È atteso per il 27 Gennaio 2022 nelle sale, ma La fiera delle illusioni- Nightmare Alley sta già facendo parlare molto di sé. Diretto da Guillermo Del Toro e scritto a quattro mani anche con Kim Morgan, la pellicola porta in scena un dramma psicologico dalle tinte noir, basato sul celebre romanzo di William Lindsay Gresham pubblicato nel 1946. Nel lungometraggio, della durata complessiva di 150 minuti, ogni scena è densa di significato e simbolismo. Niente è lasciato al caso e il cast ne è consapevole; troviamo infatti grandi nomi a interpretare i personaggi dalle tinte fosche e oscure, quali Bradley Cooper, che oltre a essere co-produttore del film, interpreta il protagonista Stanton Carlisle, affiancato dalle tre donne: la cartomante Zeena (Toni Colette), la dottoressa Lilith Ritter (Cate Blanchet) e l’onesta sincera donna elettrica Molly (Roneey Mara).
La gestazione del film e il romanzo di La fiera delle illusioni
La pellicola di Del Toro è basata sul fatalistico romanzo americano di W.L. Gresham pubblicato nel 1946. Insieme alla co-produttrice Kim Morgan, anche giornalista e critica cinematografica, hanno intrapreso delle ricerche sull’autore e sulla sua biografia scoprendo quanto somigliasse a quella di Stanton Carlisle, descritta nelle pagine del libro. Gresham da bambino era rimasto affascinato dai baracconi da circo di Coney Island e delle persone che ruotavano intorno a quell’ambiente; questa attrazione lo accompagnò per tutta la vita. Conobbe più da vicino questo mondo durante la guerra civile spagnola, attraverso i racconti di un soldato che divenne suo amico. Questo aveva infatti lavorato in un luna park itinerante e gli narrava storie bizzarre al limite del credibile, come ad esempio il numero dei geek. In seguito Gresham, dopo aver lavorato come redattore di riviste true crime, esordì come romanziere proprio con il romanzo “Nightmare Alley” nel 1946, che dovrà aspettare il 2010 per assumere il posto che gli spettava: in questo anno venne infatti considerato uno dei migliori esempi di letteratura noirdella prima metà del secolo scorso e una delle riflessioni più interessanti, critiche e spietate della società moderna.
Il libro di Gresham racconta una raccapricciante discesa nell’abisso. Eppure, non è soltanto un sensuale classico del noir. Come ritratto della condizione umana, “Nightmare Alley” è un capolavoro inquietante e fin troppo straziante. Michael Dirda sul Washington Post
Nella pellicola La fiera delle illusioni – Nightmare Alley, come nel libro stesso, la vicenda ha inizio attraverso lo sguardo e gli occhi di Stanton, che seguendo interessato un uomo affetto da nanismo arriva sul luogo del freakshow. Ancora tutto gli appare sconosciuto, – freak -, strano appunto. Non passerà troppo tempo però affinché trovi una sua collocazione, un suo posto e quindi una sua mansione che lo porterà a unirsi ai giostrai e al gruppo itinerante. Quelli ai quali si avvicinerà subito affascinato quindi, saranno Zeena e suo marito Pete, veggente lei e mentalista lui, mago e ideatore di un “sistema” di illusioni. Si intuisce, già dopo poco, che il protagonista, mosso dalla sua ambizione e dalla brama di potere, ha in mente qualcosa e sta escogitando un piano che possa offrirgli maggiore successo. Tutta la vicenda, nel film e anche nel libro, è narrata dal punto di vista di Stanton e questo ci permette di capire quanto il personaggio cambi, muti ed evolva in relazione alla sua vanità e alla sua bramosia.
Stanton e le 3 femmes fatales
Guillermo Del Toro, studiando la biografia di Gresham ha letto il romanzo come autobiografico, oltre che come critica aspra al lato oscuro e sordido del capitalismo americano. Ha cercato quindi di esplorare i confini sfumati e offuscati fra illusione e realtà, controllo e caos, successo e tragedia mondandoli su fotogrammi. È così che mentre seguiamo il piano narrativo legato al punto di vista di Stanton Carlisle in La fiera delle illusioni – Nightmare Alley, tutto ci appare estremamente chiaro e nitido. Il protagonista inizialmente appare come spaesato, ma ben presto capirà qual è la sua natura, quindi la sua strada da intraprendere, e quanto le persone sentano la necessità e il bisogno di essere capite, quanto vogliamo farsi conoscere ed esprimersi e come questo le porti a fidarsi di chi finge di conoscerli. Stanton imparerà quindi come sfruttare questa sua dote, questa sua qualità, ma senza però fare i conti con le sue paure, le sue fragilità che presto si ritorceranno contro di lui, rendendolo inerme. È insieme un personaggio costruttivo e autodistruttivo che mostra quanto la bramosia di potere possa portare a delle conseguenze irreparabili.
Accanto però al mentalista Carlisle vediamo tre donne, delle femmes fatales molto forti e insieme diverse tra di loro. Zeena, la veggente del freakshow, è una donna scaltra e indipendente, che si intuisce aspirasse a qualcosa di più grande nella vita. Mostrerà a Stanton come crescere e come lavorare in America, preannunciandogli con i tarocchi, la pericolosità delle sue azioni e scelte; egli però la abbandonerà per Molly, donna sincera e onesta, e anche lei parte dello show. È l’emblema della donna che si fida, che ama il suo uomo e lo segue, anche a sue spese. Vicina e insieme lontana al protagonista è la Dottoressa Lilith Ritter, interessata ai lati mistici ed esoterici della psicanalisi, per questo Stanton le interessa. Il loro rapporto si concretizza solo nello studio della Dottoressa ed è così che quindi assume anche i caratteri di spazio psicologico.
Le nostre conclusioni su La fiera delle illusioni – Nightmare Alley
La fiera delle illusioni – Nightmare Alley è interessante: colpisce l’attrazione per il macabro, per l’inconsueto e lo strano. I colori e le scene sono curate in ogni minimo dettaglio e anche la scenografia non è da meno: si vedono i macchinari, le ingegnerie e il funzionamento dietro a molte giostre. Incuriosisce la storia dei geek, che nella gerarchia dei luna park erano il gradino più basso, disprezzati dal pubblico e dai giostrai erano gli uomini bestia, disposti a mangiare animali vivi pur di soddisfare le loro dipendenze. Solitamente reduci di guerra, alcolizzati e dipendenti da oppiacei, rappresentano tutto ciò che Stanton teme di diventare. Nonostante il minutaggio molto consistente, la pellicola è scorrevole e ha un ritmo davvero sostenuto, la narrazione e le immagini colpiscono e si susseguono velocemente.
L’attenzione ai dettagli è palpabile in tutto il film: sembra che infatti essi abbiano un ruolo, un compito nella vicenda come se simboleggiassero qualcosa e fungessero da segni premonitori. Come ad esempio l’orologio al polso di Stanton, che con il suo tintinnio accompagna tutta la pellicola, ma come anche gli oggetti della scena finale. Qui infatti rintracciamo alcuni oggetti presentati all’inizio della pellicola, come a simboleggiare un circolo, una vicenda che si stanno per chiudere forse la vita del nostro protagonista. Nonostante ciò però il finale appare un po’ scontato: molte scene sono infatti cariche di pathos, forse in un modo anche esagerato, e il caricare su di esse forse lasciano intuire al pubblico l’evoluzione delle vicende di Stanton Carlisle e del suo desiderio e bramosia di potere. Aspettando di poter riempire di nuovo le sale con la visione di questo nuovo e interessante film di del Toro, seguite il Canale Telegram e la Pagina Ufficiale di Kaleidoverse se non volete perdervi aggiornamenti, news, approfondimenti e altre recensioni sul mondo del Cinema e delle Serie TV.
La storia di Stanton Carlisle un uomo che sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale scopre e si unisce al mondo itinerante dei luna park e dei freakshow. Diventerà ben presto un abile mentalista, grazie agli insegnamenti di un maestro e all'aiuto della sua fidata compagna. Il successo è dietro alle porte, ma ben presto scoprirà a sue care spese, quanto la bramosia di potere e di grandezza possano essere autodistruttive e far perdere tutto in un attimo. Un cast d'eccezione a partire da Badley Cooper nei panni di Stanton, affiancato da un'irresistibile Cate Blanchet, la dottoressa Ritter, una scaltra Toni Colette, Zeena la veggente e l'onesta donna elettrica Roneey Mara che interpreta Molly. Un dramma psicologico dalle tinte noir attento al dettaglio, agli oggetti e ai particolari del freak e del macabro. Diamo però un 7 per il finale un pò scontato.