Cosa fareste, se ci dicessero che da un anno a questa parte il mondo diverrà un ghiacciolo? Snowpiercer prova a darci una risposta. In seguito al fallimento di esperimenti meteorologici, portati avanti per cercare di fermare il surriscaldamento globale, il pianeta Terra si ritrova in una nuova era glaciale. Ancora una volta è l’uomo la causa dei problemi del mondo. Essendo, poi, a corto di tempo, le menti più brillanti hanno potuto creare un solo treno a moto perpetuo che può consentire la vita al suo interno. Inevitabilmente, dati i posti disponibili decisamente esigui, non può nascere altro che una lotta di classi.
Snowpiercer, con la scusa della fine del mondo, ci porta all’interno dell’animo umano. Tramite i protagonisti e le varie vicende, infatti, riusciamo a ben comprendere come, nonostante disastri naturali e incidenti, l’essere umano non riesce a unirsi per sopravvivere e che la legge del pesce grande che mangia il piccolo è valida in qualunque contesto. Per questo durante le prime due stagioni abbiamo assistito prima a una lotta di classi (letteralmente la prima classe contro il fondo), poi all’arrivo del despota proprietario del treno che vuole riprendersi la sua creatura. Fino ad arrivare a oggi, con la promessa di Layton smontata da Melanie.
Prima di fare una recensione generale su Snowpiercer 3, di cui abbiamo seguito ogni puntata settimanalmente, spendiamo un paio di parole sull’episodio 10. Il finale di stagione riparte come una cronaca dell’imminente scontro: da una parte Melanie con la sua logica e la scienza; dall’altra Layton e la sua speranza portata avanti da una bugia. Tutto questo contornato dalla sparizione di Wilford il quale, senza dubbio alcuno, sta tramando qualcosa. Ognuno cerca di accaparrarsi tutti gli alleati possibili, provando a far valere le proprie ragioni, in un modo o nell’altro. Certo è che nessuno vuole arrivare allo scontro fisico. Questo dimostra la profonda differenza tra i due leader e Wilford, colui che, infatti, ci ha sempre dimostrato di essere disposto a tutto, pur di riavere ciò che ritiene essere suo. Lo scontro si inasprisce fino a quando i due leader riescono a trovare un’intesa – decisamente drastica, ma efficacie –, che porta a una vittoria da entrambe le parti.
Snowpiercer 3: il treno lungo 1029 carrozze
La terza stagione non si discosta molto dal solito tracciato. La fotografia e le luci, ancora una volta, riescono a farci immergere completamente nell’atmosfera cupa che aleggia dentro e fuori dallo Snowpiercer. In special modo con i primi episodi, dove in seguito alla divisione fisica del treno chi è rimasto sulla Big Alice vive nel costante terrore di Wilford e delle conseguenze del freddo. Riesce anche a stupirci, facendoci conoscere un nuovo personaggio, questa volta spuntato dall’esterno. Asha, tramite la sua storia, si mostra certamente come una donna forte che ha sofferto e che ha dovuto prendere anche delle decisioni sicuramente discutibili.
Eppure, nonostante si riesca a empatizzare abbastanza con lei, ci rendiamo subito conto che gli unici motivi che l’hanno portata sul treno sono il suo sacrificio per salvare Melanie (e l’arca) e ciò che spinge Layton a portare tutti nel Corno d’Africa. Come dicevo, però, il punto focale della serie resta sempre l’essere umano e tutto ciò che lo riguarda. Se inizialmente abbiamo un treno diviso tra fondai e tutti gli altri, ora vediamo una maggiore unione, data dalla bugia di Andre. Quindi si torna un po’ al punto di partenza, quando il capo dell’accoglienza fingeva di chiamare Wilford, nonostante lui non fosse presente sul treno. Perciò Layton, con questa decisione, anche se presa in maniera “democratica”, ci lascia intendere che chiunque sia al potere, prima o poi finisce con il mentire al popolo.
48: morto che parla
Non importa il motivo, si tratta sempre di una menzogna. Questo è ciò che dice Melanie, che prova a far ragionare il nuovo capo del treno. Ebbene sì, Wilford aveva ragione, lei è viva. Ora non stiamo qui a decidere se la sopravvivenza di quest’ultima abbia senso o meno, ma ha sicuramente una certa coerenza con il personaggio: una donna forte e decisa che non si ferma davanti a nulla. L’unica cosa che ci sentiamo di dire al riguardo è sul tempismo: sappiamo che una serie ha bisogno di colpi di scena che portino avanti i fatti, ma il modo in cui sono stati trattati certi eventi ci fanno sentire come se il percorso di questo prodotto fosse una scalinata.
Anziché condurci ai fatti e ai risvolti in maniera morbida, come seguendo un dolce sentiero lungo una collina, in Snowpiercer 3 quasi ci sbattono tutto in faccia, come una rigida scaletta da seguire con precisione. L’arrivo di Melanie sembra giocare a favore di Layton, inizialmente. Invece no. Lei, donna forte, indipendente e intraprendente, ci fa vedere cosa significa comandare: con un colpo di scena rivolta mezzo treno contro Andre e prende il controllo della locomotiva. Quindi, tutto d’un fiato, non provano nemmeno a farci godere dei rapporti tra i vari personaggi, tutto in favore del colpo di scena. A proposito di rapporti, tornando alla questione umana, nonostante la violenza, la paura e l’insicurezza, vediamo anche nascere l’amore.
Come un bucaneve
Esattamente come un bucaneve che riesce a sbocciare nella neve – appunto – la serie ci regala anche la dolcezza dell’amore. Tra le avversità, nulla è più forte di questo sentimento. Lo vediamo con Picca e la sua scelta, in parte guidata da ciò che provava per Ruth; riusciamo a percepirlo anche tra Audry e Bess, che trovano il loro legame facendosi forza l’un l’altra. Ecco, pensando all’ex di Wilford, ci viene in mente, però, il suo rapido cambiamento. Non fraintendete, è giusto, lei era buona (più ambigua, in realtà), inizialmente, ma un così veloce ripensamento è decisamente poco naturale e credibile.
Siccome il passaggio da buona a cattiva è semplice, non ha quasi bisogno di una vera giustificazione; ma quando vediamo instaurarsi un così profondo rapporto, ci aspettiamo anche un percorso di redenzione, come minimo. Comunque sia, i rapporti tra i personaggi, le situazioni, i colpi di scena e tutto il contesto, funzionano molto bene, come un treno – di certo non come lo Shinkansen giapponese, ma neanche come i nostri Trenitalia. Si sente un fondo di verità dietro le azioni di ognuno. Faremmo certamente di tutto per i nostri cari, per proteggerli e non farli soffrire anche mentire, in virtù di un bene superiore. Proprio per questo motivo regge più o meno tutto, perché riusciamo a immedesimarci nelle scelte dei personaggi, che sentiamo veramente umani.
Le nostre conclusioni su Snowpiercer 3
Al di là di alcune scelte discutibili, di mancate redenzioni e colpi di scena a schiaffo, l’intera stagione 3 di Snowpiercer funziona ancora e regge il confronto con le precedenti, non distaccandosi molto. Vi aspetta anche un finale abbastanza inaspettato, ma non troppo. Comunque sia, continua a essere un prodotto decisamente adatto a chiunque apprezzi i drammi. Infatti, nonostante l’ambientazione post-apocalittica e un treno a moto perpetuo decisamente fantascientifico, il fulcro della serie continua a essere incentrato sui rapporti umani e i giochi di potere perpetrati da i vari protagonisti. In attesa della quarta stagione, fateci sapere se anche voi avete apprezzato quest’ultima. Vi ricordiamo di seguirci sul sito Kaleidoverse.it, di restare aggiornati iscrivendovi al nostro canale Telegram e seguiteci anche su YouTube.
Ancora una volta Snowpiercer ci porta alla scoperta dell'essere umano. Con questa serie non ci si annoia mai. Tra colpi di scena, amori e giochi di potere, la terza stagione porta avanti quanto detto nelle precedenti, né più, né meno. Poteva sicuramente darci di più, ma quanto raccontato finora va più che bene, considerando il finale abbastanza piacevole, anche se non troppo brillante. Quindi, nonostante piccoli difetti e diverse scelte poco chiare, questa continua ad essere la serie giusta per chiunque ami i giochi di potere, ma senza volersi troppo scervellare troppo.