Corre l’anno 2008, spegni le luci della stanza, accendi il televisore a tubo catodico, premi il pulsante di accensione della PlayStation 3 e avvi Call of Duty: World at War. Ah no… siamo nel 2021 e stiamo parlando di Call of Duty: Vanguard, anche se i due videogiochi potrebbero essere facilmente assimilabili tra loro. Il diciottesimo capitolo della serie Activision, uscito il 5 novembre per Microsoft Windows, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X/S, promette come ogni anno novità e innovazioni, ma quello che troviamo una volta aperto il gioco è un riciclaggio di cose già viste nel franchise e, più in generale, nel mondo degli sparatutto. Per la sesta volta nella saga di COD la campagna sarà ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre la modalità multigiocatore non desta invidia a quella di Warzone, il titolo free-to-play della serie (che probabilmente girerà meglio su console old-gen, ma di questo ne parleremo tra poco).
Uno sbadiglio della Seconda Guerra Mondiale
Nella campagna di Call of Duty: Vanguard ci troviamo verso la fine del secondo conflitto mondiale, quando i nazisti sono già sconfitti e in decadenza. La storia è incentrata su un gruppo di sei aitanti eroi di guerra, i quali vengono prelevanti da diverse nazioni alleate per formare la Task Force One, una squadra operativa che funge da precursore alle forze speciali che conosciamo oggigiorno. Il loro compito è quello di infiltrarsi in una base sottomarina tedesca per svelare un piano nazista noto come “Operazione Phoenix”. La squadra viene però ben presto catturata, e la maggior parte della narrazione sarà composta da flashback, i quali ci mostrano le origini dei diversi personaggi.
Tutti i protagonisti di Call of Duty: Vanguard sono ispirati a veri eroi della Seconda Guerra Mondiale; troviamo ad esempio il cecchino russo Polina Petrova, il pilota americano Wade Jackson e l’ufficiale britannico Arthur Kinglsey. Purtroppo però i personaggi sono inseriti in segmenti noiosi e senza una vera opportunità di brillare come avrebbero meritato; il lavoro di squadra è praticamente nullo, e l’empatia che proviamo verso i soldati che impersoniamo è data solo da qualche dialogo un po’ più profondo. Riassumendo, quello che avrebbe potuto essere un approccio originale e innovativo della guerra contro i nazisti si è rivelato l’ennesimo ciclo di missioni con il mero obiettivo di fare fuori orde di nemici.
Un buon motivo per non comprare Call of Duty: Vanguard
Nonostante le meccaniche tradizionali e le insulse spinte di innovazione (come le differenti abilità dei protagonisti che si dimostrano alquanto inutili), la campagna di Call of Duty: Vanguard presenta degli scenari a dir poco spettacolari, come i paesaggi dell’Africa del Nord ammirabili nelle ultime missioni. Ovviamente, la sola grafica non è abbastanza per salvare l’opera, e se vi capitasse la sfortuna di giocarci su console di old-gen come la PlayStation 4 questa diventerà la goccia che farà traboccare il vaso e vi farà decidere di disinstallare il gioco.
Nell’ormai retrograda console Sony infatti le texture sono approssimate, la grafica paragonabile a giochi di dieci anni fa e i bug strazianti. E se la situazione sembra tragica durante la campagna, una volta passati alla modalità multigiocatore questa sarà ancora peggio: i caricamenti saranno interminabili, e solo avviare un deathmatch potrebbe bloccare completamente la vostra PlayStation, costringendovi a spegnerla manualmente staccando la spina. Se non possedete quindi un computer ad alte prestazioni o una console next-gen, vi consigliamo di non comprare Call of Duty: Vanguard, ma piuttosto di godere dei vecchi titoli della saga.
La sala d’aspetto infinita
La novità più significativa del multiplayer di Call of Duty: Vanguard riguarda sicuramente la presenza della modalità con 16 giocatori posti 8 contro 8 in contemporanea nella stessa mappa. A discapito dei predecessori, dunque, Activision compie un passo in avanti anche dal punto di vista dei server, sebbene non sia stato dei più congeniali. L’impegno è innegabile, e non rendersi conto di come sostenere un’infrastruttura del genere sia compito assai arduo sarebbe da stolti, ma i conti non tornano. Cercare di iniziare una partita, almeno su old-gen, è una speranza affidata ai migliori angeli che ci guardano dal cielo, i quali dovrebbero graziarvi. Le tempistiche di caricamento sono paragonabili all’attesa estenuante fatta dal povero Noè durante la costruzione della sua famosa Arca. Tempi biblici? Sì, purtroppo.
Doveste essere così fortunati dal riuscire ad accedere a una partita online, sappiate che la situazione cambia radicalmente. Il feedback delle armi è notevole, assieme a una costante sensazione di poter scovare i nemici nascosti dietro ogni angolo. Le mappe non sono relativamente grandi, è vero, ma offrono vari spunti per poter colpire senza essere identificati. Call of Duty: Vanguard sembra infatti sposarsi molto col classico gameplay da cecchino, un po’ silenzioso e un po’ dà, concedetemi, cagasotto, rispetto al classico flank. Lo storico Team Deathmatch viene dunque valorizzato nei punti giusti, con un dettaglio speciale e che subisce un miglioramento notevole rispetto al passato: la distruttibilità dell’ambientazione.
Il trapassato futuro
Quasi come se un dinosauro avesse lasciato la sua impronta su un terreno per centinaia di milioni di anni, ogni colpo che verrà scoccato dalle canne delle vostre armi in Call of Duty: Vanguard rimarrà impresso nella mappa. Magari non per 230 milioni di anni, ma almeno per all’incirca 7/8 minuti sì – ovvero il tempo di una partita – direi che potreste accontentarvi. La particolarità di questa funzione risiede nel potersi dunque creare sempre più punti strategici per mirare da luoghi sconosciuti o meno avvezzi al controllo sistematico degli avversari. Questo perché, generalmente, gli ambienti di qualunque altro gioco affine a Call of Duty: Vanguard viene programmato fin dall’origine con l’idea di far svolgere a dei punti specifici della mappa il ruolo di peak. Insomma, ci sono sempre delle zone predisposte ad agire in questo senso.
Grazie al lavoro di Activision invece, Call of Duty: Vanguard è in grado di fornire ai giocatori una miriade di possibilità con le quali sbizzarrirsi per scovare le migliori tattiche e giungere alla vittoria. Un’impronta di dinosauro che sembra, purtroppo, essersi sbiadita invece appartiene all’ormai nobile decaduta modalità zombie, mai giunta in punti così bassi. In passato, quando ci si approcciava (spesso in co-op locale) a una partita del genere, la verve del momento era sempre data dal non sapere da quanti non morti si sarebbe stati assaliti di lì a breve. Qui, invece, attaccano in massimo due o tre alla volta, con livelli sproporzionatamente lunghi e che crescono sì di difficoltà passando di mondo in mondo, ma rimanendo sempre nei ranghi di una semplicità votata alla noia. Forse sarebbe meglio che Activision la mandasse in pensione, dato che un cimelio come questa modalità non merita di chiudere la propria storia toccando dei picchi così bassi.
Le nostre conclusioni su Call of Duty: Vanguard
Non me ne vogliano gli estenui sostenitori di Call of Duty, ma Vanguard sarebbe dovuto uscire solo ed esclusivamente su next-gen. C’è questa piaga dilagante risalente all’apparizione delle nuove console sul mercato secondo la quale, vista la poca presenza delle stesse nelle case dei consumatori, bisogna comunque far arrivare i titoli su piattaforme ormai antiquate e prossime all’addio, giusto per accumulare le vendite. Risuona dunque ridicolo constatare come su PlayStation 4 l’opera sia pressoché impossibile da giocare, ennesima vittima di un sistema dedito solo al raccoglimento di ogni possibile risorsa monetaria volenterosa di concedergli il proprio. Su next-gen non c’è nulla che fa urlare comunque al miracolo, è solo il nuovo CoD, ma almeno non lagga. Immaginate dover arrivare a considerare come elemento positivo il fatto di poter disputare delle partite con FPS stabili, c’è qualcosa di molto grosso che non va.
Detto questo, Call of Duty: Vanguard riesce a divertire, e gli appassionati del genere saranno sicuramente interessati ad aggiungere la 18esima iterazione (ripetiamo, 18esima) della saga alla propria collezione. Come ciliegina finale, vogliamo lasciarvi assaporare la potenza assassina dei cani nazisti durante la campagna. Pensate che la vera arma ritenuta fondamentale dall’armata di Hitler fossero i carro armati? E invece no, questo nuovo capitolo della saga ci mostra palesemente come il vero mezzo per arrivare a vincere la guerra fossero i nostri amati amici a quattro zampe. Noi vi ringraziamo per l’attenzione, rimandandovi a Kaleidoverse e al nostro canale Telegram per rimanere sempre aggiornati.
Call of Duty: Vanguard è la nuova fatica di Activision, approdata il 5 novembre 2021 su tutte le console next-gen e old-gen. Il problema più grande del gioco si riscontra proprio in quest'ultime, dato che possono essere riscontrati dei tempi di caricamento infiniti, una grafica pietosa e dei bug che arrivano fino al completo freeze della PlayStation 4. La campagna promette una visione innovativa della Seconda Guerra Mondiale, e l'introduzione di personaggi ispirati a veri eroi di guerra fa sperare la creazione di empatia, ma purtroppo le missioni composte da flashback senza anima rendono la storia un susseguirsi di sparatorie senza gioco di squadra. Carine alcune modalità multigiocatore, ma completamente da bocciare quella Zombie, che è ai limiti della banalità e si vede privata di ogni elemento di sfida nei confronti del giocatore.