51 anni fa, alla vigilia della Festa del Ringraziamento 1971, un uomo salì a bordo di un aereo da Portland, Oregon, diretto a Seattle, Washington. Uno di quei voli americani interni, di breve durata (stimata di circa 37 minuti), ma che finì col risultare il dirottamento più geniale della storia. A pochi minuti dalla partenza, di fatto, il nostro protagonista passa con nonchalance un fazzoletto a una delle hostess, nella quale gli comunica di aver a bordo una bomba, pronta a esplodere, qualora non gli fossero stati consegnati 200.000$ e quattro paracaduti. Insomma, si fa presto a constatare come, per gli altri 35 passeggeri, pensare di potersi gustare la propria cena a base di tacchino sarebbe stato utopistico. Altresì, però, costoro possono ritenersi fortunati, per aver avuto l’onore di assistere a quella che, forse, rimane la più grande rapina di tutti i tempi, firmata D․B․ Cooper, un po’ come lo siamo noi potendo rivivere grazie a Netflix la storia delle sue gesta.
La storia, che sembra essere stata estratta da una delle mille pellicole prodotte a Hollywood sul tema, riuscì a sbalordire il pubblico non pagante e lasciò senza parole le autorità di allora, ergo non vi è che da ringraziare Netflix per la produzione di questa docu-serie di quattro episodi, titolata D․B․ Cooper: il dirottatore che svanì nel nulla. Il tutto necessario a rendere sempre più memorabile il genio e la follia del più astuto e audace dirottatore di aerei ad aver mai messo piede su questo mondo.
Genio
Una volta consegnato il biglietto, l’hostess chiede di poter almeno constatare l’esistenza della bomba, ergo il nostro Cooper gli presenta una bomba rudimentale, allacciata con dei fili a ciò che pareva essere dinamite. Insomma, non puoi esserne certo, ma nemmeno correre il rischio di sottovalutare la situazione, no? Viene informato il capitano, il quale ha a sua volta fatto escalation verso i suoi superiori, per poi giungere all’unica soluzione possibile per rendere contenti tutti: accettare le condizioni, e cercare di risolvere la grana a posteriori. Nessuno viene dunque toccato, a stento i passeggeri si rendono realmente conto di ciò che gli sta accadendo, e il protagonista della storia ottiene la certezza di ricevere i soldi e i quattro paracaduti. Perché quattro? Beh, è una cifra tale dal presupporre la possibilità da parte del dirottatore di prendere ostaggi, di conseguenza non gli sarebbero mai state fornite apparecchiature difettose. A leggerlo, sembra tutto così facile.
Giunti a Seattle, è avvenuto lo scambio: tutti i passeggeri scendono incolumi dall’aereo, mentre il nostro D․B․ Cooper riceve il denaro richiesto, assieme ai quattro paracaduti. A questo punto, forse lasciandoci spazio per annotare l’unica piccola falla nel suo piano, decide di far decollare nuovamente l’aereo con destinazione Città del Messico, con l’uscita posteriore aperta e le scale per la discesa già montate sul mezzo. Tuttavia, una volta resosi conto come un velivolo di quella portata non fosse in grado di proseguire fino a una tale distanza, decide di fermarsi a far rifornimento a Reno, in Nevada.
Follia
Ma nei 20 minuti successivi, la follia prende prepotentemente il posto del genio. Di fatto, il personale di cabina nota un imprevisto cambio di pressione dell’aria nell’aereo: D․B․ Cooper era saltato nella notte buia con un paracadute, assieme ai contanti. E da quel momento, è letteralmente scomparso. Tolto qualche dollaro rinvenuto in un ruscello a Vancouver nel 1980, 50 anni di ricerche non sono stati lontanamente sufficienti per risolvere l’unico dirottamento aereo irrisolto della storia.
Nel 2016, l’FBI ha annunciato che non avrebbe più indagato attivamente sul dirottamento, definendo la sua indagine come “una delle più lunghe ed estenuanti della nostra storia“. Come sottolinea la docu-serie, anche nel caso in cui fosse sopravvissuto alla caduta – ed è altamente improbabile che ce l’abbia fatta – oggi avrebbe circa 95 anni, ergo molto probabilmente non sarebbe nemmeno più tra noi, pronto a raccontarsi. Ma forse, la magia di questa storia risiede proprio in questo dettaglio: nessuno sa nulla, e tutti cercano di tirare ipotesi fondate sugli indizi più disparati, in un mix di angoscia e intrigo unici.
La caccia a D․B․ Cooper
Nel corso degli anni dunque si è venuto a creare un vero e proprio mito attorno al caso di D․B․ Cooper, con migliaia di papabili indizi rinvenuti sia dall’FBI, che da investigatori dilettanti ma ossessionati dalla vicenda. La docu-serie ci racconta come si sia arrivati al punto di avere una fiera annuale chiamata CooperCon, dove i fan si incontrano per discutere delle proprie teorie. Ci vengono introdotti vari sospettati i quali si sono susseguiti uno dopo l’altro: si parte da un ex militare, il quale stava solo progettando qualcosa di molto malizioso, secondo sua nipote; si passa a una donna trans e pilota, alla quale era stato impedito di diventare pilota di linea in quanto transgender; per finire, abbiamo delle confessioni fatte sul letto di morte da due persone, ma che si son rivelate false piste. Il mito si è talmente diffuso che una rapina, gesto di base deplorevole e dal quale non si dovrebbe rimanere affascinati, si è tramutato in un qualcosa bramato dai fanatici. Perché tutti loro hanno sognato di essere D․B․ Cooper.
La serie Netflix entra nel merito solo con un paio di persone sospettate nel corso degli anni, ovvero Dick Briggs, già noto alla cronaca mondiale e ampiamente confutato ormai anni or sono, ma l’obbiettivo principale è un uomo chiamato Robert Rackstraw, con Thomas Colbert a svolgere il ruolo del buono, scrittore e produttore, il quale ha trascorso gran parte della propria vita cercando di dimostrare aver ragione. L’indagato ha prestato servizio in Vietnam, ed è stato a stretto contatto con un agente della CIA, portando alcune persone a suggerire come fosse un agente sotto copertura per l’organizzazione, andando a rendere praticamente nulle le indagini FBI. In seguito è stato accusato di frode, per poi tentare di inscenare il suicidio una volta rubato un aereo. Insomma, per Colbert e i suoi collaboratori, era il profilo più adatto mai rinvenuto da associare al nostro dirottatore.
Le nostre conclusioni su D․B․ Cooper: il dirottatore che svanì nel nulla
L’opera ci offre un faccia a faccia tra Colbert e Rackstraw, avvenuto quando quest’ultimo era ancora in vita e residente in California. Durante uno degli epsiodi della serie Netflix gli vengono offerti 20.000$ per ammettere di essere D․B․ Cooper, assieme alla prospettiva di farne milioni per mezzo di un libro rivelatore, e un film sulla vicenda. Egli però continua a negare di avere nulla a che fare col dirottatore e, nel momento in cui viene chiesto all’hostess di identificarlo, ella conviene come non sia di fronte allo stesso uomo. Nasce dunque un quesito automatico: Colbert ha perseguitato un uomo innocente fino alla sua morte, oppure Rackstraw ha preferito portarsi, semplicemente, il segreto nella tomba?
Come per molte di queste storie basate su crimini reali, è pressoché impossibile immaginare di giungere a una verità assoluta sulle storie che cercano di raccontare. Ma di certo, non impedirà alle persone di continuare a speculare sull’affascinante intrigo di D․B․ Cooper, la cui leggenda sembra solo rafforzarsi col passare del tempo, sperando nessuno voglia ripeterne le gesta dopo aver visto la serie Netflix. Noi vi ringraziamo per l’attenzione, rimandandovi a Kaleidoverse e al nostro canale telegram per rimanere sempre aggiornati su film, serie TV, videogiochi e molto altro ancora.