Anche questa settimana sta per finire, il freddo ci sta pian piano invadendo e, diciamoci la verità, le piattaforme di streaming ci stanno salvando. Con le basse temperature e il buio che arriva alle cinque del pomeriggio, come si dovrebbe passare il tempo se non con una bella tazza di cioccolata calda, sotto le coperte e con Netflix davanti? Per aiutarvi a non passare un paio d’ore solo a scegliere cosa guardare, anche oggi la rubrica psicologica di Kaleidoverse vuole proporvi qualcosa: A Beautiful Mind, disponibile sulla piattaforma sopracitata. Tuttavia mi dispiace informarvi che non ho la possibilità di parlare di questa pellicola evitando spoiler, quindi vi do uno spassionato consiglio: recuperate il film e poi tornate, perché è un lungometraggio che merita davvero. Addentriamoci quindi all’interno della mente, come sempre un po’ malata, del protagonista della pellicola.
A Beautiful Mind è un lungometraggio del 2001 che vuole raccontare la storia del matematico e premio Nobel John Forbes Nash, il quale ha rivoluzionato l’economia con i suoi studi. Iniziamo subito a valorizzare il cast di questo film, che vede il protagonista interpretato dal premio Oscar Russell Crowe (ricevendo anche una nomination per lo stesso premio) e Jennifer Connelly come co-protagonista. La bellezza della pellicola sta anche nelle varie tracce musicali che la accompagnano, che ha valso al film un’ulteriore nomination agli Oscar per la migliore colonna sonora, per un totale – non starò qui a nominarle tutte – di otto candidature a tale premio, di cui quattro vinti.
La storia di John Nash in A Beautiful Mind
A Beautiful Mind narra la vita di Nash dai suoi tempi all’MIT; vedremo subito come l’uomo abbia una personalità alquanto “strana”. Ha difficoltà a stringere legami, se non con il suo compagno di stanza Charles, talvolta sembrerà anche un po’ autistico per le sue capacità comunicative – che fin dall’inizio della pellicola lo porteranno a ricevere un forte ceffone da una ragazza che egli vorrebbe rimorchiare – ed è ossessionato dagli schemi, cerca infatti costantemente di comprendere a livello matematico cose come il movimento dei piccioni. Egli non segue le lezioni all’università perché gli sembrano una perdita di tempo, si ritiene così superiore agli altri da rimanere sconvolto dopo aver perso una partita in un gioco da tavolo e, una volta divenuto professore, spesso lui stesso non si presenterà a lezione in quanto ha “cose più importanti da fare”.
La sua vita cambierà radicalmente dopo un po’ per due principali motivi: riuscirà ad incontrare la donna della sua vita, sposandosi ed avendo anche un figlio, e verrà contattato dal Pentagono per le sue capacità di decodificatore nel pieno della guerra fredda. Tale impegno lavorativo dovrà naturalmente rimanere segreto e Nash poco a poco non potrà più allontanarsene: dovrà scoprire dove i russi nascondono una bomba atomica, analizzare ogni più piccolo foglio di giornale per identificare possibili messaggi nascosti e diverrà egli stesso una possibile preda dei nemici. Peccato che tutto ciò potrebbe non essere esattamente come sembra.
Il problema mentale di Nash
Durante una conferenza Nash verrà pedinato da dei russi, per poi essere catturato, non da uno di essi, bensì dal dottor Rosen, uno psichiatra. Il dottore capirà quasi immediatamente che questo lavoro al Pentagono è in realtà frutto di un’allucinazione data da una malattia: John soffre di schizofrenia paranoide. Essa è iniziata molto tempo prima di quel determinato avvenimento, tanto che, a detta del medico, anche il suo stesso compagno di stanza che noi abbiamo visto per tutto il film è in realtà inesistente. È meraviglioso come A Beutiful Mind non permetta a noi spettatori di avere un attimo di tregua: possiamo pensare in un primo momento che il dottore abbia ragione, poi immagineremo che anche egli sia una spia che vuole far credere a Nash di essere pazzo, ma qual è la verità? Come già detto in quest’analisi ci sono spoiler, quindi ve la riferisco io: John è malato.
Prima di iniziare questo approfondimento naturalmente ho riguardato il film, ed è stato bellissimo vedere come tutto sia studiato per darci degli indizi sulla verità, da noi naturalmente non comprensibili. Ad esempio in una scena John sta giocando a biliardo con Charles, ma egli in un dato momento non è vicino al tavolo ed all’arrivo dei colleghi di Nash egli gli chiederanno “chi vince, tu o tu?”. Nella nostra ignoranza la frase sembra coerente, basta pensare che i colleghi non hanno visto Charles, ma in realtà egli non si trovava lì. Tutto il film è cosparso di piccoli indizi, tanto incomprensibili quanto chiarissimi una volta scoperta la verità.
La schizofrenia
Parlare della schizofrenia non è una cosa semplice, ancora oggi non è stata scoperta una causa specifica di tale malattia, sebbene ci siano varie teorie – sia psicologiche che neurobiologiche – quindi mi limiterò a darvi una serie di informazioni certe. Il termine vede la sua origine nella parola “scissione”, va infatti ad indicare una divisione della mente, in cui non si distinguono realtà e fantasia. Esistono due tipi di sintomi in tale malattia: quelli positivi, definiti tali perché indicano qualcosa “di più” rispetto alla normalità, come le allucinazioni; e quelli negativi, che indicano il contrario, come l’appiattimento emotivo o una ridotta motivazione verso le attività quotidiane. Sebbene si parli spesso in linea generale di “schizofrenia”, il protagonista di A Beautiful Mind ha più precisamente la schizofrenia paranoide.
La schizofrenia paranoide è caratterizzata da un’assenza di sintomi negativi, cosa importante, soprattutto analizzando il film, perché essi non rispondono bene al trattamento farmacologico e noi vedremo Nash prendere dei medicinali e migliorare, entro certi limiti. Tra i sintomi di questa malattia sono invece presenti deliri e allucinazioni (soprattutto uditive, mentre nella pellicola sono visive), la quotidianità è preservata e i deliri possono essere vari. In A Beautiful Mind potremmo definirli come centrati su determinate persone, infatti John vedrà nel corso del film sempre gli stessi soggetti inesistenti.
A Beautiful Mind, a beautiful movie
La pellicola rappresenta davvero bene le caratteristiche di questa malattia, ma si distacca da quelli che erano i veri sintomi di John Nash, egli infatti non ha mai sofferto di allucinazioni, ma queste sono importanti perché ci trasmettono la realtà di John: così come lui vede gli altri reali, per capire come si sente dobbiamo percepirli come reali anche noi. Insomma, come reagireste se un giorno vi dicessero che il vostro migliore amico, colui con cui andate a mangiare fuori, vi vedete e massaggiate quasi tutti i giorni, in realtà non esiste? Nash aveva anche deliri di onnipotenza, considerandosi imperatore dell’Antartide o il capo di un governo universale. È relativamente vera la parte dei messaggi criptati, che Nash credeva di ricevere dai russi o dagli extraterrestri.
A Beautiful Mind, indipendentemente da questi volontari “errori” è assolutamente un film ben fatto. Riesce a tutti gli effetti a trasmettere quello che vuole, facendoci chiedere in più di un’occasione quale sia la realtà; al contempo ci fa percepire la pericolosità della malattia. Potrebbe sembrare non così grave visto che il personaggio non si fa del male, ma al contempo a causa delle voci che sente rischia di sparare alla moglie e di far annegare il figlio. Come va sempre ribadito: con le malattie mentali non c’è da scherzare. Sperando di avervi convinti, vogliamo credere che oggi abbiate sfruttato Netflix per vedere A Beautiful Mind. La rubrica psicologica di Kaleidoverse vi dà appuntamento alla prossima settimana, ma nel frattempo siete come sempre invitati a non perdere alcuna novità del mondo cinematografico unendovi al nostro canale Telegram e seguendoci sul nostro sito ufficiale.