e scappare – seppur momentaneamente – dal cupo mondo esterno. Nonostante in molti abbiano conosciuto la saga grazie a New Horizons, Dōbutsu no Mori (il nome originale in giapponese) ha compiuto nel giorni scorsi vent’anni, e in questo articolo ne ripercorreremo la storia dal nostro personale punto di vista.
I primi titoli di Animal Crossing
Rilasciato in Giappone il 14 aprile 2001, il capitolo inaugurale della saga intitolato semplicemente Dōbutsu no Mori rappresentò un’opera rivoluzionaria nel panorama videoludico. Nonostante giochi come The Sims e Harvest Moon godessero di maggiore fama e migliori qualità tecniche, il gioco di simulazione presentava alcune caratteristiche che non si erano mai viste sino a quel momento: la cartuccia per Nintendo 64, la console in cui venne rilasciato, includeva un orologio interno in modo che il videogame potesse seguire il passare delle ore realisticamente; inoltre, rappresentava uno dei pochi titoli che potevano usufruire del Nintendo Expansion Pak, un dispositivo che duplicava lo spazio di RAM disponibile, arrivando quindi a otto megabyte.
Qualche mese dopo, il gioco venne rilasciato in Giappone per GameCube con il nome Dōbutsu no Mori e+ e quel momento rappresentò un punto di svolta: l’opera venne rilasciata in molti altri paesi del mondo e iniziò il cammino che portò alla fama attuale del videogame. Il titolo venne infatti acclamato dalla critica per la sua natura rilassante, per la libertà dei giocatori e il gameplay possibilmente infinito, e venne persino considerato uno dei migliori videogame per GameCube di tutti i tempi. Animal Crossing diventò così popolare che un film animato venne rilasciato nel Paese di origine, e iniziò subito lo sviluppo di un sequel.
Il vero successo di Animal Crossing
Nel 2005 uscì finalmente il secondo titolo della saga: Wild World. Il gioco seguì l’archetipo creato dal precedessore, immergendo il giocatore in una nuova città in cui fare amicizia con personaggi non umani, decorare la propria casa e partecipare a eventi nel corso dell’anno; una delle più grandi aggiunte fu l’introduzione della modalità multiplayer grazie alla Nintendo Wi-Fi Connection supportata dal Nintendo DS. Questa funzionalità contribuì enormemente alle vendite dell’opera, che arrivò ad essere il nono gioco più venduto per la console d’uscita. Animal Crossing si affermò quindi nell’industria videoludica, e nonostante City Folk, il terzo capitolo della saga uscito per Wii, ebbe un esito non molto buono rispetto agli altri, la serie mantenne la sua popolarità e continuò ad essere apprezzata da giocatori di tutto il mondo.
Il rilascio di New Leaf nel 2012 rappresentò un altro punto di svolta: a differenza degli altri capitoli, questa volta il protagonista era a tutti gli effetti il sindaco della città al posto che un semplice cittadino; questa caratteristica ebbe un grande impatto nel gameplay, rendendo possibile il controllo del villaggio e la costruzione di opere pubbliche. La mia esperienza con Animal Crossing iniziò con questo titolo, e ricordo benissimo il giorno in cui iniziai a giocarci nel Nintendo 3DS; venni immediatamente assorbita dall’atmosfera calorosa e pacifica e il gioco diventò parte integrante delle mie giornate: salutare e chiacchierare con tutti gli abitanti, fare un giro nei negozi e occuparmi del villaggio diventarono una routine fissa che mi accompagnò per mesi e mesi nella mia adolescenza.
Animal Crossing e l’impatto nel mondo
Quando New Horizons venne annunciato nel settembre 2018, io e milioni di altri fan nel mondo ne fummo entusiasti e non vedemmo l’ora di poter iniziare una nuova avventura su Nintendo Switch; ovviamente, nessuno si sarebbe potuto immaginare tutto ciò che è successo lo scorso anno. Il gioco venne rilasciato il 20 marzo 2020, quando l’Italia si trovava in pieno lockdown a causa della pandemia; in quel periodo di depressione e smarrimento in cui tutto divenne incerto, Animal Crossing diventò l’unico punto di ancoraggio per trovare un momento di pace e felicità. Sin dal primo giorno tutti ne furono rapiti, e il mondo fittizio creato per svariati mesi diventò quasi più preponderante di quello reale: i giocatori passarono intere giornate nella loro isola, festeggiarono compleanni e festività ed ebbero modo di passare del tempo con i loro amici, seppur virtualmente.
L’opera ebbe un impatto così grande da diventare il secondo titolo più venduto per Nintendo Switch e una piattaforma utilizzata da svariate entità per guadagnare consenso: Joe Biden, ora presidente degli Stati Uniti, lo utilizzò durante la propria campagna elettorale; aziende come Chanel, Gucci e Supreme crearono le proprie isole per pubblicizzare i loro prodotti, e come loro molti altri. Dopo più di un anno dall’uscita, New Horizons continua ad essere uno dei giochi più venduti e milioni di giocatori dedicano del tempo ogni giorno alla loro piccola comunità, scambiando due parole con gli abitanti e ricevendo dei gesti di affetto. E forse è proprio questo il segreto della popolarità di Animal Crossing: creare un mondo dove le persone di tutte le età possano sentirsi apprezzate ed eliminare le emozioni negative, lasciando spazio a generosità e amicizia. Concludo quindi dicendo buon compleanno Dōbutsu no Mori, e grazie.
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