Tutti ormai conoscono Jason Momoa, il gigante buono delle Hawaii noto principalmente Il Trono di Spade e, successivamente, con Aquaman. Negli ultimi anni infatti l’attore ha guadagnato molta notorietà, diventando il “primo nome” che compare all’inizio di un film, quello della star principale che ha il compito di sorreggere l’opera e migliorarla con la sua performance. È questo il caso anche per Sweet Girl, la nuova pellicola d’azione diretta da Brian Andrew Mendoza e in uscita su Netflix il 20 agosto; l’impressione che abbiamo avuto in questo caso però è che Momoa sia stato utilizzato per attrarre il pubblico, puntandogli tutti i riflettori contro per cercare di colmare la poca originalità del prodotto. In questa recensione spiegheremo le nostre impressioni, analizzando la pellicola senza fare spoiler.
Lacrime e sangue in Sweet Girl
In Sweet Girl Jason Momoa interpreta Ray Cooper, un uomo la cui moglie viene ricoverata a causa di un tumore che la sta lentamente strappando la vita. Quando viene annunciato che un nuovo medicinale economico capace di curare la terribile malattia sta per essere rilasciato nel mercato, un barlume di speranza si accenda in lui e la figlia Rachel (Isabela Merced); il farmaco viene però misteriosamente ritirato prima dell’uscita, ed è chiaro fin da subito che dietro al fatto si nascondono motivazioni politiche ed economiche. A questo punto Ray, distrutto e ricolmo di odio, decide che vendicherà la moglie, risalendo a coloro che hanno organizzato la truffa e facendoli pentire delle loro azioni.
Nonostante l’incipit di Sweet Girl sia interessante, il primo problema nasce dal fatto che il film perde consistenza subito dopo l’introduzione. Ray non ha davvero un piano per arrivare ai responsabili del ritiro del farmaco dal mercato, non ha organizzato una strategia per colpirli, ma è semplicemente uscito di casa decidendo di picchiare chiunque sia coinvolto. Partendo da un combattimento in una metropolitana – che nemmeno durante il lockdown era così vuota – il protagonista si ritrova in un susseguirsi di combattimenti, spesso inutili, e poco interessanti da guardare, accompagnati da una colonna sonora titanica ideata per creare suspance (cosa che evidentemente non funziona).
Le pedine del Monopoly con le pistole
Ray è determinato a trovare e uccidere i responsabili del ritiro del farmaco e, come possiamo vedere nel trailer dell’opera, per farlo dovrà mettersi contro persone potenti. Una di queste è il CEO di un’industria farmaceutica, che più che un uomo d’affari viene dipinto come una celebrità sex symbol. Non mancano poi il classico politico popolare a cui comizi sono presenti centinaia di persone infervorate coi cartelli in mano, un agente dell’FBI che si crede un mentore spirituale pronunciando frasi motivazionali provenienti da un profilo Tumblr del 2008 e un sicario che acquista la capacità di parola solo alla fine del film. Insomma, un’accozzaglia di personaggi privi di carattere che sembrano essere pedine del Monopoly.
Oltre ai personaggi secondari, nemmeno i protagonisti in Sweet Girl possiedono una caratterizzazione: Ray, che all’inizio sembra essere un individuo dall’animo gentile e premuroso, diventa una macchina assassina spinta solo dal desiderio di vendetta; la figlia Rachel viene trascinata dal padre in ogni luogo ed è praticamente una comparsa fino alla fine del film. L’uomo dice di volerla proteggere, quando l’unico posto in cui la ragazza non è sicura è proprio accanto a lui, ricercato da mezzi Stati Uniti e con le mani costantemente sporche di sangue; lei, d’altra parte, lo considera una brava persona, ma non capisce quello che sta succedendo e riesce solo a lamentarsi qualche volta delle azioni del genitore.
Jason Momoa: promosso o bocciato?
Brian Andrew Mendoz, il quale ha diretto precedentemente il film Braven – il coraggioso uscito nel 2018, ha scelto di usare delle riprese ravvicinate per Sweet Girl, che sembrano seguire i personaggi nelle loro azioni. Se queste nella prima parte dell’opera donano intimità alle scene, col passare dei minuti iniziano a diventare pesanti e ripetitive; se la pellicola fosse stata rilasciata nel grande schermo questo effetto probabilmente sarebbe stato migliore, ma non risulta adatto per una piattaforma come Netflix. Per quanto riguarda i colori, vengono utilizzate principalmente tonalità scure, ma non vengono prese decisioni particolarmente originali, risultando in una fotografia molto poco memorabile.
Passiamo ora all’elemento centrale di Sweet Girl che abbiamo introdotto nel primo paragrafo: Jason Momoa. L’attore ha in passato affermato di costruire i propri personaggi utilizzando la musica metal, e il personaggio di Ray Cooper rispecchia decisamente il genere: un uomo grande, muscoloso, impulsivo e senza timori. Le abilità del protagonista nei combattimenti potrebbero garantirgli un posto negli Avengers, ma oltre alla sua bravura con i cazzotti, sappiamo molto poco di lui. Così come per ogni altro personaggio nell’opera, non ci viene fornito nessun background sul padre di famiglia, e le uniche scene che lo raffigurano al di fuori della narrazione centrale lo vedono all’interno di una palestra a tirare pugni a un sacco da boxe.
L’attore svolge un’egregia performance, ma la pessima scrittura del personaggio non gli consente di spaziare molto nell’interpretazione. Tornando a quanto affermato nell’introduzione, egli è il “primo nome” della pellicola, e il motivo per cui molto probabilmente la maggior parte delle persone sarà attratta dal film e cliccherà il tasto “riproduci” su Netflix. Così come John David Washington si è trovato a sostenere tutto il peso di Beckett, l’altro film d’azione uscito sulla piattaforma streaming questo mese di cui trovate la nostra recensione a questo link, in questo caso Jason Momoa ha dovuto portare avanti quello di Sweet Girl e possiamo dire che ha fatto del suo meglio, ma non gli è stato possibile salvare da solo un progetto con così tanti problemi.
Le nostre conclusioni su Sweet Girl
Ricapitolando, Sweet Girl è un film d’azione in cui l’azione, seppure occupi una parte preponderante della narrazione, ha davvero poco da dire. La pellicola è un insieme di personaggi stereotipati e di decisioni poco originali, alla cui fine viene aggiunto un plot twist che dovrebbe generare l’effetto mindblowing negli spettatori ma che, come tutti gli altri elementi dell’opera, è già stato visto e rivisto in passato. In ogni caso, se volete vedere il bel faccione di Jason Momoa per 96 minuti, potete guardare il prodotto quando farà capolino su Netflix il 20 agosto. Se questa recensione vi è piaciuta, vi invitiamo a iscrivervi al nostro canale Telegram e a seguirci su Kaleidoverse.
Sweet Girl, secondo film del regista Brian Andrew Mendoz, non riesce a conquistarci, presentando un insieme di scelte poco originali e recuperate da opere passate. Dal primo all'ultimo i personaggi non hanno una caratterizzazione, e nemmeno il buon Jason Momoa riesce a fornire una vera personalità al protagonista, che viene dipinto come un uomo capace solo di tirare cazzotti e con poca capacità di analisi. L'attore è quindi l'unica cosa che si salva del prodotto Netflix, nonché l'unico motivo per cui la maggior parte degli utenti cliccheranno il tasto "riproduci" quando lo vedranno nella home page della piattaforma streaming il 20 agosto 2021.