La nuova fase Marvel si addentra di prepotenza nel terreno delle sorprese cinematografiche. Non abbiamo fatto neanche in tempo a digerire e metabolizzare la matassa di informazioni che hanno ammaliato la nostra mente nelle ultime serie tv, che subentra un’altra opera oltremodo affascinante. Leccate le ferite nel finale della fase tre, ormai la parola d’ordine è caos, ma anche multiverso a dirla tutta. Le ripercussioni delle imprese dei nostri eroi hanno iniziato a vibrare nell’universo. Si cercano nuovi paladini e si riformula il concetto di mito o leggenda. La follia creativa di casa Marvel partorisce dunque una pellicola atipica, quasi anonima per i più: Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli. Dopo aver lasciato a briglia sciolta il concetto di magia e multiverso con l’avvento di Loki, ci addentriamo in un viaggio dalle incognite ardue da calcolare. La bussola punta verso l’immaginifico.
Se prima ciò che poteva attenderci nell’ombra era sepolto tra le macerie e i segreti della Terra, ora il nostro caro pianeta fa fatica a contenere le minacce dell’esterno. Ogni azione, forza arcana ed effetto entrati in gioco hanno fatto vibrare la sua presenza ad altre creature al di fuori del conosciuto. Ciò che accade oltre il visibile è ora anche giurisdizione dei nostri protettori. Prima di salpare verso l’orizzonte della follia è però necessario conoscere l’opera che andrò ad esaminare oggi, perché ci fa finalmente scrutare gli orrori che sibilano per poter invadere la nostra realtà. Conosciamo oggi un personaggio che potrebbe rivelarsi cruciale per la lotta all’esistenza: Shang-Chi. Vi ricordiamo che il film è disponibile solo al cinema dal 1 settembre 2021, ma l’esperienza sarà adatta al grande schermo?
Dieci anelli per me posson bastare, dieci anelli per me io ho voglia di conquistare…
Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli romanza sin dai prima respiri la sua stessa natura. L’intelaiatura fa leva sul mistero che aleggia sul potere di dieci anelli dai poteri incredibili, in grado di rendere immortali e con la forza pari a un dio. Oppure a una Wanda molta arrabbiata, fate voi. L’incipit è cucito sui ricordi della giovane madre di Shung-Chi, il nostro futuro eroe, e ripercorre la vita intrisa di sangue e bramosia del padre. Quest’ultimo, come possessore del manufatto magico ad anelli, visse mille lunghi anni e fu il macabro e silenzioso musicista di una melodia fatta di orrori e nefandezze. La sua vita non è altro che un mosaico di imprese condotte sulla via dell’ego e del potere, che lo spinsero ad usare gli anelli per soggiogare vite e soddisfare la sua sete di conoscenza. Un anello per domarli tutti? No, dieci anelli per soggiogare tutti.
Il suo sguardo truce si spinse al di là del comprensibile e del reale, bucando l’orizzonte delle fiabe e delle leggende. Fu allora che le sue mani si posarono su un luogo che non fu facilmente piegato dal suo potere, ma anzi, respinto da una donna con una padronanza di arti marziali e mistiche. Il sapore della sconfitta non fu però amaro, poiché l’uomo conobbe nella giovane combattente eremita l’amore. Il sentimento pian piano colmò la voragine nel suo animo, che ormai sembrava condannata all’oblio della violenza, e accese in lui la possibilità di una nuova vita. Da quell’amore surreale e impensabile, nacque il nostro protagonista.
Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli: la vibrante reminiscenza del mito
La trama si scandisce tra le note di una fiaba che trasuda l’esigenza di raccontare le virtù orientali in un’ottica delicata e poetica. L’incipit della storia è però la reminiscenza di un ricordo della madre del protagonista e quindi racchiude le velleità e il mistero della sua naturale distorsione. La leggenda ormai è obnubilata dallo stesso protagonista e il mito a piccoli passi si impreziosisce di particolari o alterazioni annacquate. L’incipit potrà quindi apparirvi nebuloso e raffazzonato, ma non è altro che il genuino ricordo di una donna innamorata, quindi occorrerà chiedere aiuto al tempo per altre risposte. La storia del padre di Shang-Chi e la sua vita sono particolarmente lacunose e poco approfondite. La sua ascesa al potere segreto e la creazione dell’ordine dei dieci anelli, che per anni hanno scosso gli equilibri storici senza mai sbandierarlo, sono argomenti che rimangono cristallizzati nella prefazione.
Sebbene l’inizio del film attinga a piene mani dal bisogno di miticizzare la propria storia, non convince forse troppo il modo sbrigativo con il quale sono stati discussi i poteri degli anelli. Senza spoiler però, possiamo dirvi che il finale apre a risposte e conferme nel futuro. La storia di Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli si afferma, dunque, come una bella favola nella sua interezza e capace di essere affascinante anche come standalone. L’andamento narrativo nel suo insieme è piacevole sotto vari aspetti e il ritmo è sicuramente un punto di forza per quest’ultima fatica di casa Marvel. L’opera non annoia mai e ci fa sin da subito apprezzare il protagonista e i bizzarri personaggi che ruotano intorno a lui. Non mancano spalle comiche e battute irriverenti in stile marveliano, anche con qualche citazione che ammicca agli appassionati.
Ora negli Avengers forse avranno uno che fa la Kamehameha
Sebbene la sceneggiatura sia decantata con semplicità e leggerezza, non osando troppo, la scenografia e gli stessi piani sequenza sono degni di lode, ma peccano di superbia a volte. Le sferzanti arti marziali si susseguono in momenti di pura adrenalina e danzano in scenari mozzafiato, che meritano di essere contemplati ad ampio respiro. Non comprendo le polemiche sull’utilizzo delle arti marziali in modo irrispettoso e sfrenato che sono scivolate dall’Oriente, anche perché si tratta di una cura nelle lotte che non sa affatto di puerile o scadente, anzi. Qualche purista del genere potrà forse storcere il naso, eppure Simu Lui e Tony Leung volteggiano artisticamente sul grande schermo, mentre ogni loro movenza ci trascina verso la fine a un ritmo galvanizzante.
Nelle battute finali il film osa decisamente qualcosa in più rispetto ai primi atti, riformulando il suo DNA imbevuto di arti marziali e spingendo l’acceleratore su dinamiche molto più fantastiche. Sebbene ci si spinga platealmente oltre tutto ciò a cui siamo abituati in casa Marvel in termine di effetti e resa grafica, quasi al punto di sentirsi alienati da film in alcuni tratti, il risultato a schermo è un vortice di dinamismo in un cuore onirico. Una pellicola che rivedrei sicuramente con piacere, anche isolata.
Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli è sicuramente una creazione atipica per certi versi in casa Marvel. L'incipit narrativo è decisamente più romanzato rispetto ai film predecessori, che avevano l'onore e l'onere di presentare gli eroi canonici. Arti marziali di spessore e qualità si mescolano a un profumo fiabesco insolito, ma senza dubbio apprezzabile. Sul fronte narrativo ci troviamo al cospetto di una creazione semplice, ma che sa affascinare, ora grazie a personaggi artisticamente di spessore, ora per una resa a schermo squisitamente dirompente. L'aspetto scenografico è oltremodo ambizioso, ma assicura allo spettatore frammenti visivi intrisi di un tripudio immaginifico che vi affascineranno. Le regia trasmette fiducia e qualità, ed è impreziosita da piani sequenza orchestrati magistralmente. Non mancano frivolezze e lacune sul piano narrativo, probabilmente zittite da necessità future, ma che tarpano le ali a una storia misteriosa e rievocativa. Non mancano, ahimè, tentennamenti su alcuni segmenti di film che avrebbero meritato dei minuti in più in fase di sviluppo e che lasciano non poche perplessità. Tanta spettacolarità, molto fretta alcune volte. Il multiverso ora però ha ufficialmente bussato alla porta e cavolo se ruggisce forte.