Non è difficile raccontare l’idea alla base di La donna alla finestra, con Amy Adams. La trama del film di Joe Wright è un tipo di storia già raccontato diverse volte nel mondo del cinema. Da nomi illustri come Hitchcock è difficile separarsi, e il paragone, per quanto ingiusto, è un qualcosa che sicuramente verrà portato nella discussione, parlando del film. Essere paragonati ad uno dei grandi del cinema non significa però che un film non avrà meriti a suo modo. E per quanto un concetto di base possa essere simile a qualcosa di già visto, lo sviluppo è quello che determina l’originalità di una storia.
La discussione sull’originalità di un film è comunque abbastanza fine a se stessa, in particolare quando il film in questione è tratto da un romanzo. Il romanzo omonimo da cui è stato tratta la pellicola è stato scritto da A.J. Finn, pseudonimo di Daniel Mallory. 20th Century Fox aveva già acquistato i diritti per adattare il libro due anni prima della sua uscita. Cosa distingue quindi questa storia in particolare da altre come questa?
La donna alla finestra intrappolata nella sua casa
La storia di La donna alla finestra segue Anna Fox, interpretata da Amy Adams. Anna è una psicologa, che in seguito ad un incidente d’auto ha iniziato a soffrire di agorafobia. Il disturbo la tiene relegata in casa, e ha portato a un logoramento dei rapporti con il marito, arrivando alla separazione. Nonostante continui a tenersi in contatto con Ed Fox, interpretato da Anthony Mackie, e la figlia, è facile vedere come Anna sia una donna molto sola. Le uniche interazioni intrattenute dalla donna sono con il suo psicologo e David, l’uomo che vive nell’appartamento sotto il suo, interpretato da Wyatt Russel.
Passando la sua vita ad osservare il vicinato dalla sua finestra, un giorno Anna farà la conoscenza di Ethan (Fred Hechinger), un giovane ragazzo che vive nella casa di fronte alla sua. Il ristretto giro di conoscenze di Anna si allarga quando la notte di Halloween Jane, interpretata da Julianne Moore, la aiuta in seguito ad un attacco di panico causato dal suo disturbo. La donna rivela di essere la madre di Ethan, e le due legano subito, conversando tra di loro. I problemi iniziano a sorgere quando qualche giorno dopo, Anna assiste ad un brutale crimine dalla sua finestra, ma nessuno sembra esserne al corrente, o essersi accorto di cosa sia successo.
Realtà o immaginazione?
Proprio su questo si basa l’elemento di tensione che tiene il film in moto per tutta la seconda metà. Anna è un narratore non perfettamente affidabile, e non sappiamo se ciò che ha visto sia reale, o solo una fantasia, nata da un mix di farmaci e vino. L’unica cosa che può spingerci a ritenere il tutto reale sta nella capacità recitativa di Amy Adams. Vedendo come Anna cerca di convincere la gente nel suo ristretto circolo che quello che ha visto sia reale, effettivamente lo spettatore è portato a credere che sia tutto vero.
Gli agenti di polizia a cui si rivolge ricadono perfettamente nell’archetipo di poliziotto buono e cattivo. Little (Brian Tyree Henry) è disponibile con la donna, rassicurandola e cercando di capire cosa sia reale e cosa non lo sia. Norelli (Jeanine Serralles) è un’agente fredda, sarcastica, quasi fastidiosa, per certi punti di vista. Chiaramente un punto di vista che cerca di andare contro quello di Anna; la detective risulta alle volte forse troppo scettica della donna, forse a livelli poco credibili.
Una situazione difficile
Gestire un film ambientato in pochi spazi non è mai facile. Le scelte registiche fanno sembrare la casa in cui Anna è relegata ancora più grande e desolata di quanto non sia. L’interpretazione di Amy Adams aiuta molto a metterci dalla parte di Anna. Forse è proprio uno degli antagonisti principali della pellicola il padre di Ethan, interpretato da Gary Oldman, a risultare troppo esagerato. L’uomo è brusco, violento alle volte, forse anche in maniera esagerata, che lo fa risultare più una caricatura in alcuni momenti. Sicuramente non abbastanza per rovinare la visione del film, ma un piccolo difetto che va ad aggiungersi ad altre imperfezioni.
La donna alla finestra non è un film perfetto, con qualche scelta registica discutibile e qualche performance troppo marcata. Ciò non va ad influire troppo sulla godibilità del film, che risulta scorrevole e interessante per tutta la sua durata, nonostante l’atto finale scorra fin troppo velocemente. Una buona visione per una serata in cui si cerca un thriller senza troppe pretese, che tenga l’attenzione dello spettatore. Potete rimanere collegati con noi tramite il nostro canale Telegram per avere altre notizie e recensioni riguardo al mondo del cinema e dei videogiochi, oppure seguirci sul nostro sito, Kaleidoverse.it!
La donna alla finestra è un thriller interessante e senza troppe pretese, che riesce ad intrattenere lo spettatore nonostante qualche passo falso. Una buona visione scorrevole per una serata di suspance.