Finalmente dopo ben 22 anni di attesa i fan hanno visto nascere la serie TV di questa rinomata opera. Di fatto Onimusha, il demone samurai, rimane un capolavoro nei videogiochi ma un po’ meno nella realizzazione di questa trasposizione. Alla supervisione troviamo Takashi Miike conosciuto per i film I 13 assassini, L’immortale (no non quello di Gomorra) e il più recente Terra formars. Alla regia invece spunta il nome di Shinya Sugai, nome non nuovo alla piattaforma di streaming in quanto ha già adattato un altro videogioco Capcom, Dragon’s dogma.
Il volto del nostro protagonista, Musashi Miyamoto, ha i lineamenti del defunto Toshiro Mifune, famoso attore e produttore cinematografico nipponico (L’ultimo samurai del 1967 o la serie tv Samurai senza padrone del 1972). Per quanto riguarda la produzione Netflix si è affidata a Sublimation già conosciuta per titoli come Made in abyss o il già citato Dragon’s dogma.
La trama di Onimusha
Ci troviamo in Giappone in epoca feudale quindi esistono ancora i samurai e lo shogunato ed è in atto una guerra tra due fazioni dopo il tradimento del samurai Iemon. Il protagonista Musashi Miyamoto è conosciuto in tutto il Paese per essere uno straordinario spadaccino, nonché samurai, che non ha mai perso uno scontro. Verrà incaricato di eliminare i genma, particolari demoni capaci di influenzare una o più persone, per poter mettere la parola fine alla guerra. Si pensa che questi genma abbiano influenzato Iemon e quindi causato lo scontro dopo la scoperta di una miniera d’oro all’interno del villaggio.
Musashi non sarà solo in questo viaggio che riserverà per lui incontri con demoni e agguati da ogni angolo. Con lui ci sarà un monaco, custode di un artefatto tanto misterioso quanto potente: il guanto degli oni, strabiliante arma capace di intrappolare le anime dei demoni ad un prezzo però troppo alto da pagare. Oltre al monaco avrà al suo fianco un esperto in arti mediche, un famoso falconiere insieme ai suoi fidati falchi e un samurai dall’olfatto sofisticatissimo. Il nostro samurai non avrà vita facile anche se con il guanto riuscirà sempre ad uscirne sano e salvo da qualsiasi situazione.
Tra videogioco e anime, cos’è andato storto
Per chi ha giocato Onimusha ci sarà stato sicuramente non un continuo lamentarsi, ma quasi. Quello che il videogioco ci ha trasmesso si va a perdere in parte all’interno della serie per scelte dettate probabilmente dal voler fare qualcosa di diverso. Fulcro fondamentale è appunto il guanto degli oni che rende il protagonista del videogioco (per la versione Nintendo Switch, Samanosuke) un’arma umana tritatutto. Nella serie, al contrario, vedremo l’uso del guanto come un semplice power up momentaneo presumibilmente per tenere alta la motivazione che “ci si può trasformare in oni se utilizzato per troppo tempo” per non renderla vana.
In questa rivisitazione in chiave serie TV si può apprezzare senza ombra di dubbio la caratterizzazione dei personaggi ma solo di quelli secondari. Ebbene sì, dei suddetti si può conoscere il motivo per cui seguono il nostro protagonista e altri aspetti della loro vita. Così non è invece per Musashi le cui motivazioni sono soltanto citate ma non approfondite, come sarebbe stato preferibile fare. I videoludici, me compreso, avrebbero voluto sapere di più sul protagonista, non basta creargli una fama e poi non mostrare piccoli flashback che la esaltino.
Il disegno come forma d’arte
Se dobbiamo analizzare il comparto delle animazioni e paesaggistico, non possiamo che fare una lode a chi ha realizzato tutto ciò. La fedele rappresentazione di ogni singolo dettaglio – già nelle prime scene iniziali possiamo notarne un esempio -, fanno sì che lo spettatore rimanga estasiato sia per i combattimenti, ma anche per l’ubicazione degli stessi. L’uso del colore, con determinate scelte cromatiche, dà un tocco molto più realistico e veritiero oltre che spettacolare alla vista. Nota molto positiva è la realizzazione delle ambientazioni interamente dipinte a mano che rende il lavoro di Sublimation ancora più accurato.
Discorso a parte va fatto per il character design. Di recente è stato condiviso sull’account ufficiale di Instagram dell’artista che ha curato quest’aspetto uno spezzone della serie (quello iniziale). L’artista che ha dato vita ai personaggi, fatta eccezione per Musashi di cui si è occupata Manilyn Toledana, è il prematuramente scomparso Kim Jung Gi. Per chi non lo sapesse, questo artista fu un grande illustratore e fumettista sudcoreano che morì a soli 47 anni a causa di un infarto. Ciò che l’ha reso famoso in tutto il mondo fu la sua tecnica artistica e la sua capacità di realizzare opere senza alcun riferimento visivo ma solo grazie alla sua memoria. La sua scomparsa ha segnato il mondo, perché abbiamo perso un artista con la A maiuscola che ha dato il via a nuovi modi di fare arte e questa serie ne è una celebrazione.
Le nostre conclusioni su Onimusha
L’opera è un perfetto connubio di 3D CGI e ambientazioni splendide che fanno da contorno a una storia ricca di azione, ma con delle lacune che non rovinano però l’esperienza totale. Le 8 puntate hanno come denominatore comune la presenza di scontri superlativi, seppur brevi, che non lasciano spazio a immaginazione perché ogni movimento è realizzato nella maniera più accurata e precisa possibile. L’attenzione di Sublimation al dettaglio, forte anche della presenza di un gigante come Kim Jung Gi nel character design, rendono Onimusha bello da guardare e per nulla noioso.
Interessante l’idea, anche se la realizzazione è un po’ povera di contenuti. Il protagonista viene preso e lanciato in un’impresa solo perché la sua fama lo precede. Non si danno spiegazioni sul perché debba farlo se non a spizzichi e bocconi. L’introduzione di un personaggio nuovo a metà stagione doveva essere uno sprint nella trama che però non ha acceso del tutto gli animi. Possiamo ritenerci contenti per il lavoro svolto da Sublimation, si vede che ci ha messo dell’impegno nella creazione di qualcosa di nuovo. Va apprezzato anche il salto nel vuoto fatto dalla stessa per il non aver voluto utilizzare nessuna delle storie già realizzate nei videogiochi. Come sempre vi ricordo che per poter leggere altre recensioni su serie TV, film o guide dei videogiochi vi rimando al nostro sito di Kaleidoverse. Ogni settimana troverete nuovi contenuti come ad esempio la recensione di Gen V oppure la guida di Lords of the fallen. Per non perdervi gli aggiornamenti potete seguirci su Instagram, Facebook o entrare a far parte della nostra community di Telegram. Non mi resta che ringraziarvi per averci letto e alla prossima!
Se non paragoniamo la serie TV ai videogiochi possiamo ritenerci soddisfatti di quanto abbiamo visto. La trama poteva essere svolta in una maniera più complessa aggiungendo magari una più profonda caratterizzazione del protagonista. Se si fossero introdotti dei punti chiave della sua vita avremmo potuto empatizzare maggiormente con lui senza vederlo soltanto come uno spadaccino forte di fama. Nel complesso però l’opera è ben realizzata, la storia completamente inedita ha dato nuova vita al brand aggiungendogli questo tassello che mancava ai fan. C’è chi sicuramente avrà trovato insufficiente l’opera sotto alcuni punti di vista e chi invece si ritiene appagato dal prodotto perché se l’è goduto senza troppe pretese. Essendo la serie autoconclusiva si potrebbe escludere quasi del tutto la realizzazione di una seconda stagione. Sarebbe plausibile, o almeno ci speriamo, uno spin off che riporta sul piccolo schermo la vita di Masashi così da rendergli finalmente giustizia.