Crudelia De Mon, Crudelia De Mon farebbe paura perfino a un leon. Nella mente di ogni appassionato dell’universo disneiano risuona questa melodia quando sentiamo il suo nome. Un caso curioso ed unico nel suo genere oserei dire, poiché è probabilmente l’unico antagonista Disney ad aver eclissato ogni altro personaggio nella sua opera primordiale. La vanità in carne ed ossa ma, soprattutto, uno subdola ostentazione di egoismo e malvagità. Un cocktail letale e formalmente grottesco, ma che lascia trasparire uno dei cattivi più carismatici della nostra infanzia. La signora delle pellicce, la folle manipolatrice e il terrore di ogni essere vivente ammantato di peli: un simbolo immortale di crudeltà in salsa fiabesca.
Un’eredità importante dunque per uno dei personaggi mentalmente più sinistri della celebre La carica dei cento e uno, ma cosa c’è oltre quella goffa caricatura della donna maligna con il viso spigoloso? Crudelia approda su Disney Plus per rilanciare in chiave moderna questo bizzarro personaggio e regalarci degli aspetti umani che non abbiamo mai scorto. Vi ricordiamo che la pellicola è attesa il 26 maggio sulla piattaforma streaming, ma occhio a non farvi rapire dal suo sguardo pungente!
“La gratitudine è per i perdenti”
Così come ogni altro personaggio largamente sopra le righe che si rispetti, anche Crudelia ha un passato struggente che l’ha avvolta sin dalla tenera età. Il male non è stato all’inizio un sentiero battuto dalla spavalda maniaca della moda. Da piccina, la nostra protagonista è sempre stata nell’occhio del ciclone, ora per la sua innata genialità creativa, ora per la morbosa curiosità che la contraddistingueva. Come si può dedurre, il barcamenarsi burrascoso tra un pasticcio e un crimine, la attraeva magneticamente verso il pericolo. Una cacciatrice di guai agonistica oseremmo dire, condita però dal carattere tipico dell’eterna sognatrice, come se avesse compreso inconsciamente che il suo destino dovesse virare, prima o poi, verso rotte più ambiziose.
Una leonessa nel corpo di una flebile crisalide, macchiata dalla disillusione e da uno strano senso di inadeguatezza. La vita normale gli stava stretta, anche troppo. Chi la conosceva affondo riusciva ad intravedere uno scintillio nei suoi occhi nelle occasioni in cui riusciva ad esternare se stessa. Follia e genialità a briglie sciolte. D’un tratto la sua vita però si scontra con l’edace elaborazione del lutto. Troppo giovane per gestirlo, troppo ingenua per comprendere la situazione. La perdita della figura materna getta la piccola Crudelia in una serie di peripezie che oscillano tra fortuna e criminalità.
Il leggiadro passo della creatività, il serpeggiare della follia e il tumulto della vendetta
La Londra degli anni ‘70 diventa così lo scenario perfetto per poter dimostrare ancora qualcosa a se stessa e alla sua defunta madre. Gli anni corrono nella bambagia, ma ancora il suo animo urla silenzioso nell’inquietudine: il suo sguardo volge altrove. La ragazza sperduta che si abbandonava al querulo sconforto della sua esistenza, cresce ora con l’ardore e la spavalderia che si meritava. La moda è l’unico bagliore nella sua vita di incertezze e il richiamo è decisamente irresistibile: un fil rouge indissolubile. Senza dilungarci troppo sulla trama vera e propria, sarebbe impossibile non spendere due parole sulle angoscianti realtà che si palesano in Crudelia. La vita della nostra protagonista trova, in una sorta di catartico rendez-vous, un modo per realizzare i suoi sogni: l’incontro con la Baronessa von Hellman.
Crudelia: l’edace seduzione dell’odio
Quest’ultima è la pittoresca reincarnazione della grettezza e della vanità: un essere dall’animo oscuro ed egoista, che si pavoneggia da padrone del mondo. Lei è tutto ciò che Crudelia disprezza ma che, in fondo, trova affascinante. Alla fine è un paradosso non troppo lontano dalla realtà. Scappiamo e denigriamo ciò che odiamo e troviamo repellente ma, ogni tanto, può capitare che il crogiolarsi troppo nell’odio rischi di diventare contagioso. Il pensiero del male pian piano annichilisce l’animo e lascia delle piccole uova che, una volta schiuse, rischiano di farci apprezzare cose che non avremmo mai osato pensare. La gelida carezza del male.
Le scene del film sono un bislacco alternarsi di dialoghi magnetici tra Crudelia e la Baronessa, interpretate rispettivamente da Emma Stone e Emma Thompson. La loro interpretazione è magistrale sotto ogni punto di vista e riesce a catturare l’attenzione dello spettatore più distratto. La disinvoltura, la strafottenza e l’innata eleganza che le caratterizza rende l’andamento delle vicende decisamente più gradevole. Sulla scacchiera ci sono due donne di spessore e dal grande fascino ermetico, impossibile rimanere indifferenti dinnanzi a tale performance. Così come fu per l’opera originale, anche qui il carattere della folle stilista eclissa ogni altro personaggio, questa volta però è l’effetto desiderato. Un peccato non aver approfondito le altre dinamiche sociali che ruotavano intorno a Crudelia, ma bisogna dire che la rivalità tra le due artiste riesce da sola a conquistare la piazza. Il film però trae la sua linfa vitale da un’esplosione di fertilità creativa, sbocciata dall’utilizzo di costumi oltremodo spettacolari.
Crudelia: L’eleganza della vanità
La varietà e la minuzia con la quale sono stati pensati e raffinati si evincono in ogni scena. Impossibile non lasciar cadere l’occhio sulle decine di abiti sinuosi e pacchiani, che a tratti sembrano essere i veri e propri protagonisti delle inquadrature. Alla base di tale scelta, si evince una sottile metafora sulla necessità di gridare al mondo l’identità di chi li indossa. Tra una provocazione e una ruggente esposizione stilistica, il film ama mettersi sotto i riflettori per condurre una passerella senza tempo. Non è da escludere che nel breve periodo potremmo vedere un notevole apprezzamento del pubblico su alcuni degli abiti esibiti. Sebbene scenografia, recitazione e costumi siano da lodare per minuzia, non ho trovato di grande incisività la trama, che pecca di memorabilità. L’intera opera si adagia sulle spalle di due protagoniste titaniche che sanno sfoggiare la proprio eleganza in un valzer letale, ma non esente da critiche. Una vertiginosa altalena di accelerate e digressioni, che non rende decisamente giustizia al lavoro curato negli altri aspetti.
In conclusione Crudelia riesce, devo dire sorprendentemente, a zittire molte delle paure che erano balenate nella mia mente. L’evoluzione psicologica e la lenta, ma inesorabile, discesa nel baratro del bipolarismo di Crudelia sono state dipinte a schermo in un tripudio di follia e grande sensibilità. Il collegamento con l’opera originale è fedele alle aspettative, ed è impreziosito dalla superba recitazione di Emma Stone e dell’antagonista perfetta, Emma Thompson. Quest’ultima è forse il personaggio che vola più al di sopra di ogni aspettativa e sarà impossibile non lasciarsi stregare dalla sua perfidia. Da lodare senza remore la cura del reparto costumi, perfettamente in linea con il contesto storico e chiara ostentazione di un traboccante comparto creativo, che merita un sonoro aumento. Si zoppica tuttavia sul fronte della memorabilità narrativa, ove si avvertono buschi cambi di marcia temporali e spaziali, che spesso disorientano lo spettatore e non rendono giustizia alla genialità dell’opera. Un’intelaiatura narrativa dimenticabile forse, ma presentata su un’interminabile passerella di colori e arte di lusso. Crudelia ruba la scena proprio a tutti.