Il mondo del sesso è notevolmente cambiato negli ultimi decenni. In passato una donna era considerata una “poco di buono” se invitava a casa un amico per un caffè, adesso invece abbiamo il diritto di vestirci come vogliamo, di essere delle sex worker senza che nessuno abbia il diritto di giudicarci e non siamo viste come delle “donnacce” se il colore bianco dell’abito nuziale non rappresenta più la castità, come vorrebbe la tradizione. Personalmente mi considero una persona dalla mentalità aperta, ma ci sono ancora delle cose che mi fanno storcere il naso e la visione di La Ragazza dei Parioli ha suscitato in me esattamente questa reazione: disgusto. Non perché la serie Crime Investigation non mi sia piaciuta, anzi, ma per il triste e reale tema che lo show ha trattato.
La Ragazza dei Parioli racconta la vera storia di Marianna, una donna ormai adulta (ventenne), che all’età di quindici anni è entrata nel mondo della prostituzione. Essa vuole essere solamente un esempio: sono state molte le ragazze minorenni che negli stessi luoghi hanno iniziato a svolgere queste attività, complici un insieme di adulti dalla morale a dir poco indifendibile che si sono messi in gioco per aiutarle a trovare i clienti, dietro una ricompensa in denaro anche per loro. La mia mentalità non è chiusa? Se è così non la voglio aprire: una quindicenne che si prostituisce è una cosa sbagliata e nessuno potrebbe farmi cambiare idea; non solo per la giovane età, ma in generale per tutti i pericoli che la scelta potrebbe portare.
L’empatia domina la scena
La mini-serie di Sky assume i toni di un documentario, sfruttando poche scene effettivamente registrate per lo show e basandosi di più su interviste e foto fatte alle persone effettivamente coinvolte, ovvero Marianna, la madre e la nonna. Si nota subito, comunque, che la serie non vuole effettivamente trasmettere l’intera vicenda, in quanto alla fine degli episodi molte domande sono ancora in sospeso, ma probabilmente voleva solo trasmettere il punto di vista di Marianna, quasi del tutto dominante. La ragazza racconterà tutta la sua storia: proveniente da una famiglia difficile, una cattiva amicizia che l’ha portata su questa strada per la sua volontà di avere più denaro e soprattutto i suoi pensieri durante tutto il percorso.
Il punto di vista di Marianna è ciò che rende la serie non tanto un documentario sul fenomeno, sfortunatamente ancora esistente, delle baby squillo, quanto come la singola persona lo abbia vissuto. Molte emozioni scaturiscono sentendola parlare: quando afferma che voleva che la madre capisse cosa stava succedendo in modo che la aiutasse ad uscirne; oppure quando esprime il suo disagio dopo l’incontro con il primo cliente; o ancora quando afferma che ha deciso di andare avanti con quel “lavoro” per renderlo normale. Compiere quell’azione una volta sarebbe stato devastante, ripeterla invece avrebbe l’avrebbe una quotidianità. L’empatia nasce spontanea e ci spingerà a volere che tutto finisca bene.
Un contorno devastante
I personaggi secondari completano la scena, rendendo La Ragazza dei Parioli ancora più triste di quanto sia in sé la vicenda, incorporandoci anche coloro che l’hanno vissuta un po’ più sullo sfondo. Vedremo una madre tanto preoccupata quanto assente, la osserveremo aggrapparsi alle bugie della figlia pur di non accettare quello che stava accadendo. Al contempo la nonna di Marianna farà lo stesso, commentando il suo modo di vestire, ma accettandolo dopo poche semplici rassicurazioni da parte della ragazzina. La suspense aumenta costantemente mentre attendiamo di scoprire come reagiranno queste persone una volta scoperta la verità.
In conclusione, La Ragazza dei Parioli è una mini-serie assolutamente consigliata. Non è di intrattenimento, ma nonostante le basse aspettative che avevo, a causa del genere che non preferisco, mi ha stupito ed incuriosita molto, tanto da andare a fare ulteriori ricerche per comprendere meglio il tutto e rispondere alle domande lasciate in sospeso. Sfortunatamente a causa dell’argomento delicato non è consigliabile a chiunque, ma è molto interessante e, nonostante la regia e le mancanze stilistiche, intrattiene dall’inizio alla fine. Sperando di avervi convinti, siete come sempre invitati a non perdere alcuna novità del mondo videoludico e cinematografico unendovi al nostro canale Telegram e seguendoci sul nostro sito Kaleidoverse.