Vi piacciono i film a tema Intelligenza Artificiale vs Umanità? Bene, perché dal 6 gennaio è possibile guardare in streaming Mother/Android, l’ultimo aggiunto al catalogo Netflix. Questa pellicola firma l’esordio alla regia di Mattson Tomlin e conta pochi nomi tra le fila del cast: Chloë Grace Moretz (Kick-Ass) è la protagonista della storia insieme ad Algee Smith (Euphoria) e un latente Raúl Castillo (Night Teeth). In questa recensione vogliamo parlarvi di quanto secondo noi le potenzialità di Mother/Android non siano state sfruttate in pieno, cercando inoltre di interpretare il messaggio racchiuso in queste due ore d’avventura Sci-Fi. Quando la parola androide viene associata a una pellicola ci aspettiamo di vedere una serie di elementi caratteristici del genere: effetti speciali, una nuova IA e un minimo di trama, che descriva la nuova interpretazione del fantomatico giorno in cui le macchine si ribellano all’uomo; tutto questo è assente invece, ci troviamo davanti un film sotto false spoglie, ingannevole già dal titolo.
Mother/Android: la trama
“In un’epoca in cui gran parte degli esseri umani possiede un Androide maggiordomo come aiutante domestico, Georgia scopre insieme al suo fidanzato Sam di essere incinta. Questo accade sfortunatamente nello stesso momento in cui inizia la rivoluzione delle macchine, in cui gli androidi uccidono tutti gli umani davanti i loro occhi, violando le leggi su cui sono fondati. I due quindi iniziano un viaggio verso la loro ultima possibilità di vivere una vita normale, cercando di sopravvivere ad ogni costo.”
Apparentemente sembra l’ennesimo scontro tra umani e robot, con una storia d’amore tra i protagonisti e fin qui non premette grandi novità. Il film inizia con la scoperta della dolce attesa, sembra percorrere la strada premessa poi invece cambia totalmente, confonde e annoia lo spettatore per poi provare con qualche colpo di scena a ravvivare una situazione ormai spenta. Per assaggiare l’unico momento degno di nota, merito dell’interpretazione di Chloë Grace Moretz, dobbiamo aspettare tutta la durata della pellicola, ma ahimè da solo non vale il prezzo del biglietto.
Abbiamo percepito un messaggio sbagliato?
Nel titolo la parola Mother viene divisa con uno slash da Android, quindi non significa uno scontro, ma bensì una mamma che è androide a sua volta? Oppure viene metaforizzata la forza di una donna incinta? Disposta a superare qualsiasi avversità per proteggere la vita nel suo grembo, persino un’apocalisse con macchine assassine. Quest’ultima è l’unica spiegazione a cui siamo arrivati per giustificare l’assenza (quasi) totale di androidi, effetti speciali, e per far luce sulle prove fisiche inumane a cui è sottoposta Georgia. Non è ben chiaro cosa Mother/Android voglia esprimere e comunicare, ma di sicuro non ci aspettavamo un imprinting di questo tipo. La fantascienza non è pervenuta, Netflix lo descrive con la parola “inquietante” e lo classifica come VM14, ma sinceramente sotto questo aspetto sconsigliamo la visione solo al pubblico femminile in dolce attesa, perché potrebbe immedesimarsi troppo nella protagonista e provare forti emozioni in alcune scene.
Nonostante al neo regista sia stato affidato il compito di realizzare la prossima serie d’animazione su Terminator, nella sua ultima opera sembra essersi dimenticato degli Androidi. Voglio dire, possibile che in una rivoluzione apocalittica delle macchine incontriamo solo un paio di maggiordomi? Capisco il voler incentrare la storia sulla relazione dei due protagonisti, magari è un discorso di low-budget o una scelta vera e proprio, ma comunque tirando le somme pensiamo si potesse fare molto di più. Le lacune di Mother/Android vengono colmate, in piccola parte, dalla bella interpretazione di tutti e tre i personaggi principali: Georgia, Sam e Arthur, sebbene quest’ultimo poteva essere sfruttato maggiormente. Gli attori sono ben calati nelle parti e regalano anche piccole performance individuali davvero coinvolgenti ed empatiche, questo purtroppo non basta però per raggiungere un livello complessivo sopra la sufficienza.
Mother/Android VS Chiave di lettura
La maggior parte dei film non sono altro che la rappresentazione visiva di un messaggio, quello del regista. Il caso Mother/Android secondo me ne è l’esempio lampante: questa storia vuole parlare di una madre e del suo parto. La rivoluzione delle macchine crediamo sia solo una metafora, raffigurante i sacrifici, dolori e le ansie dei nove struggenti mesi a cui una donna è sottoposta prima di riuscire a diventare mamma.
Vi diciamo questo perché se guarderete il film aspettandovi qualcosa di diverso, ne resterete delusi. Ogniqualvolta non si riesce a riconoscere la giusta chiave di lettura, qualsiasi pellicola perde di qualità e significato. Immaginate per un attimo di guardare la trilogia de Il Signore degli Anelli, aspettandovi per qualche motivo una storia d’amore appassionata, vi sentirete spaesati no? – tralasciando quella tra Legolas e Gimli, meravigliosi -. Ecco, questa è la premessa importante da farvi prima di lasciare ai vostri occhi le immagini del trailer ufficiale di Mother/Android, film originale Hulu (piattaforma streaming statunitense).
Le nostre conclusioni su Mother/Android
Anche provando a interpretare diversi possibili messaggi, il risultato resta lo stesso: non ci è piaciuto un gran che. Tante cose potevano essere inserite meglio, altre con una maggiore cura verso i dettagli e un po’ più di sostanza avrebbero innalzato il voto finale, rasente alla sufficienza. Il bello del cinema sta anche nella sua soggettività, un uomo e una donna posti davanti a Mother/Android percepiranno due film completamente diversi. Per questo motivo vi invitiamo a guardarlo e condividere la vostra opinione con noi, attraverso un commento sui nostri social network o direttamente all’interno del nostro canale Telegram. Vi ricordiamo inoltre il nostro sito ufficiale Kaleidoverse.it, dove troverete un sacco di notizie sul mondo cinematografico e videoludico, guide, rubriche e molto altro ancora (non perdetevi anche le Recensioni in Pillole sul canale Youtube).
Mother/Android è un debutto non troppo luminoso per il regista Mattson Tomlin, con effetti speciali davvero trascurati e un film nel complesso non troppo convincente. Non basta l'interpretazione dei tre protagonisti a smuovere il voto dalla sufficienza appena raggiunta. Sicuramente solo guardandolo con la giusta chiave di lettura riuscirete a percepire il messaggio racchiuso al suo interno.