La nuova serie Netflix Squid Game è ormai uscita da oltre un mese, ma è ancora sulla cresta dell’onda. Si parla della trama, di piccoli dettagli, di indizi che avrebbero potuto rivelare il colpo di scena finale, ma anche di come essa alla base sia molto simile ad altre serie precedentemente uscite. I survival games sono sempre stati amati da molti (a tal proposito, ecco una lista di serie e film che potreste trovare interessanti se vi è piaciuto Squid Game), ma quella che è stata maggiormente paragonata alla serie coreana è Alice in Borderland un’altra serie Netflix giapponese, basata sull’omonimo manga. Ammettendo quindi che questa sia effettivamente molto simile al nuovo show, qual è il migliore? Noi di Kaleidoverse le abbiamo viste entrambe e siamo qui oggi per disquisire sull’argomento, analizzando nel modo più obiettivo possibile entrambi gli show e, naturalmente, senza fare alcuno spoiler.
Vieni a giocare… se perdi, muori.
Cominciamo con il descrivere minimamente cosa succede nelle serie. In Squid Game un totale di 456 persone sono volontariamente coinvolte in una serie di giochi mortali, a cui vogliono partecipare per vincere un montepremi finale in denaro che salderebbe molti debiti che tutti hanno. In Alice in Borderland sono presenti tali giochi mortali, ma tutti i personaggi non hanno scelta se non quella di sottoporsi ad essi: ogni gioco concluso infatti porta come premio una carta del mazzo francese, in base al numero che essa presenta i personaggi avranno un visto che gli permetterà di sopravvivere per quel numero di giorni, ma se vorranno continuare a vivere dovranno, allo scadere di questi ma anche prima, giocare di nuovo.
Già qui possiamo vedere una differenza sostanziale nella trama. Squid Game è ambientato nel mondo reale, sebbene in una località segreta, ed uno dei punti fondamentali della serie coreana è la volontà di partecipare al gioco. Nessuno è costretto, più o meno: se la maggioranza dei giocatori infatti si volesse ritirare, essi potrebbero senza alcuna conseguenza. Vediamo quindi l’intelligenza che sta alla base dello Squid Game: selezionando solo candidati disperati, che rischiano ogni giorno di finire in prigione o di essere presi di mira da qualche strozzino, il pensiero alla base dei giocatori è: “fuori di qui davvero è meglio?”. La clausola che garantisce la possibile fuga c’è, ma i creatori del gioco sanno che non verrà pienamente sfruttata. Al contrario, in Alice in Borderland tutta la trama si svolge all’interno di questa realtà parallela dove la morte è all’ordine del giorno. Di com’era la vita dei personaggi precedentemente sappiamo davvero pochissimo, non si concentra affatto sul mondo esterno: vediamo solo la nuova realtà, tutto ciò che c’era prima di essa non ha importanza.
Arrampicarsi in Alice in Borderland o intagliare biscotti in Squid Game?
Andiamo al succo di entrambe le serie: i giochi. Sia che abbiate visto entrambi gli show o solo uno di essi evidentemente non avete una sensibilità esageratamente alta. In tutti i games che possiamo vedere la crudeltà è massima, si muore senza alcuna pietà. In Squid Game ciò avviene principalmente a causa di armi da fuoco, mentre in Alice in Borderland ci sono anche decessi più cruenti e dolorosi. Infatti se ciò che volete vedere è in particolare questo, i giochi mortali, senza dubbio è la serie giapponese quella che fa per voi. I giochi non sono limitati – a differenza di Squid Game in cui viene annunciato fin da subito che sono solo sei – ma sono almeno quaranta (uno per ogni carta) nonostante naturalmente noi ne vedremo solo alcuni. Essi sono inoltre suddivisi in base al numero, che indica la difficoltà del gioco, ed al seme, i quali indicano giochi di forza, di intelligenza, di tradimenti e di squadra.
Altra differenza sta proprio nelle caratteristiche del gioco. Squid game ne propone di molto semplici, da bambini, come uno due tre stella e il tiro alla fune. Sono alla portata di tutti perché alla base di essi vi è il principio dell’equità: i concorrenti devono avere le stesse possibilità di vincere; sebbene in alcuni di essi è impossibile che ne escano tutti vivi, in quanto quando i personaggi si scontrano in squadre o singolarmente è inevitabile che qualcuno perda. Alice in Borderland invece non ha questa etica: se un gioco prevede, come vedremo, di reggersi ad un’asta finché essa non arriva alla fine di un palazzo e non sei allenato avrai senza dubbio meno possibilità di un lottatore. Così come, in un gioco in particolare, è implicita la morte di quasi tutti i giocatori eccetto uno.
Giocatori in Squid Game e detective in Alice in Borderland
Squid Game ha un grande contorno. I personaggi principali si limitano a partecipare ai giochi, non tentano quasi in nessun modo di scoprire chi ci sia dietro le ormai iconiche maschere, non cercano di capire chi sia stato il creatore di tutto o perché lo faccia. Questo ruolo è riservato ad altri personaggi secondari, che ci permetteranno pian piano di capire i meccanismi alla base del gioco, come la divisione degli uomini in tuta rossa in base ai simboli, chi è che vuole vedere questi giochi o perché sia così importante il valore dell’uguaglianza. Ciò spetta interamente ai personaggi secondari, mentre i protagonisti si limitano a fare ciò per cui sono arrivati in questa località nascosta: giocare e vincere.
In Alice in Borderland avviene esattamente il contrario. Sebbene in ogni puntata possiamo osservare un gioco, l’episodio non si conclude così facilmente. Tutti i concorrenti che ci vengono presentati e che avranno una rilevanza sono anche in relazione ai protagonisti, quindi anch’essi sono coinvolti nelle “indagini”. Vogliono prima di tutto capire come uscire da questo mondo parallelo, ma al contempo si domandano perché ci siano finiti, cercano spiegazioni, assistono a tradimenti ed inganni; insomma, non si limitano a completare i giochi per arrivare al giorno successivo.
Plot twist mancati e riusciti
Altro punto che distingue nettamente le due serie sono i colpi di scena. Alice in Borderland parte dal presupposto che in ogni gioco chiunque può vincere o morire, ciò perché non è una vera e propria competizione in cui deve esserci un vincitore finale. Quando alcuni personaggi muoiono, riescono davvero a colpirci, non ci crediamo fino all’ultimo minuto perché siamo convinti che il nostro protagonista troverà una soluzione. In Squid Game questo è invece un punto dolente.
Il primo episodio parte dal punto di vista di un certo personaggio, sappiamo che entro la fine tutti dovranno morire eccetto uno… insomma, quando ci fanno affezionare ad una decina di essi già sappiamo in partenza che non tutti arriveranno alla fine. Credo che questo sia davvero l’unica nota dolente di Squid Game. Arrivati al gioco finale non percepiamo minimamente la tensione come accadeva nei giochi precedenti: c’è solo uno scontro tra il buono e il cattivo. La suspense che caratterizza gli altri giochi, perché inevitabilmente sappiamo che ci saranno delle morti ma non sappiamo chi morirà, si perde totalmente nel finale. Sebbene io supponga che gli sceneggiatori abbiano calcolato questo, infatti l’ultimo è il gioco che dura di meno. Il plot twist finale, al contrario, per i disattenti ai dettagli come me, è stato eccellente, ma in molti sembra che avessero capito già tutto da piccoli indizi sparsi qua e là nei nove episodi, quindi anche qui si può dire che non è stato un vero e proprio finale ad effetto.
Essere infami ripaga
Vi capita di pensare che certi personaggi di film e serie siano irrealistici? In Squid Game a me non è, quasi, mai successo. Parliamoci molto chiaramente, uno dei protagonisti della serie è incredibilmente infame, disposto a sacrificare gli amici per vincere. Mi correggo, per sopravvivere. Egli può sembrare a prima vista solamente un traditore, ma qui non si sta parlando di una partita amichevole a carte, si rischia la vita in ogni gioco. Certo, tradire non è mai una cosa positiva, ma quando ti trovi in una situazione estrema e sai che da lì a tre minuti un uomo in maschera verrà a spararti in fronte, cosa fai? I personaggi di questa serie sono molto realistici, perché è davvero giusto così: vuoi vivere, quindi sai che gli altri devono morire. Anche in Alice in Borderland accade ciò, il protagonista è costantemente disposto a sacrificarsi, vero, ma solamente per i suoi amici, di certo non per degli sconosciuti. Tuttavia in Squid Game, siccome tale “infamia” è molto più evidente in un personaggio principale, la serie ha un tono migliore quando la vediamo, mentre in Alice in Borderland la disposizione a tradire caratterizza solamente i personaggi secondari, rendendoli solamente più cattivi ai nostri occhi, non più reali.
Finale aperto di Alice in Borderland o chiuso di Squid Game?
Un ultimo tasto da toccare prima di concludere è il finale. Alice in Borderland lascia moltissime domande alla fine, anzi, praticamente non sappiamo ancora nulla su chi ci sia dietro questi giochi e su come i personaggi siano finiti in questa realtà, ma la conclusione aperta lascia intendere una seconda stagione che dovrebbe colmare queste lacune. Squid Game invece ha una conclusione perfetta, tanto che è quasi un dispiacere affermare che spero non ci siano altre stagioni. Sappiamo tutto quello che dovevamo sapere, non ci sono domande lasciate in sospeso – anche se personalmente mi chiedo come chi ha creato il gioco abbia potuto essere certo che bastassero sei giochi per eliminare quasi tutti i concorrenti – e lo stesso sceneggiatore ha affermato che non aveva previsto un seguito quando ha creato Squid Game. Sarebbe forse più interessante vedere gli stessi giochi in altre nazioni, in quanto nella serie affermano che “la versione coreana (del gioco) è la migliore”, ma questo ce lo dirà solo il tempo.
The winner is…
Quindi, chi vince questa sfida? È meglio Squid Game o Alice in Borderland? Ovviamente io credo di essere stata oggettiva analizzando le differenze, ma è inevitabile una preferenza e, a mio avviso, Squid Game vince. Ero partita prevenuta, convinta che essa fosse una scopiazzatura di Alice in Borderland, ma il punto di forza di Squid Game è che non è una serie centrata solo ed esclusivamente sui giochi. Se siete interessati in particolare a questi, a vedere un certo tono di crudeltà in giochi più complessi e mortali, allora senza dubbio è Alice in Borderland la serie per voi; ma se, come me, apprezzate anche tutto ciò che è intorno ai giochi allora Squid Game vince. Anche Alice in Borderland, naturalmente, non si limita solo ed esclusivamente ai survival games, ma nella serie giapponese questi sono più elaborati e faremo dei passi avanti con la trama solo a metà stagione; in Squid Game invece c’è un costante equilibrio tra trama e giochi, cosa che a mio avviso la rende più apprezzabile. Entrambe le serie, comunque, sono disponibili su Netflix, quindi potete comodamente guardarle e stabilire voi quale preferite. Sperando che abbiate trovato quest’analisi interessante, siete invitati a non perdervi nulla del mondo cinematografico e videoludico unendovi al nostro canale Telegram e sul sito Kaleidoverse.