Red Solstice 2: Survivors è la nuova fatica di Ironward, seguito della prima uscita ormai nel lontano 2014. In questo caso, la storia è ambientata duecento anni dopo la perdita da parte dell’umanità del proprio pianeta, la Terra. Posta con le spalle al muro, pur di sopravvivere gli esseri umani sono costretti a trovare un freno a questa sempre più crescente minaccia. Non si tratta più solo della salvezza della propria casa, ma della specie. La posta in gioco è alta: o lotti e sconfiggi il nemico, o finisci col soccombergli dolorosamente.
Red Solstice 2: Survivors è molto simile al poter essere definito un gioco di ruolo d’azione, ma contraddistinto da alcuni elementi tattici. Il protagonista che andrete a interpretare è noto come The Executor, un bruto silenzioso che è apparentemente responsabile dell’intera operazione utile a sterminare i mostri mutati a causa del virus STROL. Le speranze di poter ricreare una sorta di civiltà su Marte sono poche, e per farlo avrete da sudare sette camicie contro le numerose orde di nemici. Lungo la strada recluterete nuovi soldati, costruirete basi di vario tipo, ponendovi sempre lo stesso scopo: trovare un modo per affrontare STROL, e in fretta. Inoltre, vi ritroverete coinvolti in sparatorie contro grossi esseri rosa, e in gare di calci per aprire porte più o meno solide.
La strategia in Red Solstice 2: Survivors
Durante l’esperienza in Red Solstice 2: Survivors, ho evidenziato diversi fastidi in grado di minare il godimento di un titolo che fa della strategia, uno dei suoi cardini. Giocando, sarete catapultati in un mondo nel quale avvengono più cose contemporaneamente. È eclatante dunque constatare come non vi sia un chiaro sistema di controllo del tempo, per dar modo a chiunque stia giocando di mettere in pausa, riflettere, e agire di conseguenza. Abbiamo una parvenza di ciò, nel momento in cui si passa dalla schermata di gioco a quella della mappa, ma non basta. È impossibile pensare che questo sia sufficiente, quando sarebbe bastato inserire un semplice pulsante adibito alla funzione.
Un altro cruccio comprende il modo in cui si possono controllare le informazioni di una missione, una volta apparse. In Red Solstice 2: Survivors, dovrete perdere tempo prezioso per farlo, dato che sarete obbligati a spostarvi da luogo a luogo per ottenere dettagli. Il tutto risulta molto frustrante alla lunga, a maggior ragione quando molte secondarie sono sensibili al tempo. Volare sulla mappa cercando di trovare la giusta quest da fare è una perdita di tempo insensata e inutile. Va in controsenso anche il fatto che, alla prima visualizzazione di una missione, il gioco si interrompe automaticamente; in quel periodo, l’opera offre un menù completo, contenente tutte le informazioni utili in riferimento al compito da completare, indipendentemente dalla sua posizione sulla mappa. Non che si chieda la user experience della vita, ma queste dinamiche sembrano davvero insensate, specie se affibbiate a un titolo con tanto potenziale.
Le missioni
Il design delle mappe di Red Solstice 2: Survivors varia in base alla tipologia di missione alla quale ci si approccia. Quelle riguardanti la storia principali sono generalmente di piccole dimensioni e strutturate abbastanza bene; la brevità permette di completarle in meno tempo, ma lascia anche meno spazio alla componente multiplayer. Quelle delle secondarie sono invece gigantesche, e appare evidente come il loro scopo sia fungere da parco giochi per partite in compagnia di altre persone. Purtroppo, nel caso doveste essere dei lupi solitari, verrete spesso costretti a girare per queste zone enormi e intervallati scontri a fuoco, più o meno intensi. L’unico vantaggio sarà quello di poter saccheggiare campi di battaglia ampi, allo scopo di recuperare equipaggiamento e munizioni aggiuntive sparsi nei vari armadietti della mappa.
Durante le missioni di Red Solstice 2: Survivors, il vostro compito base sarà quello di completare l’obbiettivo principale, diviso spesso in più fasi. Alle volte, sarete richiamati all’attenzione da alcune trasmissioni via radio che ve ne indicheranno altri secondari. Magari dovrete salvare dei civili, recuperare del materiale o analizzare uno specifico genoma dello STROL. Tuttavia, il gioco non indica le conseguenze del completamento di tali obiettivi secondari, rendendoli privi di significato, soprattutto per la campagna per giocatore singolo.
La varietà dei nemici è un altro punto centrale, nel modo in cui ci si approccia alle missioni di Red Solstice 2: Survivors. Un roster gigantesco ci dà modo di spaziare tra mille creature diverse in una singola quest, passando da zombie standard a vermi scavatori in un battito di ciglia. Il bestiario così ampio potrebbe portare alcuni a pensare che molti nemici siano stati posti li, a solo scopo riempitivo ma la loro varietà avvantaggia il gameplay in ogni singolo istante, costringendo chiunque a doversi adattare a situazioni sempre differenti. Non avrete mai la sensazione di affrontare sempre lo stesso pericolo, rendendolo di conseguenza mai ripetitivo o banale.
La poca chiarezza di Red Solstice 2: Survivors
Durante le ore di gioco, mi sono trovato spesso in difficoltà nel capire come, effettivamente, svolgere alcune mansioni in Red Solstice 2: Survivors. Il tutorial iniziale è fatto abbastanza bene, riuscendo a far capire cosa significhi realmente impersonare The Executor. Purtroppo però, superata questa fase, molti elementi di gioco non sono spiegati al meglio. Questo sistema di far comprendere alcune meccaniche di gameplay tramite dei messaggi, che appaiono solo se si entra in una zona contrassegnata da un cerchio, non funziona. A volte mi è capitato di non sapere come far progredire la campagna, o come sfruttare un oggetto appena raccolto. Un peccato, vista la complessità dell’intero ecosistema, una volta entrati nella giusta ottica, da soli.
Anche la navigazione è un problema. Il titolo, allo scopo di aiutarvi a capire in quale direzione andare, mette a disposizione una freccia arancione che vi accompagnerà durante tutte le missioni. Il sistema, però, non funziona come dovrebbe, in quanto vi ritroverete spesso col finire davanti a una porta blindata o una recinzione invalicabile. E ciò potrebbe anche andar bene, se non fosse che sarete costretti ad arrancare per tutta la mappa di gioco a due metri dal traguardo, alla ricerca della giusta via da seguire. A disposizione abbiamo una mappa da consultare, ma non sempre tiene conto degli ostacoli capaci di bloccare il percorso.
Intelligente ma non si applica
A livello grafico, il gioco segna un netto miglioramento rispetto all’originale, offrendo trame più fluide e dettagliate, oltre a un comparto audio notevole, soprattutto per le armi. Tuttavia, ci sono delle sezioni di gioco (fortunatamente poche) nelle quali l’atmosfera appare troppo tranquilla o quasi nullificata, risultando quasi morta e vuota.
Riassumendo, Red Solstice 2: Survivors è un titolo che funziona senza intoppi, capace di soddisfare i requisiti minimi anche di computer meno performanti. Il divertimento è assicurato, grazie a un gameplay concitato e quasi mai dormiente. Mi è anche capitato di sedermi, magari mangiare qualcosa, e ammirare i soldati compagni distruggere letteralmente orde su orde di mutanti. Questa però, per quanto possa essere una meccanica interessante, rischia di far risultare l’opera alle volte troppo distaccata e automatizzata. Insomma, vi consigliamo di atterrare su Marte per soddisfare la vostra voglia di sconfiggere ondate di nemici sempre diversi, ma non siamo sicuri ci sia molto altro a disposizione per farvi rimanere in giro. Da Kaleidoverse è tutto, dato che dobbiamo riprendere la navicella per recarci su altri pianeti, ma vi aspettiamo nel canale Telegram per non perdervi nessuna novità.
Il nuovo Red Solstice 2: Survivors di Ironward, seguito ufficiale del primo uscito nel 2014, è un gioco contraddistinto da un potenziale notevole, ma non totalmente sfruttato. Alcune scelte di design appaiono discutibili, specie se rapportate ad un gameplay concitato e raramente ripetitivo. Insomma, è intelligente, ma non si applica.