“Gucci. Era un nome che suonava così dolce, così seducente. Sinonimo di ricchezza, stile, potere. Ma quel nome era anche una maledizione.” Così ha inizio House of Gucci, il nuovo film diretto da Ridley Scott e basato sull’omonimo libro di Sara Gay Forden, in cui viene narrata la storia di una delle coppie più celebri e tristemente ricordate d’Italia, Patrizia Reggiani e Maurizio Gucci. La pellicola si prospetta di raccontare con un tono avvincente e melodrammatico gli eventi che hanno portato al tragico omicidio dell’imprenditore e presidente della storica casa di moda, rendendo il prodotto ancora più appetibile grazie a un cast di grandi nomi come Lady Gaga, Adam Driver, Al Pacino e Jared Leto, ma qualcosa non ha funzionato. Un po’ come una borsa Gucci acquistata per pochi euro a una bancarella del mercato, questo lungometraggio ha qualche filo scucito che non lo rende armonico come sperato. In questa recensione vi presentiamo quindi la nostra opinione sul film, e prima di iniziare con l’analisi vi invitiamo a iscrivervi al nostro canale Telegram e a seguirci su Kaleidoverse qualora vogliate leggerne molte altre.
Milano, un buon caffè e troppi buchi
House of Gucci racconta la storia d’amore tra Patrizia Reggiani (Lady Gaga), la responsabile d’ufficio della piccola ditta di trasporti del padre, e Maurizio Gucci (Adam Driver), studente di giurisprudenza nonché figlio di Rodolfo Gucci (Jeremy Irons), uno dei due titolari dell’iconica casa di moda insieme al fratello Aldo (Al Pacino). Le vicende dei due vengono narrate sin dal loro primo incontro a una festa a Milano, proseguendo poi attraverso salti temporali che vanno da periodi di qualche mese ad anni interi, fino alla fine della loro relazione e alla tragica svolta di eventi. Uno dei primi problemi dell’opera è rappresentato proprio dall’incostanza con cui vengono presentati i fatti, dato che le brevi scene vengono unite come se fossero un collage di ricordi disconnessi, e il risultato è una 35 millimetri dove i diversi fotogrammi sono stati uniti con la colla, dimenticandosi dei pezzi nel mezzo.
Per colpa degli ingenti salti temporali vi ritroverete più di una volta nel corso della visione a dover cercare di capire quanto tempo sia passato dalla scena che si è appena conclusa, e uno dei pochi indizi che avrete sarà l’età crescente dei personaggi. Sarebbe bastato inserire dei riferimenti testuali con gli anni in cui sono ambientate le scene – cosa che viene fatta, per qualche motivo, solo una volta nel corso della pellicola – per rendere tutto più chiaro, ma nonostante ciò la storia di House of Gucci riesce in qualche modo a farsi seguire, trasportando gli spettatori nell’affascinante clima della Milano degli anni ’80, dove le vespe e le Fiat 600 regnavano sovrane. Le inquadrature sono davvero suggestive, e anche quando il film si sposta dalle città alle campagne, come le colline toscane o le montagne di Courmayeur, i panorami rimangono mozzafiato e donano delle gioie per gli occhi.
Una vetrina allestita ma senza manichini
Oltre ai panorami, anche i costumi impiegati in House of Gucci sono degni di nota e meritano di essere presi in considerazione. Sin dall’apparizione di Lady Gaga nei primi istanti del film, ogni suo outfit è curato nei minimi dettagli e rappresenta alla perfezione il carattere intraprendente ed esuberante della donna; dall’altro lato, anche l’abbigliamento degli uomini della famiglia Gucci, a partire da Maurizio fino a Rodolfo, sono perfetti specchi del vestiario degli imprenditori del mondo della moda dell’epoca. Ovviamente, gran parte dell’aspetto encomiabile dei personaggi si deve al pregiato marchio che sta alla base dell’opera, ma in generale il lavoro svolto dai costumisti si meriterebbe senz’altro un premio.
Passiamo ora a uno degli elementi più controversiali di House of Gucci: i personaggi. Se all’inizio del film ci vengono presentati un Maurizio Gucci impacciato, goffo ma gentile d’animo e una Patrizia Reggiani esuberante, determinata e carismatica, con l’avanzamento della narrazione abbiamo una disintegrazione dell’identità dei protagonisti, che arrivano a essere irriconoscibili rispetto alle battute iniziali della pellicola. Lui si trasforma in un uomo freddo, distaccato e noncurante dei suoi cari, lei in una donna piena di turbamenti e insicurezze e desiderosa solamente di denaro. I salti temporali di cui parlavamo poc’anzi e la mancanza di dialogo nella coppia certamente non aiutano la situazione, anzi, rendono il rapporto tra i due ancora più emblematico e difficile da seguire; arriviamo al divorzio – se così si può definire – senza che vi sia stata una vera e propria discussione sull’argomento, e non capiamo mai fino in fondo quali siano i veri pensieri dei protagonisti.
Lady Gaga salva House of Gucci?
Purtroppo però Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani non sono gli unici a essere stati trattati male dagli sceneggiatori. I personaggi secondari quali Rodolfo, Aldo e Paolo Gucci sembrano una mera parodia di loro stessi con sfaccettature differenti; in particolar modo, l’ultimo è ritratto come un uomo completamente ridicolo e idiota, con una sensibilità senza senso e un’esuberanza decisamente oltre i limiti. Fa quasi male al cuore vedere degli attori così bravi rinchiusi in ruoli scritti così malamente, e nonostante le performance di ognuno siano eccellenti – o quasi, escludendo il tono di voce da tenore impiegato da Jared Leto – questo non basta a salvare il cast di House of Gucci. Tra tutti però, l’unica interpretazione che veramente riesce a sollevare il personaggio interpretato è quella di Gaga, che in questa pellicola ha svolto un lavoro eccezionale, riuscendo non solo a non sfigurare di fronte a pilastri del cinema come Al Pacino, ma a spiccare come la vera star dell’opera.
Gaga, che ha iniziato la sua carriera da attrice con A Star Is Born, anche questa volta non ha timore di “rendersi brutta” e ci offre una performance a 360°, sempre sul pezzo e con una profondità oltre le aspettative. Dagli sguardi agli atteggiamenti, l’attrice è riuscita a impersonificare alla perfezione Patrizia Reggiani, diventando il vero fulcro e animo pulsante della pellicola. Se con il suo ruolo precedente ancora non era riuscita a stabilirsi come un’attrice di tutto rispetto nel mondo del cinema, questo lungometraggio rappresenterà sicuramente l’inizio di una florida carriera per lei. Nel caso in cui siate fan della star e vogliate vederla dare il suo meglio per ben 2 ore e 48 minuti, House of Gucci fa per voi; se invece speravate in un’altra performance memorabile di Al Pacino, vi consiglio di riguardare uno dei suoi vecchi film, o potreste rimanere molto delusi.
Riassumendo, House of Gucci rappresenta un ottimo modo per far conoscere la triste storia di Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani al pubblico, soprattutto quello oltreoceano che della casa di moda conosce solo il marchio rosso e verde. L'adattamento di Ridley Scott è senza dubbio bello da vedere grazie a una fotografia suggestiva e a dei costumi curati fino all'ultimo bottone, ma i salti temporali rendono la storia difficile da seguire e non rendono possibile comprendere fino in fondo i personaggi, che nella maggior parte dei casi sono incoerenti e confusionari. Nonostante ciò, la performance di Gaga salva tutto, e fa sì che vi consigli la visione di questo film, che potete trovare al momento in tutte le sale cinematografiche italiane.