Glyph è un platform 3D nel quale giocherete nei panni di Glyph, un piccolo scarabeo meccanico che è stato risvegliato in quello che, appare, come un deserto abbandonato. Non appena aperti gli occhi, vi verrà presentato il vostro principe azzurro di nome Anobi, che agirà da narratore. Egli vi spiega come, per ripulire la terra dalla sabbia corrotta, dobbiate trovare il Tempio perduto di Aaru. Il vostro compagno di avventure funge anche da guida, offrendo una voce sia tra che durante i livelli e guidandovi al meglio nell’utilizzo delle abilità di Glyph.
La desolazione nella quale ci ritroviamo è ben diversa da ciò che ci viene narrato da Anobi. Infatti, una civiltà chiamata The Elders ha creato una macchina (The Guardian) per difendere il tempio. Purtroppo per loro, qualcosa è andato terribilmente storto, rendendo colui che avrebbe dovuto agire da guardiano, corrotto. Rotolando verso monete, gemme e artefatti, l’obbiettivo generale di Glyph è di ricostruire il Tempio perduto di Aaru. Per farlo, il protagonista dovrà trovare un modo per purificare la corruzione che ha avuto inizio all’interno proprio di quelle mura. Il Santuario funge da fulcro del gioco, donandogli uno stile non lineare nel quale potrete completare i livelli in qualsiasi ordine, e rivisitare quelli più vecchi con facilità.
Glyph e la dinamicità
Nel momento in cui mi approccio a giochi di ruolo open world, soffro del problema di voler portare a termine ogni singola missione che incontro. Ma, come il ragazzino di cinque anni che sono, nel momento in cui sono costretto dal titolo a svolgere quest’azione, mi ribello ed evito. Un po’ come accade in Dragon Age: Inquisition, nel quale le missioni principali sono spesso inaccessibili senza possedere una certa risorsa, la quale potrà essere ottenuta solo completando le quest secondarie. Dunque, nel primo approccio a Glyph, temevo che una filosofia simile finisse col manifestarsi in me, con chissà quali conseguenze. Per fortuna, Bolverk Games è riuscita a trovare un equilibrio armonioso tra raccolta di monete, gemme e artefatti, che andavano perfettamente a cavallo con l’intenzione di incoraggiare l’esplorazione, senza scoraggiare la progressione.
Uno dei punti principali che convince del gioco, è la dinamicità che gli sviluppatori sono stati in grado di donargli. Approcciarsi in breve raffiche di tempo di 10 o 15 minuti, o sedersi per disputare delle sessioni più lunghe non renderà l’esperienza complessiva inferiore, scegliendo una o l’altra via. La trama non è raccontata in prima linea, ma Anobi offre sempre delle piccole informazioni durante ogni livello. Accorpandole, alla fine, vien fuori un mosaico sorprendentemente profondo e coerente, che potrebbe sfuggirvi pensando sia posto lì, solo come riempitivo. Insomma, nessuno vi costringe a trattare Glyph come un’opera basata sulla storia, ma il gioco riesce comunque a premiare coloro che non desiderano solo progredire, senza guardare sotto ogni pietra. A conferma della dinamicità che investe Glyph, ci sono più percorsi per raggiungere il Tempio di Aaru. Ciò significa più livelli per ottenere le risorse necessarie a sbloccarlo, senza costringervi comunque a completarli tutti, qualora doveste voler terminare la vostra esperienza senza troppi ripensamenti.
Il momentum
A livello di platforming puro, Glyph riesce a difendersi egregiamente. I livelli possono essere dedicati all’esplorazione, dandovi tutto il tempo per guardarvi attorno, o alle prove a tempo. In questo secondo caso, dovrete raccogliere tutte le chiavi e fuggire in fretta, dato che le gemme vi verranno concesse in base al risultato. Per aiutarvi, potrete planare, effettuare doppi salti, e sbattervi al suolo, ma è in aria che il gioco dà il meglio di sé. Infatti, il modo in cui riesce a gestire il momentum è eccezionale, complicato da padroneggiare ma estremamente soddisfacente una volta abituatisi.
Quando sarete persi tra le nuvole, avrete la sensazione costante di guadagnare slancio, fino a quando non cambierete direzione o colpirete un ostacolo. Tutto ciò, oltre a essere molto divertente, si rivelerà fondamentale nei livelli successivi, qualora doveste imbattervi in una torre molto alta. In particolare, una prova a tempo richiede di lanciarsi tra una serie di piccole piattaforme angolate a velocità pazzesche, per essere portata a termine. In questo caso, il momentum sarà necessario per riuscire a rimbalzare quasi a ritmo musicale tra le varie mattonelle, finendo altrimenti per cadere nel vuoto. È un vero e proprio livello di test, per mettere alla prova tutto quello che avrete imparato in quelli spericolati già completati.
In termini visivi, Glyph vira verso il lato più semplice, ma ciò non significa che non sia di bell’aspetto, anzi, Lo stile di design scelto è delizioso e ricco di fascino. I dettagli sullo sfondo sono realizzati quasi seguendo una tavolozza monotona, con l’ambientazione desertica che riporta ai vecchi fasti di Journey. Ma è nel comparto audio che Glyph brilla davvero. Gli effetti sonori generati sono sottili, confondendosi spesso con una colonna sonora di accompagnamento capace di scorrere in maniera lucida. Grazie a ciò, sarete trascinati ulteriormente all’interno del mondo di gioco, ergo vi consigliamo con forza l’utilizzo delle cuffie, per vivere un’esperienza completa.
Le nostre considerazioni su Glyph
Com’era semplice presupporre, Glyph culmina in una lotta nel Tempio Aaru proprio contro The Guardian, coadiuvata da un level design che mi ha rattristito, dato che non avrete la chance di vederlo più spesso. Sebbene criticare un gioco in base alle mie aspettative su ciò che non aveva nemmeno intenzione di essere non è un’opzione valida, ritengo che la presenza di più sezioni dedicate a battaglie complesse avrebbero offerto un cambio di ritmo rinfrescante. Questo vale soprattutto per le fasi più avanzate del titolo, completabili in tempi brevi, anche aumentando la difficoltà, dato che avrete ormai appreso le meccaniche. Nel complesso, comunque, Glyph è un platform divertente e ben fatto, capace di far divertire i giocatori più accaniti e quelli cosiddetti casual. Nonostante possa risultare stantio verso la fine, vista una certa ripetitività nei livelli, vale comunque il prezzo del biglietto. Noi vi ringraziamo per l’attenzione, rimandandovi a Kaleidoverse e al nostro canale Telegram per rimanere sempre aggiornati.
L'esperienza avuta con Glyph è stata sicuramente positiva, senza però raggiungere picchi estremi per quanto riguarda il gameplay, dettaglio che in un platform dovrebbe essere fondamentale. Sorprende infatti come il pregio maggiore dell'opera sia dato dal comparto audio, davvero un gioiello del genere dal quale tutte le opere affini dovrebbero prendere esempio, in futuro. La trama, per quanto semplicistica, nasconde delle piccole perle, raccontate solo ai giocatori che avranno più interesse nel scavare il più a fondo possibile nei meandri dei vari livelli. A lungo andare, la ripetitività e la mancanza di nuove abilità da un certo punto in avanti rischiano di rendere il tutto un po' stantio, almeno per i non accaniti del genere. Per gli altri, state tranquilli, c'è tanto divertimento che vi attende.