È l’anno spaziale X492. L’aspirante streamer, col B-Cuber sempre a portata di collo Rebecca incontra il giovane ragazzo Shiki, sul pianeta dedicato ai robot chiamato Granbell. Il nuovo arrivato possiede la peculiare capacità di sfruttare uno strano potere che gli dà modo di manipolare la gravità. Dopo una serie di eventi, viene portato nel mondo esterno per la prima volta da Rebecca, che intanto è diventata sua amica, partendo verso un’avventura nello spazio. Assieme si perderanno nella maestosità del cosmo, imbattendosi in vari pianeti con paesaggi e persone sempre diversi. Il tutto, alla caccia di risposte sulle fondamenta del loro, e non solo, universo, a bordo della nave Eden’s Zero.
Partiamo dal presupposto che, visto il successo delle sue più note creazioni, Rave Master e Fairy Tail, è difficile per Hiro Mishima produrre qualcosa che non parta, almeno, con la fiducia dei fan. Come di fatto, il successo riscosso da Eden’s Zero fin dal suo primo annuncio di Shounen Jump era già scritto. A prima vista, l’impressione era quella di essere di fronte a una rivisitazione di Fairy Tail, ma nello spazio. In particolare a far storcere un po’ il naso era il design dei vari personaggi, alcuni dei quali sembravano ricopiati con la carta carbone. Quella percezione non si è dissuasa del tutto nemmeno con l’arrivo dell’adattamento animato, portando molti a non tenerlo proprio in considerazione. Tuttavia, siamo sicuri che Eden’s Zero meriti davvero questo trattamento? Informandosi online, infatti, pare che i lettori del manga, contrariamente alle aspettative iniziali, stiano in realtà adorando la direzione attuale presa dalla storia. Ergo, cos’è Eden’s Zero, e come si confronta con lo sfortunato disastro che è stato Fairy Tail?
I personaggi di Eden’s Zero
Vista la premessa fatta qui sopra, non possiamo che addentrarci in questa recensione di Eden’s Zero senza iniziare dal design dei personaggi. I riferimenti alle opere passate dell’autore, per quanto concerne aspetto e doppiatori, non si sprecano, ma la bella notizia è che terminano qui. Infatti, i protagonisti possiedono rispettivamente una morale diversa che li spinge ad andare avanti verso i propri obbiettivi. Anzi, stavolta sono anche sospinti da dei valori, mentre in Fairy Tail era “l’amicizia a regnare su tutto“. Nel gruppo principale, l’esempio lampante di queste parole è Weisz.
La sua decisione di aggregarsi a Rebecca e Shiki non nasce da una forma di affetto reciproco, ma dall’istintivo e naturale bisogno di salvarsi la pelle. Non che sia solo un approfittatore, vi saranno delle situazioni dove dimostrerà di avere un buon cuore, ma l’agire da stratega sarà sempre la sua prerogativa. Rebecca, o dovrei dire, la versione migliorata di Lucy Heartfilia, è un personaggio più riconoscibile rispetto agli altri. La sua provenienza dai bassifondi, quindi dalla povertà, si fa sentire, specialmente nel rapporto che ha con Happy, il suo gatto. Riesce a fuggire dal tropo della damigella in pericolo, salvandosi spesso senza bisogno di alcun aiuto. C’è un istante, durante una lotta, capace di spiegare sia lei che Weisz senza bisogno di ulteriori approfondimenti, in Eden’s Zero.
La nostra Rebecca è appena stata catturata dai nemici, e Weisz invece di correre in suo aiuto è rimasto lì a godersi la scena, almeno fino a quando non è stato preso in ostaggio a sua volta. Lì, la ragazza ne ha avuto abbastanza decidendo di farsi strada da sola, non prima di aver sfogato la sua rabbia verso quello che, dovrebbe, essere un compagno di viaggio. Quest’interazione reciproca è spontanea e ricca di pathos, dato che è giunta in un momento di pericolo. Proprio per questo, risulta quasi un peccato evidenziare la breve durata della sequenza, per poi tornare col focus sul protagonista. Comprendiamo come sia complicato non notare i design dei personaggi similari a Fairy Tail, ma è innegabile come le loro personalità, contraddistinte da interazioni fresche e coinvolgenti, traspaiono. In Eden’s Zero è tutto molto più genuino, in quanto non sono stati costretti a essere amici dal motto gilda = famiglia, ma per le loro stesse scelte.
Un’avventura alla ricerca di sé stessi
Personaggi a parte, qual è l’avventura che sta cercando di raccontarci Eden’s Zero? Partiamo dal presupposto, che in realtà è secondo me la vera e più importante differenza con Fairy Tail. Quest’opera di Mashima ha un chiaro obbiettivo finale, che ci viene spiegato fin da subito: incontrare la Dea del cosmo, MADRE. Avendo uno scopo da raggiungere, un po’ come il desiderio di diventare Hokage di Naruto, o il Re dei Pirati di Rufy, abbiamo una rotta ben precisa. Ergo, qualunque cosa dovesse accadere col passare del tempo, il finale sarà sempre lì ad aspettarci, mentre l’opera costruisce la scala un passo alla volta per arrivarci. Al contempo, mentre Fairy Tail tende sempre verso dei toni più spensierati, senza quasi mai sbilanciarsi, Eden’s Zero dimostra di non aver paura. Vengono trattati temi oscuri come la schiavitù e il traffico di esseri umani con la giusta maturità. Assieme al tragico destino dei robot, che in questo cosmo composto prevalentemente da umani vengono maltrattati. Sono visti come inferiori, al punto dal ridicolizzarli e gettarli via, una volta che si sono dimostrati inutili.
È qui che entra in gioco Shiki, il protagonista principale, l’umano cresciuto tra i meno fortunati. Un po’ come Goku, Sayan cresciuto sulla Terra. La sua empatia verso i robot è ragionevolmente costruita, senza camparla in aria dal nulla, facendo emergere un conflitto plausibile che potrebbe affliggerlo in seguito. Riuscirà a farsi carico dei bisogni dei più deboli, portandoli alla ribalta, o finirà col trascinarli verso un baratro più profondo rispetto a quello che vivono già adesso? La sua capacità di provare sentimenti per la minoranza dei droidi oppressi, potrebbe portarlo sulla cattiva strada. Un’altra peculiarità rintracciabile all’interno della trama di Edens Zero riguarda la massiccia presenza di easter egg riguardanti, ovviamente, Fairy Tail sparsi tra i vari episodi dell’anime. E vi dirò, partendo dall’idea di essere qualcuno che ama e odia l’opera più famosa di Mishima, notare Natsu e Lucy sullo sfondo, o un sosia apparente di Wendy, ma con un petto ben più sviluppato e una personalità contrastante, è stato quell’elemento, una sorta di surplus inaspettato, capace di farmi sentire in un ambiente familiare.
Le nostre conclusioni su Eden’s Zero
Fortunatamente, dunque, il creatore sembra avere anche un’idea migliore per quanto riguarda la direzione che prenderà la storia di Eden’s Zero. Non sarà un lungo pasticcio come Fairy Tail, ma invece, una sana combinazione di cardini della trama principale da appianare, assieme a delle aggiunte che verranno sicuramente fatte strada facendo. In fin dai conti, l’opera e i suoi personaggi offrono un viaggio divertente e intrigante, al punto che pensare di esserne spettatori stuzzica la gola. Tutto ciò, nonostante il peso che la serie ha e dovrà sempre portarsi sulle spalle, dato il paragone costante con la “cugina“ Fairy Tail. Chiaro, una serie di lunga data può mostrare solo un certo numero di cose in 10/12 episodi alla volta, eppure è palpabile l’impegno fatto per coinvolgere chi guarda ad approfondire la costruzione del mondo. I concetti di cronodrago (un drago che ruba il tempo di un pianeta) e i vari paradossi e intrecci temporali renderanno il tutto più ingarbugliato, sperando di riuscire sempre a tenere le cime dei nodi tra le dita, per non lasciarsi scappare le redini della storia. E, spulciando online come i lettori del manga pubblicizzano gli archi futuri, direi che possiamo aspettarci grandi cose dal futuro. Noi vi ringraziamo per aver letto la nostra recensione di Eden’s Zero, rimandandovi a Kaleidoverse e al nostro canale Telegram per rimanere sempre aggiornati su film, serie TV, anime, videogiochi e molto altro.
La nuova creazione di Hiro Mashima, già autore di Fairy Tail, Eden's Zero è approdata su Netflix col classico peso sulle spalle dell'essere paragonata con un'altra che ha avuto un successo planetario. Un po' a sorpresa, riesce a difendersi aggirando senza troppi intoppi i dubbi legati al rifuso di molte idee già trite e ritrite, prendendo uno spunto magari troppo eccessivo nei cardini principali, scostandovisi però senza far troppo pesare i personaggi, dal punto di vista puramente estetico, troppo riconducibili ai corrispondenti in Fairy Tail. Se le idee introdotte sui viaggi nel tempo e i paradossi temporali saranno gestite al meglio, siamo sicuri di essere di fronte a un prodotto che potrebbe avere un riscontro più che positivo da parte di chiunque vi si dovesse approcciare.