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Home » Army of the Dead Recensione del nuovo grottesco film di Zack Snyder
Film/Serie TV

Army of the Dead Recensione del nuovo grottesco film di Zack Snyder

Giulia SerenaBy Giulia Serena17 Maggio 2021Nessun commento6 Mins Read
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Un’orda di zombie assassini e una rapina da 200 milioni di dollari. No, non si tratta di uno spin-off di La casa di carta, ma di Army of the Dead, il nuovo attesissimo film di Zack Snyder in uscita il 21 maggio su Netflix. Il regista, recentemente al centro dell’attenzione della critica grazie alla sua opera – o meglio, Odissea – intitolata Justice League: Snyder Cut, è tornato alle sue origini con questa pellicola che unisce i famelici morti viventi, questa volta dotati di intelligenza e organizzati in una società, a scene di azione adrenaliniche e una comicità sottile che permea gli elementi grotteschi e ricchi di sangue. Noi abbiamo avuto l’opportunità di vedere il contenuto in anteprima, e in questo articolo ne faremo una recensione senza spoiler analizzandone gli aspetti principali.

Viva Las Vegas

Army of the Dead comincia con una scena che pone le basi alle vicende che si svilupperanno in ben due ore e mezza di pellicola: un incidente che provoca la fuoriuscita di un pericoloso esperimento proveniente dall’Area 51. Quando i militari alla guida del carico si rendono conto di cosa sta succedendo è troppo tardi, e gli zombie in breve tempo arrivano alla città dei peccati per eccellenza, Las Vegas. Una classica sequenza nello stile di Snyder racconta tutto ciò che accade in seguito, con la canzone “Viva Las Vegas” in sottofondo ai combattimenti di quelli che saranno alcuni dei protagonisti del film, i quali lottano per la vita prima della chiusura e isolamento dell’intera zona infetta dal resto del Paese.

Army of the Dead

Dopo la movimentata sequenza appena citata in cui il nome del regista compare numerose volte fra i titoli – scritti con un carattere e colori decisamente poco azzeccati – inizia l’opera vera e propria. Il protagonista Scott Ward, interpretato dall’imponente Dave Bautista, viene ingaggiato da un misterioso e potente uomo chiamato Tanaka (Hiroyuki Sanada), il quale gli propone di compiere un’incredibile ma pericolosa missione: rubare 200 milioni di dollari rinchiusi nella cassaforte di un casinò nel mezzo dell’ormai regno dei morti. Sebbene titubante, l’uomo accetta, con l’obiettivo di smettere di lavorare come cuoco fallito in una bettola e di aprire una propria attività; per riuscire nell’impresa avrà però bisogno di una mano, e per questo riunisce i vecchi compagni di guerra che lo spettatore ha conosciuto inizialmente e ne arruola di nuovi.

Lo scheletro di Army of the Dead

La presentazione dei protagonisti è svolta magistralmente da Snyder, fornendo per ognuno di essi un contesto di provenienza chiaro e definendone il ruolo sin dal principio. D’altra parte, i personaggi principali rappresentano uno dei grandi problemi dell’opera: nessuno di essi presenta delle personalità che vadano oltre a quelle necessarie per la rapina e non esistono evoluzioni caratteriali; anche Dave Bautista, il quale dovrebbe essere il nucleo del film grazie alle sue eccellenti doti, è ridotto a una misera pedina riassumibile in una linea, e la sua parte all’interno della pellicola è tutto fuorché centrale. Non sono nemmeno gli altri personaggi a rubare la scena, dato che oltre alla comicità portata avanti principalmente da Marianne Peters (Tig Notaro), essi non hanno un carattere.

Army of the Dead

La carenza dei personaggi si riflette anche nella trama di Army of the Dead: seppure l’idea di base del film sia interessante, la narrazione si riduce ad uno scheletro su cui fondare le numerose scene d’azione, e ci viene raccontato troppo poco della rapina e della situazione di Las Vegas. Il signor Tanaka spiega infatti il piano in meno di due minuti e questo viene eseguito alla lettera – esclusi intoppi vari – dal gruppo, e non sappiamo quasi nulla di tutto ciò che accade nei riguardi della situazione di emergenza. La pellicola presenta dei colpi di scena, ma hanno tutti a che fare con i personaggi, e gli spunti per delle riflessioni più profonde vengono solo suggeriti senza essere sviluppati.

…E vissero per sempre morti e contenti

Passiamo ora però all’elemento più interessante di Army of the Dead, ovvero gli zombie. Seppure i morti viventi non siano esteticamente particolarmente originali, rappresentano dei personaggi più interessanti di quelli “umani”. Così come ci viene anticipato nel trailer dell’opera, essi sono più intelligenti, più veloci e più forti rispetto ai classici cadaveri ambulanti conosciuti nella cultura pop, e si sono organizzati in una vera e propria società. Alla cima della scala gerarchica sta infatti il primo essere creato (quello presentato nella scena iniziale della pellicola); dopo di lui vengono gli altri Alpha, ovvero coloro dotati di capacità intellettuale, e infine i classici zombie famelici.

Army of the Dead

I morti viventi sono quindi quasi più umani dei viventi, e risultano addirittura capaci di provare sentimenti per i propri simili. La loro società è così ben organizzata che si sono procurati persino un animaletto domestico, una maestosa tigre zombie dall’aspetto mozzafiato. Se la trama di Army of the Dead è carente, non si può dire infatti lo stesso degli effetti speciali e delle sceneggiature: la città di Las Vegas ridotta in macerie è spettacolare e i dettagli sono infiniti. I colori passano dalle tinte tenui e sabbiose della città alle luci frizzanti del casinò all’atmosfera cupa della sede principale degli Alpha, pur rimanendo coerenti ed interessanti.

Il futuro di Army of the Dead

Nonostante tutto, Army of the Dead rappresenta uno dei film più personali e divertenti di Snyder. Le performance di Matthias Schweighöfer, Omari Hardwick e Tig Notaro rendono le due ore e mezza di pellicola più leggere e godibili, e la relazione tra Scott e Kate sembra incarnare quella tra il regista e la figlia tragicamente deceduta per suicidio. L’opera potrebbe essere un esperimento con l’obiettivo di ricreare il fantastico Dawn of the Dead del 2004 ma, come spesso accade, il secondo tentativo non è ben riuscito come il primo.

Army of the Dead

Il finale del film, senza fare spoiler, è abbastanza inaspettato e apre le porte a un possibile sequel. Zack Snyder potrebbe decidere di rendere Army of the Dead un nuovo franchise che unisce il genere zombie con quello d’azione, portando una nuova fetta della stessa storia o inventandone una nuova. Sarebbe infatti interessante scoprire di più sugli avvenimenti immediatamente successivi all’arrivo dei morti viventi a Las Vegas e sulla zona di quarantena costruita appena fuori i confini della città, ma anche vedere un seguito della narrazione presentata potrebbe rivelarsi un colpo vincente.

Le nostre conclusioni su Army of the Dead

Riassumendo, Army of the Dead, nonostante le problematiche, non è certamente un film da buttare; le movimentate scene d’azione e la comicità genuina rendono la lunga pellicola godibile, mentre i colpi di scena e i dettagli mozzafiato aggiungono profondità e spessore. La trama scarna e i personaggi privi di carattere separano il prodotto dall’eccellenza, e le capacità attoriali di Dave Bautista non vengono neanche lontanamente sfruttate al meglio. Se siete appassionati del genere zombie o siete curiosi di scoprire come finirà l’ambiziosa rapina del gruppo vi consigliamo di vedere l’opera quando uscirà su Netflix il 21 maggio. Per trovare molti altri contenuti interessanti sul mondo del cinema e molto altro vi invitiamo invece a iscrivervi al nostro canale Telegram e a seguirci qui su Kaleidoverse.

70%

Army of the Dead rappresenta l'unione riuscita di Zack Snyder del genere horror sugli zombie e quello sulle rapine. Tuttavia, la trama ridotta ad un pretesto per le numerose scene d'azione e i personaggi privi di alcun carattere allontanano l'opera dall'eccellenza, trasformandola in un tentativo fallito del regista di tornare alle sue origini.

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