Guardiani della Galassia 3 è tra le migliori creazioni del MCU finora. Dopo ormai nove anni dallo storico primo capitolo che ha portato lustro e approvazione tra le alte fila di casa Marvel, Guardiani della Galassia torna sul grande schermo con la vivace leggerezza che ci aveva affascinato sin dal primo episodio. Sebbene Ant Man and The Wasp: Quantumania abbia smorzato un pelino l’entusiasmo nel flusso degli eventi della fase 4, ora per una sceneggiatura che manca di mordente, ora per un’introduzione frettolosa al nuovo super cattivo, l‘arte di James Gunn è sempre una certezza. Il suo amore per il cast e per le vicissitudini dei guardiani è sempre stato più che palpabile. Il suo timbro artistico ha convinto nel tempo una miriade di appassionati, inizialmente scettici per la gestione della crasi tra comicità e drama. Prima di abbandonare completamente il timone e dire addio – o arrivederci? – al gruppo, il regista c’avrà regalato un altro pezzetto del suo cuore?
Sciogliamo sin da subito ogni dubbio: Guardiani della Galassia 3 è tra le migliori opere sfornate dalla fucina creativa del MCU degli ultimi anni. Il collante che tiene insieme la brillantezza del film è formato da un cast che ormai assomiglia di più a un gruppo di amici scanzonati e da quell’aria che profuma di nostalgia per la musica degli anni ’80 e ’90. Quest’ultimo ingrediente è diventata una porzione indissolubile dell’anima artistica e creativa della saga. Quando si pensa all’audiocassetta, ormai sono pochi i brand che la tengono in vita come emblema vintage, ma in molti, sicuramente, penseranno subito al walkman di Star Lord.
Non a caso la nuova stagione di Marvel Snap ha inserito un dorso dorato per le carte che è un riferimento alle cassette avidamente custodite da Quill. Sarà però sufficiente il motore nostalgico a rendere il film memorabile?
Passato e destino dei Guardiani della Galassia
La sceneggiatura in Guardiani della Galassia 3 funziona su più piani. In primis l’opera desidera approfondire e sensibilizzare lo spettatore sulla storia di alcuni personaggi, tra cui Rocket. In secondo luogo si ha l’arduo compito di tratteggiare la figura di un villain assai complesso in una sola pellicola e, infine, bisogna lasciare un testamento per il continuo del gruppo di eroi per il futuro. Il film riesce egregiamente a mantenere un ritmo incalzante e ben orchestrato, sebbene debba destreggiarsi tra più linee temporali e punti di vista diversi. Il punto di forza che riesce a sorreggere queste premesse è una straordinaria componente emotiva, che risulta essere struggente, soffocante e anche stimolante dal punto di vista etico.
Un’altalena emotiva ben scandita da un susseguirsi di emozioni che vi faranno vivere l’esperienza come se aveste il cuore in prenda a un irrefrenabile singhiozzo. Sotto i riflettori giungono due importanti nomi: Adam Worlock e L’Alto Evoluzionario. Il primo, interpretato da Will Poulter, non ha modo di esprimere il suo massimo potenziale, ora perché il film desidera approfondire altri temi, ora perché la sua vita richiederebbe un film a sé. Sebbene sia legittima e quantomeno forzata la sua brusca entrata in scena nel MCU, la presentazione di Adam Worlock appare frammentata e insoddisfacente. James Gunn prova a far filtrare qualche indizio circa la sua nascita, anche con l’ausilio di altri personaggi, ma finisce per lasciare allo spettatore un disegno dell’eroe sbiadito e non proprio accattivante. Fortunatamente il destino di casa Marvel busserà ancora alla sua porta e, magari, uno spin-off potrebbe risollevare la situazione.
Occasione sprecata? Diciamo per metà. La prova attoriale funziona molto bene, anche perché si tratta comunque di un semi-dio che deve imparare a essere più umano e l’attore vanta di un’espressività emotiva unica nel suo genere, ma al di là della professionalità encomiabile di Will Poulter, il personaggio rimane prigioniero bel suo costume e non buca lo schermo come avrebbe dovuto.
L’Alto Evoluzionario: l’oltreuomo perfetto del MCU
Discordo completamente diverso per l’Alto Evoluzionario: il vero cattivo di Guardiani della Galassia 3. La sua storia, intrecciata emotivamente con quella dei guardiani, ha radici molto più lontane di quelle rappresentate nella pellicola. Questo bizzarro scienziato, interpretato da un eccelso Chukwudi Iwuji in ottima forma, riesce a graffiare lo schermo per crudeltà e bieca moralità. Si tratta di un personaggio folle e delirante in ogni suo modo di pensare, capace unicamente di vivere di estremi.
Viene rappresentato come uno scienziato disilluso che desidera riscrivere la vita in ogni sua forma, debellando in modo oltraggioso tutte le imperfezioni della natura. Nel suo perverso schema di grandezza, affannato dalla spasmodica ricerca di un mondo utopistico da poter creare e governare, si sente un Dio. Rinnega la natura, condanna la morale e dilania sadicamente il codice etico. L’Alto Evoluzionario è, per fare un paragone legittimo, l’esatta esasperazione della ricerca umana alla perfezione.
Nella maestosità della galassia, alza lo sguardo per i guardiani
Nato come un bisogno di migliorare la vita, la ricerca dell’uomo diventa ossessione e corrompe quella genuina imperfezione che rende la natura così sorprendente. Così la carne diventa metallo, l’amore ossessione e la mente un insieme di ingranaggi. L’Alto Evoluzionario è il simbolo dell’avida conoscenza umana ed è la definitiva incarnazione dell’uomo che supera Dio nel suo eterno delirio incontrollabile. Un personaggio memorabile, crudo, ma dannatamente ben costruito, anche se sarebbe interessante approfondire il suo passato. La scenografia rimane ancorata ai dettami di pura spettacolarizzazione e maestosità con cui Marvel ci ha ingolosito.
Guardiani della Galassia 3 è una plateale ostentazione di quanto ormai gli scenari e la fotografia siano ad un livello di godimento puro: un piacere per gli occhi, oltre che una cornice di assoluto livello per la storia. In questo inno alla spettacolarizzazione dei paesaggi, il cast risulta essere, ancora una volta, non solo azzeccatissimo, ma anche il riflesso del lavoro certosino fatto in questi anni da James Gunn. Sono arrivati al punto di essere una grande famiglia in tutto e per tutto e si percepisce a più riprese, che sia per la confidenza che palesano, oppure per la naturalezza con cui collaborano in scena. Questa magia si avverte e ha un suo peso specifico. Unite questi fattori a un uso sempre ricercato della musica che rende Guardiani della Galassia un prodotto dal potere immaginifico – e nostalgico – così dirompente e la formula del successo è servita.
Giunti al verdetto della bilancia, Guardiani della Galassia 3 risulta essere il testamento perfetto confezionato da James Gunn: un tripudio di estetica e amore imbrigliati in un'opera che possiede molteplici morali e riletture. Al netto di una messa in scena sfuggente di un personaggio di spessore come Adam Warlock, il film trova nel villain, l'Alto Evoluzionario, un potenza filosofica ed emotiva dirompente. La scrittura e la messa in scena dell'antagonista brillano non solo nel mero coefficiente estetico, ma anche nel messaggio veicolato dalla sua sua figura truculenta e dannata: un ritratto amaro dell'ossessione umana per la conoscenza. Nel suo macabro balletto verso la distruzione della natura, l'Alto Evoluzionario è il collante definitivo per permettere ai guardiani di sbocciare definitivamente, sancendo anche la nascita di una squadra che sarà impossibile da dimenticare. L'andamento del racconto, sebbene viaggi su più rami temporali, si avviluppa e si sviluppa, sbocciando in una magnifica consapevolezza: la Marvel è ancora capace di sfornare prodotti emozionalmente risonanti e visivamente spettacolari. Prima che l'ennesima audiocassetta di Star Lord vi riempi il cuore con sue note nostalgiche, celebriamo il percorso di una saga tra le più riuscite sul fronte MCU, brindando a un cast di una brillantezza disarmante.