“Siamo tutti storie alla fine” è una frase che non si può imputare a un singolo autore, perché è molto vera e, di conseguenza, molto usata. Vedere la vita come una storia che si intreccia con altre storie è uno dei tantissimi modi in cui l’umanità cerca di dare un senso alla vita, e per questo motivo molti prodotti fittizi – film, romanzi, serie TV – lo hanno usato, anche quella di cui Kaleidoverse parla in questa recensione: Bodkin, disponibile a partire dal 9 maggio su Netflix.
Diretta da Brownwen Hughes (The Journey is the Destination), Nash Edgerton (Mr Inbetween), Johnny Allan (The Devil’s Hour) e Paddy Breathnach (I Went Down) e scritta da Oneika Barrett (Your Honor), Paddy Campbell (Mr Whippy), Mike O’Leary (Misfits), Jez Scharf (The UnDream), Alex Metcalf (The Loudest Voice – Sesso e potere), Megan Mostyn-Brown (Gotham), Ursula Rani Sarma (Smother), Bodkin si compone di 7 episodi. Nel cast spiccano – tra gli altri – Siobhán Cullen (Obituary), Robyn Cara (Trying), Chris Walley (The Young Offenders), David Wilmot (Station Eleven), Will Forte (Thelma the Unicorn), e Ger Kelly (The Grave Diggers).
Bodkin: la trama
Tre podcaster (Robyn Cara, Will Forte e Siobhán Cullen) arrivano a Bodkin, villaggio irlandese, per raccogliere informazioni su un cold case vecchio di 20 anni. Emmy (Robyn Cara) e Gilbert (Will Forte) sono americani e quest’ultimo è una vera e propria stella del mondo dei podcast, mentre Dove (Siobhán Cullen) è una reporter investigativa irlandese con la coscienza appesantita. Il mal assortito trio inizia le proprie indagini, facendosi strada tra la diffidenza degli abitanti del posto e la geografia del luogo, piena di verde e strade senza fine.
Ben presto emerge un quadro ben diverso da quello atteso: il cold case prende fuoco collegandosi al presente e riportando al centro non una storia evocativa da raccontare bensì un intricato mistero da risolvere, sul quale si accumulano i segreti di una comunità che non ha molta voglia di parlare e i fantasmi dei tre podcaster, E mentre il racconto diventa azione e la morte diventa vita emergono, chiare e inevitabili, le care e vecchie conseguenze dalle quali non si può scappare.
Tra il verde e la notte
Visivamente Bodkin dà spazio all’Irlanda bucolica e immensa fatta di campi e di strade deserte, ma privilegiando l’uso di toni freddi che contribuiscono a rendere il villaggio avvolto da un’aura misteriosa. Il calore è presente negli ambienti chiusi, in particolar modo nei pub, e crea una netta separazione tra mondo esterno – pericoloso, spietato, legato al cold case – e mondo interno, fatto di connessioni, opportunità e confidenze – il mezzo privilegiato di chi realizza podcast.
Per quanto riguarda la storia, invece, Bodkin emana una spiccata ironia che stempera la ricerca della verità senza sminuirla. I personaggi sono tutti unici e iconici a modo loro e indossano i rispettivi ruoli con orgoglio. Nessun particolare è lasciato al caso, ed emerge anche, nel corso degli episodi, un certo sottotesto esoterico, forse un po’ fantasmatico, che si collega al folklore dell’isola e ai preconcetti a essa associati. Anche questi ultimi si immergono in un’ironia quasi maligna che lascia, sul finale, poco o nulla all’immaginazione.
Sensazionalismo o verità?
Il fenomeno del podcast ormai non ha più confini, e allontanandosi dalle piattaforme d’ascolto, dove sempre più persone li ascoltano e altrettante vi si cimentano, colpite dalla potenzialità del mezzo e dall’apparente facilità con cui si può rivendicare il proprio posto con la voce, è sbarcato sulle piattaforme di streaming dando vita ad altrettante storie. È successo – e succede ancora – con Only Murders in the Building e con molte altre serie TV che hanno preso il mondo dei podcast e hanno deciso di esplorarlo in finzione.
Bodkin, in particolare, concentra la narrazione – oltre ovviamente sul mistero da risolvere – sull’importanza delle storie, della privacy e del racconto. I personaggi di Gilbert ed Emmy arrivano al villaggio per realizzare il podcast pensando di fare cosa gradita e di essere appoggiati dalla popolazione per poi essere smentiti ancora e ancora mentre Dove, essendo avvezza alla reticenza delle persone, sa come aggirare l’ostacolo del silenzio per ottenere ciò che vuole. Gli altri due no però, e lo imparano a loro spese sollevando una riflessione sul confine tra verità e sensazionalismo e sul prezzo che si è disposti a pagare per raccontare le storie degli altri.
I veri fantasmi
Come accade spesso il narratore che inizia a raccontare la storia di qualcun altro scopre ben presto molte cose su sé stesso: è il caso di Gilbert, ma anche di Dove. I due si vedono costretti a guardare in faccia la realtà – nel caso dell’uomo – e il passato – nel caso della donna. Così l’indagine e la ricerca della verità sugli scomparsi di Bodkin diventa anche una ricerca interiore dalla quale non si può fuggire, come si evince nell’ultimo episodio, nel quale tutti i fili toccano la fine.
Per quanto riguarda i fantasmi, poi, il personaggio di Dove è quello che più incarna questo aspetto: donna irlandese reticente a tornare nella sua patria, il suo personaggio è profondamente tormentato ed esprime il lato un po’ mistico dell’Irlanda, diventando un po’ fae (fata irlandese e britannica) mentre ciò che vede si ricollega sempre più al passato dal quale era scappata abbandonando l’Irlanda. Anche nel suo caso non c’è via di fuga da questo confronto forzato, ma solo il coraggio di scegliere o meno di venire a patti con il dolore e di gestirlo: un’altra storia che potrebbe essere raccontata, chissà, in una seconda stagione.
Le nostre conclusioni su Bodkin
Bodkin è una serie che terrà compagnia – ma metterà anche sulle spine – chi sceglierà di guardarla. Lo spettatore si farà passivamente trasportare dal clima cittadino alla desolazione verde del villaggio irlandese, tanto vuoto quanto pieno di segreti e storie che si vorrebbe far sparire nel nulla. Grazie a una regia che evidenzia un folklore ammodernato e l’importanza dei rapporti umani e a un cast che impersona al meglio personaggi tanto complessi quanto bizzarri, Bodkin non delude per l’intreccio che porta i suoi tre protagonisti ad approdarvi, e lascia una porta aperta a un sequel.
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Bodkin è una serie TV che racconta in 7 episodi una storia carica di mistero e humour inglese. Rifacendosi forse un po’ anche a prodotti che sfruttano i podcast come pretesto, Bodkin affonda le mani nella ruralità di un villaggio irlandese che non ha molta voglia di condividere i propri segreti. La regia dà molto spazio al verde degli spazi sconfinati e vuoti che rendono il villaggio quasi un luogo liminale in cui le case appaiono come luoghi luminosi e sicuri, mentre la sceneggiatura mette in piedi una storia che non è affatto come sembra ma che riesce ad esaurirsi senza dimenticare nulla. Uno degli elementi su cui più gioca Bodkin è sicuramente l’esoterico, legato sia al Samhain che all’aura misteriosa dell’Irlanda e che si rivela profondamente legato ai demoni, sì, ma a quelli interiori dei personaggi, che tramite il racconto affrontano un passatto al quale hanno voltato le spalle.