Diseny+ ha inserito da poco nel suo catalogo Star Wars: Tales of the Jedi, una serie animata che, al contrario di quanto possa far pensare il titolo, tratta di due jedi, in particolare: Ahsoka Tano e il Conte Dooku. In sei brevi puntate ci vengono raccontati retroscena ancora sconosciuti dei due personaggi. Le storie si vanno a incastrare nella narrazione di Star Wars in un arco temporale che spazia dalla trilogia prequel a quella originale, riempiendo vari vuoti narrativi. Vediamo di sviscerare il tutto.
Di cosa parla Star Wars: Tales of the Jedi
Formata da sei episodi di nemmeno venti minuti l’uno, Star Wars: Tales of the Jedi tratta di due jedi molto importanti nella macro trama dell’universo di Star Wars: il Conte Dooku e Ahsoka Tano. La serie è divisa in tre episodi dedicati all’una e gli altri tre dedicati all’altro, con le storie della prima che aprono e chiudono la serie, quasi a renderle un raccordo temporale nello scorrere della narrazione nell’universo di Star Wars. Le puntate che trattano il personaggio di Ahsoka chiarificano alcuni eventi nella cronologia della sua vita. Veniamo introdotti alla sua famiglia e a una piccola parte del suo allenamento sotto Anakin Skywalker, fino ad arrivare all’era imperiale. Le puntate dedicate al Conte Dooku permettono, attraverso la loro narrazione, di comprendere meglio alcune scelte dello stesso e come da mentore di Qui-Gon Jinn, nonché rispettato maestro jedi, si sia convertito al lato oscuro e trasformato in un signore dei Sith, con un focus particolare sulla sua psicologia.
Queste puntate hanno, come detto, il pregio di rendere più chiari alcuni punti della narrazione Star-Warsiana. Con l’acquisizione da parte di Disney della LucasFilm, e di conseguenza di tutti i diritti relativi alla saga, la grande D si è trovata nel bisogno narrativo di ricreare un canone dell’epopea galattica a base di spade laser. Prima dell’acquisizione poteva contare su una quantità considerevole di libri e fumetti che espandevano le vicende e riempivano quasi totalmente le mancanze narrative delle due trilogie di Lucas. Con il passaggio di proprietà il vecchio canone è stato abolito totalmente a favore di uno nuovo fatto a misura per inserirsi, alcune volte bene e altre peggio, nelle vicende della “galassia lontana lontana” raccontata nei film di Lucas. Star Wars: Tales of the Jedi si inserisce senza sbavature nella narrazione già esistente e consolidata, dando uno sguardo più attento ad alcuni aspetti ancora non trattati nel nuovo canone Disneyano.
Narrazione intimista
Da lodare nella serie è di certo la ricerca di un lato più intimistico dei suoi personaggi e all’aspirazione di una loro visione che vada oltre gli spettacolari duelli a colpi di spada laser. Riuscendo nell’intento, quasi letteralmente, solo a metà poiché soltanto gli episodi con protagonista il Conte Dooku sono estremamente intimisti. Cercano di dare motivazione e sostanza a un personaggio che, nel nuovo canone, non trovava spessore narrativo, né motivazioni. Le tre puntate a lui dedicate colmano adeguatamente questi vuoti di canone, rendendo il personaggio molto più tridimensionale di quanto ci si potesse aspettare. Almeno nella media dello spessore emotivo/psicologico che un prodotto all’interno dell’universo di Star Wars possa offrire, rendendo le sue motivazioni quasi condivisibili e lo stesso Dooku molto più simpatetico del classico cattivo bidimensionale.
Al contrario le tre puntate dedicate alla padawan di Anakin Skywalker non hanno lo stesso impatto emotivo. Lascia invece, dopo la visione, un retrogusto insipido e la sensazione che si poteva fare molto di più, sia con il personaggio sia con la narrazione, la quale rimane sì organica e ben inserita nella macro trama di Star Wars, ma che non va oltre l’azione a base di spade laser. Azione che rimane ottima, ma sa troppo di occasione mancata, in confronto alle tre puntate incentrate su Dooku.
Occasione mancata…
Purtroppo la serie ha diverse problematiche. Prima fra tutte è la scelta di suddividere le due storie in sei puntate tutte dalla durata, per usare un eufemismo, esigua. Non raggiungono i venti minuti l’una, cosa che porta a un naturale e fisiologico indebolimento della narrazione e a una superficialità generale permeata nell’intero prodotto. Non è chiaro il percorso logico che ha portato la produzione a scegliere questo tipo di suddivisione, rispetto a una più semplice e immediata partizione in due sole puntate, una per ogni personaggio trattato. In questo modo avrebbero potuto rendere anche più marcata la dicotomia dei due differenti “percorsi”, sia nella narrazione sia nell’azione. Un ulteriore punto debole è la quasi completa futilità delle puntate con protagonista Ahsoka Tano, poiché se si ha già esperienza con le produzioni animate del mondo di Star Wars, come The Clone Wars o The Bad Batch, non aggiungerà niente di nuovo al vostro bagaglio Culturale. Per chi invece approccia per la prima volta un lavoro animato dell’universo di Star Wars, si ritroverà davanti puntate insipide che non hanno un vero e proprio scopo, né un’identità precisa, se non quella di filler.
…Di almeno un Parsec
Dopo le serie The Clone Wars, The Bad Batch, Rebels, Resistance e Forces of Destiny, Star Wars: Tales of the Jedi è il quinto prodotto animato della LucasFilm ambientato nel mondo di Star Wars. La quasi totalità di tali prodotti condivide lo stesso stile di animazione di The Clone Wars, e dopo questa mole di contenuti comincia ad apparire vecchio e stantio. Non sarà difficile durante la visione della serie notare alcune imperfezioni nella grafica, delle generalizzazioni eccessive su alcuni fondali e una comune noncuranza per il dettaglio, soprattutto nella vegetazione e nelle texture dei personaggi, rendendo il tutto molto dozzinale. Anche se a volte ci si trova ad ammirare dei guizzi qualitativi abbastanza alti, nel complesso non bastano a risollevare la qualità dell’animazione. Dopo tutto questo tempo LucasFilm dovrebbe investire maggiormente e sperimentare di più nel, e col, suo reparto proprietario di animazione, perché di certo le possibilità di esplorare nuovi stili, sia animati sia narrativi non mancano. Esempio lampante è proprio un’altra serie animata dell’universo Star Wars, ovvero Visions, che dava la possibilità a studi esterni di raccontare la loro parte di “galassia lontana lontana”.
Le nostre conclusioni su Star Wars: Tales of the Jedi
Come esposto nella recensione Star Wars: Tales of the Jedi è una serie che non doveva essere una serie. Con un impianto produttivo più improntato verso una suddivisione in due blocchi, sarebbe risultata molto più godibile e dinamica nella visione. Riesce comunque, in parte, a svolgere il suo compito, ovvero riempire alcune piccole falle presenti nel canone di Star Wars: in minima parte e in modo superficiale con Ahsoka Tano; in modo migliore e con un maggiore spessore narrativo nelle puntate dedicate al Conte Dooku. Il tutto mischiato a un’animazione che oramai sa di vecchio e che fa trasparire un comparto d’animazione ormai stanco. Tutti questi elementi rendono Star Wars: Tales of the Jedi una serie non pessima, ma decisamente sorvolabile da tutti, fan o meno dell’universo di Star Wars. Per altre recensioni, notizie e tanto altro ancora vi invito a seguirci anche su Instagram, TikTok e sui nostri canali Telegram e Youtube e qui su Kaleidoverse.
Star Wars: Tales of the Jedi, con una suddivisione in sei puntate, che potevano essere tranquillamente due cortometraggi, dà una sensazione di superficialità e di operato frettoloso anche nel suo comparto animato, che ormai dopo la mole di prodotti dello stesso stile risulta vecchio e superato. Si conferma essere una serie totalmente sorvolabile da tutti, fan e non dell'epopea galattica di Star Wars. Serie risollevata appena dalla qualità intimista delle puntate con protagonista il Conte Dooku.