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Home»Film/Serie TV»Not Okay Recensione: la satira oscura dei social web
Film/Serie TV

Not Okay Recensione: la satira oscura dei social web

Chiara BaldacchiniBy Chiara Baldacchini30 Luglio 2022Nessun commento6 Mins Read
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Sulla piattaforma streaming Disney Plus il 29 luglio arriva un film molto interessante che prende di mira l’altra faccia, quella oscura, di internet. Il film si intitola Not Okay ed’è scritto e diretto dalla 27enne Quinn Shephard. La pellicola è una satira sociale tagliente, dolorosamente divertente sui mali della notorietà del web.  A prima vista, Danni Sanders, la protagonista, si legge come il personaggi di una moderna commedia romantica: è sola, depressa, la sua carriera è in stallo, mangia cibo spazzatura e beve troppo, i suoi genitori  la coccolano, eppure è affamata di attenzioni. Sfortunatamente per lei, tuttavia, ella non ottiene la redenzione di Bridget Jones, dato che l’opera parla di una persona profondamente sgradevole che fa qualcosa di moralmente spregevole.

La menzogna: la chiave per ottenere la notorietà sui social

Danni Sanders (Zoey Deutch) proviene da una famiglia benestante coi dei genitori ricchi, potrebbe avere un buon lavoro senza troppi sforzi, ma decide comunque di vivere da sola in un appartamento piccolo con il suo porcellino d’india e lavorando come editor di foto presso Depravity, una testata giornalistica web. Come Anna Delvey, la cosiddetta “truffatrice di Soho” che ha ispirato la serie Netflix Inventing Anna, la protagonista tessa una rete di intricate di bugie che man mano conquistano i suoi amici e colleghi, ottenendo anche un ufficio tutto suo nel posto dove lavora. Il suo obiettivo iniziale è farsi notare dal collega Colin (Dylan O’Brien), un influencer molto seguito, il classico cattivo ragazzo alla Pete Davidson, il quale non si calcola di striscio la ragazza fino a quando quest’ultima non diventa famosa e seguitissima sui social.not okay

Per impressionarlo e far dispetto alla collega di maggior successo Harper (Nadia Alexander), Danni inventa un ritiro per scrittrici a Parigi, dove fotografa e modifica le sue foto per attestare che sia realmente partita. La bugia sciocca e un po’ comprensiva si trasforma però in una menzogna imperdonabile che cattura l’attenzione dopo un evento traumatico: un attentato terroristico romanzato a Parigi che uccide dozzine di persone. Incapace di ammettere che non c’era mai stata, la ragazza continua a mentire e scrive a tutti che sta bene. Decide anche di frequentare un gruppo di supporto per rafforzare la sua storia, nel quale conosce Rowan (Mia Isaac), un’adolescente sopravvissuta alla sparatoria in una scuola diventata poi un’attivista molto famosa. Bramando quindi il successo della nuova amica, si fa aiutare da lei per scrivere un articolo che diventerà virale grazie all’ hashtag “Non sto bene”. Da qui la sua notorietà crescerà a dismisura, ma come tutte le cose belle – e soprattutto finte – finirà molto presto, causando una reazione a catena impossibile da fermare.

La crescita fino a diventare la pecora nera del web

Danni è la tipica ragazza antipatica, sicuramente non è una persona per cui fare il tifo in quanto il suo comportamento non è propriamente giusto, ma di lei ci interessa soprattutto vederla crescere, sia nell’inevitabile punizione, sia del suo vero legame con Rowan. Primo vero legame di amicizia, in quanto Danni non ha mai avuto amicizie, essendo considerata da tutti un po’ sfigata. Dall’altra parte abbiamo Rowan, un bel personaggio che inietta un’energia positiva nel film; oltre alla sua lotta coraggiosa contro le vittime degli attentati, si connette e incoraggia Danni ad attraversare il suo dolore. Ma Not Okay si trasforma in una schietta satira del mondo subdolo dei social, mostra la parte “cattiva” di internet e i suoi lati oscuri. Questa non è solo la storia della nostra protagonista, ma di cosa succede quando i social ti massacrano, rendendo successivamente la tua vita un inferno. La pellicola infatti analizza la differenza tra il narcisismo patologico e l’ansia di Danni, che è meno efficace, spesso a disagio, livellata con il trauma reale dell’adolescente sopravvissuta alla sparatoria.not okay

Cosa succede quando si mescolano verità e finzione? Se ne perde il controllo. Danni usa la sua nuova amica per arrivare sempre più in alto, fino a rendersi conto che sta sbagliando a mentire, però viene comunque trascinata in questo vortice. Nel film la sua coscienza/senso di colpa si manifesta con l’aspetto dell’attentatore di Parigi, ma nonostante tutto questo disagi, Danni continua la sua scalata verso il successo sulle spalle degli altri, e si renderà conto di quanto sia sbagliato quando ormai sarà troppo tardi e tutto ciò di bello che ha creato finirà in pezzi. I personaggi secondari che compaiono durante Not Okay non sono un granché, ma anzi sono più un contorno del tipo “ci siamo e non ci siamo”. Il personaggio di Colin presentato come il figo di turno si rivela essere come quei palloncini gonfi, che si sgonfiano al primo tocco, vuoto e senza sentimenti che non si rende conto di quello che gli accade intorno a parte se stesso.

Le nostre conclusioni su Not Okay

Not Okay lascia un messaggio ben chiaro: mentire non porterà a nulla se non causare sofferenza a chi vogliamo bene. Perché rovinarsi la vita per qualcosa di finto e non vero? Perché la nostra società ormai sta prendendo quella strada, i social che all’inizio erano solo un tramite per avvicinarsi di più alle persone sono diventati un’arma a doppio taglio. Ora se non sei qualcuno, basta davvero creare un profilo falso, modificare qualche foto è il gioco è fatto, pur essendo convinti che non ci sia una giustizia a tutto quello che si fa, pensando anche di essere in buona fede. Anche Danni pensa di essere nel giusto, credendo di non star facendo nulla di male a nessuno, ma solo di ricevere attenzioni e farsi notare di più da un po’ tutti, per poi cadere vittima delle sue stesse bugie. Il tutto si complica quando quella menzogna così piccola diventa più grande e meno gestibile, ma essere notati da tutti e diventare famosi farebbe gola a chiunque. Ma serve davvero a qualcosa tutto ciò? Serve davvero mostrarsi per quello che non siamo?

 

Alla fine, per quanto ci sforziamo a non commettere errori, li commettiamo, quindi il danno alla fine è davvero irreparabile. Not okay mostra esattamente questo, ci mostra come ormai la nostra società si basi su profili superficiali senza andare davvero oltre uno schermo di un telefono. Alla fine ci viene mostrata la doppia faccia dei social: nel momento in cui vieni smascherato diventi segnato a vita. Il film ci fa vedere che se dici le bugie vieni punito, ma in una società dove ormai essere normale con una vita normale senza fare chissà cosa, si viene considerati sfigati, molti fanno come Danni per farsi accettare da una società ormai cieca per vedere le cose chiare e pulite. Tutti criticheremo la protagonista per come si è comportata, ma nessuno mai si chiederà il perché di tale comportamento, e la metteremo alla gogna, come del resto si fa anche nei giorni nostri. Noi come sempre vi invitiamo a continuare a seguirci tramite il nostro sito Kaleidoverse e i nostri canali social Telegram, Instagram e YouTube, per non perdervi nessuna novità sul mondo di Anime&Manga, serie TV, cinema, games e molto altro.

60%

Not Okay è un film che mostra la doppia faccia di internet e dei social, quanto una bugia possa distruggere rapporti e farti diventare la pecora nera. La protagonista della pellicola ci mostra quanto possa essere brutto crearsi un profilo falso, per poi affrontarne le conseguenze, e l'opera si trasforma quindi in una grande riflessione su l'uso dei social e sui loro effetti indesiderati.

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