L’estate ha molto a che fare con l’amore: abbiamo tutti presente quella cotta estiva che non abbiamo rivisto mai più ma che ha segnato la nostra mente notte e giorno insieme alla calura e al relax delle vacanze, no? A sapere, però, che l’estate e l’amore hanno un legame ben consolidato non siamo soltanto noi: anche i personaggi di La stagione dei matrimoni – commedia romantica uscita il 4 agosto su Netflix – ne sono ben consapevoli. Anzi, il film porta l’amore e l’estate su un livello totalmente diverso, che ha richiamato per certi versi scene viste in storie d’altri tempi; ma andiamo con ordine.
La stagione dei matrimoni è un film diretto da Tom Dey (Pallottole cinesi, Sansone) che vede nel suo cast Rizwan Manji (The Wolf of Wall Street, Il dittatore), Pallavi Sharda (Lion, Beecham House), Suraj Sharma (Vita di Pi, How I met your father) e molti altri. Ambientato negli States, da un punto di vista tecnico la pellicola è semplice e si sposa molto bene con i contenuti. L’assenza di artifici registici contribuisce, infatti, a dare spessore e realismo alla storia, ambientata ai giorni nostri.
Ah, l’amore, che cosa meravigliosa!
Il film ruota intorno ad Asha (Pallavi Sharda), una giovane consulente finanziaria di origini indiane che va molto fiera del proprio lavoro e del suo stile di vita da perfetta single. Stessa cosa non può dirsi per i suoi genitori (in special modo sua madre), che non riescono ad accettare né il suo lavoro – che non capiscono – né tantomeno la sua situazione sentimentale. È per questo motivo che la madre di Asha decide di iscriverla su un sito di incontri specifico della loro comunità: spera che trovando il “perfetto principe azzurro indiano” sua figlia si ravveda e si ridimensioni, scegliendo l’amore e la famiglia a discapito della sua carriera.
Ed è qui che entra in gioco Ravi, suo coetaneo, che sembra davvero rispondere a tutti i requisiti del perfetto marito. Così, per liberarsi dalle asfissianti richieste di sua madre, Asha accetta di uscire con lui e di andare a tutti i matrimoni a cui l’hanno invitata (più di trenta) per rispettare le tradizioni e i legami tra le famiglie. Anche Ravi si dimostra assillato dai genitori, che lo vorrebbero a trent’anni sistemato, e pieno di inviti a cui rispondere. E proprio per liberarsi dalle insistenze delle loro famiglie i due ragazzi decidono di fingersi una coppia e fare buon viso a cattivo gioco.
La felicità e quel pizzico di sapore in più
La stagione dei matrimoni riesce ad affrontare, in maniera leggera e diretta, molte questioni di carattere attuale. Il suo sguardo sulla realtà – che è quella americana, ma potrebbe essere tranquillamente anche quella italiana – sembra infatti voler lanciare un messaggio a livello internazionale sull’importanza delle relazioni nella vita delle persone. Sono i genitori a farsi portavoce di questa necessità – quella di concedersi la possibilità di poter amare qualcuno, di ridare all’amore una posizione di rilievo che non sembra spettargli più.
Forse per certi versi potrebbe sembrare un punto di vista moralista: oggi la società si muove a ritmi sfiancanti che privilegiano il singolo, arrivano forse a scoraggiare il camminare insieme a qualcun altro. Asha ne è l’esempio più calzante: è completamente assorbita dal lavoro ma non in maniera tossica. È semplicemente concentrata su sé stessa e sulla propria vocazione. Eppure, nonostante sia felice della propria vita, non appena conosce Ravi qualcosa automaticamente scatta, facendo filare tutto in maniera più omogenea e vivida (cosa che sarà evidente alle battute finali, quando anche il lavoro si impregnerà di amore).
Una stagione per cambiare
Fingersi una coppia non serve soltanto ad Asha per rivalutare le proprie possibilità. Laddove, infatti, lei deve vedersela con le aspettative della madre, che spera per lei un buon matrimonio, anche Ravi ha il suo bel daffare a cercare di dimostrare a suo padre di non essere un fallimento. Il sottile gioco creato dai falsi profili online, rafforzato dal falso fidanzamento, crea nel corso del film una certa ambiguità proprio per quanto riguarda lui e il suo passato così perfetto. Ravi deve, più di Asha, affermare chi è davvero. Questo perché la ragazza non lo ha mai nascosto – se lo avesse fatto, se fosse stata più accondiscendente, non avrebbe generato tutto quel conflitto con la madre.
La ribellione di Ravi agli standard culturali indiani – che, ripetiamo, sembrano così vicini ai nostri – è invece più sottile perché meno energica. Il ragazzo non rivendica la propria passione per la musica con determinazione, preferisce eludere le domande e inerpicarsi per specchi altissimi pur di evitare l’argomento scottante: cosa farai da grande? Ravi si ritrova nella posizione di avere un lavoro che viene considerato dai genitori non convenzionale e dunque poco serio, fonte di profonda vergogna per la famiglia e la comunità intera, tant’è che riaffermarlo in pubblica piazza ha tanto l’aria di essere un’ammissione di colpa più che un dato di fatto.
Il giusto equilibrio
Qual è dunque la soluzione ai dilemmi dei nostri protagonisti? Possiamo individuarne almeno due, di cui una dà origine all’altra. Nel film, a un certo punto, Ravi dà un consiglio molto importante ad Asha, un vero e proprio aforisma che si rivelerà molto importante: “Lascia che l’amore sconfigga la paura“. Una frase semplice, che però tornerà in seguito e che definirà il cambiamento che il rapporto tra i due ha instillato in entrambi. È infatti grazie a questa esortazione se Asha riesce a colmare quel minuscolo vuoto che si sentiva nella sua vita lavorativa all’inizio della pellicola; arriva al nocciolo di sé stessa e delle sue motivazioni, proprio infondendovi amore.
E l’amore, che si consolida in quei tre mesi pieni di celebrazioni, si infiltra nei segreti e nella cattiva comunicazione che più di una volta rovina il rapporto dei genitori con i propri figli, dando un importante insegnamento a entrambe le parti, soprattutto quando Asha parla con sua madre, la mattina del matrimonio di Priya, sua sorella. E quel matrimonio – che sarà il vero e proprio scioglimento dei conflitti della storia – è la riaffermazione definitiva di quel mantra scritto sopra. Priya per tutto il film è inquieta, teme il giorno del “grande sì”, e il motivo è semplice: amare è darsi all’altro, è libertà. E la libertà fa paura. Sconfiggere i propri dubbi anche grazie ad Asha rappresenta per Priya la sconfitta della paura e l’inizio di un nuovo cammino con Nick.
Le nostre conclusioni su La stagione dei matrimoni
Pensiamo che La stagione dei matrimoni sia un prodotto fresco, leggero e divertente con cui è facile entrare in empatia. Il film scivola che è una bellezza, lasciando solo sensazioni positive alla fine, ed è sempre un piacere potersi affacciare a culture nuove, in particolar modo quella indiana, così affascinante e colorata. È un ottimo esempio di come bisognerebbe approcciarsi al dialogo in famiglia per creare un clima di affetto, rispetto e fiducia. Ci auguriamo che gli spettatori ne traggano il meglio. Se questa recensione vi è piaciuta vi invitiamo a condividerla sui social e a seguirci sulle nostre pagine. Se invece volte restare aggiornati sulle prossime recensioni o sulle prossime notizie vi invitiamo a seguirci su Kaleidoverse.
La stagione dei matrimoni è una commedia romantica che dimostra, in maniera leggera e divertente, come l'amore non debba essere considerato un sentimento sopravvalutato in nessun caso. Insieme ad una regia semplice e diretta vediamo i personaggi muoversi in un panorama culturale fortemente legato alla tradizione e che vede l'amore proprio come una forma molto sentita di eredità. Questa visione si intreccia con quella dei nostri protagonisti, che trovano difficile inserire l'amore nella propria vita. Impareranno che con la giusta forza d'animo è possibile trovare il giusto compromesso fra sé e gli altri.