Di city-builder, di recente, ne abbiamo visti parecchi, Kainga: Seeds of Civilization potrebbe essere uno dei tanti. Steam sembra ormai aver fatto il jackpot con questo genere che, presto, sarà saturo come quello degli FPS. Quando questo succede, i titoli che saltano agli occhi sono quelli che hanno il coraggio di provare e mettere qualcosa di nuovo sul piatto. Cambiando
regole del gioco, l’approccio a esso è spesso la miscela giusta per creare un gioco che possa uscire dalla sensazione di deja-vu, come molti titoli indie ci hanno dimostrato. Il punto forte di Kainga: Seeds of Civilization non è il mescolare le carte, è proprio ribaltare il tavolo, miscelando due generi mai uniti fra di loro. Sebbene alla prima partita può sembrare “uno fra i tanti”, il sistema di fusione fra roguelite e gestionale crea una sensazione unica che pochi portano. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
Kainga è un mordi e fuggi con idee geniali
Il concept su cui gira Kainga è molto semplice, di base. Nei panni del Thinker dovremo guidare una popolazione, conosciuta come i Brave, all’evoluzione. Per farlo, il Thinker dovrà ovviamente gestire le risorse, le persone, i materiali e le costruzioni. Fin qui, potremmo star parlando di un city builder qualunque, senza nulla di innovativo. Ma Kainga, al contrario di molti altri city builder è ben poco permissivo e tenterà di distruggere i Brave molto più duramente di molti altri giochi. Il gioco inoltre ha una fine ben stabilita, ed è la creazione di un festival, per cui ci serviranno diversi edifici, che potremo ottenere solitamente nel giro di un paio d’ore. Il gioco quindi si presta a sessioni di gioco brevi, con mappe sempre randomiche, e non a campagne millenarie come Age of Empires e cloni di esso. Essenzialmente, lo avrete capito bene, è un roguelite.
Questa impostazione rende il gioco assolutamente fresco e unico rispetto ad altri titoli del genere, permettendoci di imparare rapidamente a sopravvivere ed evolverci in pochissimo tempo. Anche perché il gioco non ha nessuna difficoltà da selezionare e tenterà attivamente di farvi a pezzi nel momento stesso in cui aprirete la sessione di gioco. Dovrete quindi fare in fretta a capire cosa utilizzare, a cosa dare priorità, a cosa fare quando avrete un mondo contro. Alle popolazioni nemiche dovremo aggiungere anche giganteschi mostri che arriveranno a tentare di farci la festa e porre fine alla nostra civiltà. Finché non saranno propriamente addomesticati. Questa credo sia una delle feature più interessanti, poiché addomesticare i mostri, benché difficile e non necessario, ci fornirà un enorme supporto sia in combattimento che nella creazione della nostra civiltà, permettendoci addirittura di costruire sulla loro schiena. Qualcuno ha per caso citato Xenoblade Chronicles?
Una difficoltà spesso ingiusta e snervante
Ahimè, come già detto, non è tutto oro quello che luccica. La mentalità di un roguelite è estremamente divertente in un action, dove l’unico personaggio che deve sopravvivere è il nostro, ma in un gestionale le cose cambiano parecchio. Cominciando dal fatto che il nostro Thinker è mortale e può essere ucciso, costandoci il game over, non avremo nemmeno la possibilità di fortificarlo più di tanto. Infatti il nostro Thinker non potrà starsene beatamente in un bunker al centro del nostro villaggio, ma dovrà trovare dei punti luminosi in giro per la mappa per sbloccare le sue competenze scientifiche. Questo lo esporrà ovviamente a grossi rischi e potremmo essere largamente puniti per aver cercato di fare ciò che il gioco ci chiede. D’altro canto non potremo prendere le cose con troppa calma, altrimenti la nostra civiltà si evolverà così lentamente da non riuscire ad affrontare il mondo.
Il mondo di Kainga ci costringe anche ad affrontare la sfida della natura. Raffiche di vento e fulmini potranno abbattersi sulle nostre unità o addirittura sul Thinker, spingendolo in posti poco consoni mentre noi guardiamo qualcos’altro. All’improvviso un fulmine potrebbe abbattersi su una delle vostre costruzioni, mettendo fine al lavoro di minuti e minuti di lavoro e costringendovi a rallentare il vostro operato, oltre ad uccidere i vostri amati Brave. Inoltre, i nostri personaggi non saranno gli unici a lottare per il territorio. Altre tribù cercheranno di espandersi e noi dovremo accontentare le loro richieste o diventeranno ostili. A volte, ma questo non sono sicuro sia voluto o semplicemente un bug, le altre comunità tribali diverranno ostili senza nessun motivo apparente e faranno di tutto per poterci distruggere. Nel complesso, la difficoltà del gioco oscilla fra la sfida ben congegnata ed il vero e proprio fastidio al giocatore.
Kainga vorrebbe avere un design interessante, ma non riesce
Parlando del reparto tecnico, non siamo assolutamente di fronte ad un capolavoro. Se il design dei mostri è interessante e costruire sopra le loro schiene li rende ancora più belli, d’altro canto il titolo soffre di parecchi problemi. Lasciando stare i glitch grafici che appaiono, che sono normali in una early access, il design del mondo è davvero blando. Capisco che si ci trovi davanti ad un titolo creato da una sola persona, sebbene con i fondi di un progetto Kickstarter andato a gonfie vele, ma gli ambienti risultano spogli e ben poco variegati, anche fra biomi differenti. A questo si deve aggiungere il fatto che, per una scelta stilistica “autoriale”, l’autore abbia deciso di creare personaggi 2D in un mondo tridimensionale. I modelli non sono però particolarmente ben fatti e risultano abbastanza sgradevoli alla vista, compromettendo l’esperienza di gioco.
Tirando le somme, Kainga: Seeds of Civilization è un gioco molto difficile da valutare. Se da un lato abbiamo un gameplay solido, ben costruito e innovativo, dall’altro abbiamo una difficoltà spesso troppo intransigente. L’art design, poi, non aiuta certamente a farci apprezzare maggiormente il gioco, anzi lo rende spesso fastidioso. Dall’altro canto, non posso negare che il gioco sia estremamente divertente fin quando uno di questi eventi non accade. Riuscire a domare un mostro ed imparare a sfruttare le sue potenzialità danno una sensazione di soddisfazione incredibile. E arrivare finalmente a quel festival è una soddisfazione incredibile come giocatore. Si tratta di un titolo probabilmente molto controverso, ma che vale sicuramente la pena provare. Il gioco è disponibile su Steam in accesso anticipato. Se volete rimanere sempre aggiornati su tutte le notizie sul mondo dei videogiochi, seguiteci sul nostro canale Telegram, sul nostro sito Kaleidoverse e nel nostro canale Youtube.
Kainga: Seeds of Civilization soffre di un art design davvero povero e poco piacevole per gli occhi e di una difficoltà che passa dall'interessante allo scorretto in un battito di ciglia. Trattandosi di una early access è possibile che verranno fatti miglioramenti almeno sul gameplay, D'altro canto, gli amanti dei city builder si divertiranno tantissimo con questo titolo, che offre una prospettiva interessante sul genere.