Per definizione il rumore bianco è un particolare tipo di rumore caratterizzato dall’assenza di periodicità nel tempo e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze. Per chi, come me, ne capisce ben poco di fisica, sono i rumori che ci sembrano sempre uguali di sottofondo. Come il rumore del phon, la radio o la televisione non sintonizzate. Entusiasmante e coinvolgente, Rumore Bianco è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Don DeLillo. Un libro apparentemente “inadattabile”, è diventato un film che ha molto da dirci attraverso la visione di Noah Baumbach. Diventa quasi ironico come un’opera di 40 anni fa, riesca a conversare con noi perfettamente: le stesse assurdità, pensieri e preoccupazioni di allora, le troviamo anche adesso. Non ci resta che scoprirle nella recensione di Rumore Bianco.
Questo è senza dubbio un film realizzato con cura il quale cerca di dare carne allo spirito inquietante del lavoro di DeLillo. Penso che l’etichetta di “inadattabile” sia un po’ esagerata e, apparentemente, lo è anche Baumbach. Imponendo al lungometraggio una struttura in tre atti abbastanza chiara, ci ha dimostrato come dal libro può nascere un buon film. Ma perché “Rumore Bianco”? E come può una famiglia rattoppata degli anni ’80 riflettere i pensieri e i comportamenti della società odierna? In questa recensione cercheremo di dare risposta a queste domande oltre alla solita: ne vale la pena?
Morte e paura della morte
Rumore Bianco è un film comico sulla morte e sulla paura di essa, è una storia d’amore famigliare, è un lungometraggio su un disastro ambientale. Rumore bianco è una critica al capitalismo aziendale, ma soprattutto riguarda il linguaggio. Nello specifico quello dell’America nel 1985, ma anche il modo perpetuo in cui il linguaggio è un dono complicato per gli esseri umani. Una via per rispondere ai termini terribili della nostra esistenza (la morte), ma anche uno strumento che può essere utilizzato per oscurare e sopraffare la realtà. Non ci sono particolari manie di grandezza, il lungometraggio ha potenti vincoli di tempo, luogo e persone. Si svolge in un anno accademico, in un unico luogo, una piccola e prospera città universitaria americana e riguarda una famiglia bianca della classe media, ordinaria per certi versi e per altri no.
Ci vuole un po’ per abituarsi ai dialoghi, infatti, Baumbach non è estraneo ai modi di parlare artificiosi. Tuttavia qui il dialogo emerge come una scelta stilistica precisa. Letture di linee deliberatamente innaturali, assurdità e voli pindarici con la fantasia, cose che potrebbero richiedere un po’ di concentrazione per addentrarsi al meglio nel film. Mentre è difficile non trovarci un’ allegoria della pandemia. “Voglio sapere quanto dovrei essere spaventato” sembra essere preso direttamente dalla primavera del 2020. Baumbach ci mette davanti la paura della mortalità in tutte le sue forme; Rumore Bianco è un promemoria delle paure di molti. Il pubblico si relaziona facilmente con i personaggi mentre cercano disperatamente modi per sopravvivere e affrontare il destino imminente, consapevoli che nessuno sa davvero cosa fare. Sia Jack (Adam Driver) che Babette (Greta Gerwig) parlano costantemente della morte e sperano apertamente di morire prima dell’altro.
Autocompiacimento, inutilità e tedi esistenziali
Jack, padre, marito, consumatore e insegnante universitario, è l’ancoraggio dell’intera storia. Nonostante non sia un leader, è ammirato da molti. È anche un po’ un impostore: insegna studi Hitleriani, ma non conosce il tedesco, cosa che lo infastidisce. Ci viene presentato come un padre e un marito premuroso, ma si rivela inutile e fallisce nell’accorgersi che qualcosa non va in sua moglie Babette, e a reagire e salvare la sua famiglia quando una catastrofe incombe su di loro. Ignorando i grandi accadimenti dentro e fuori casa, forse Jack effettivamente usa il rumore bianco per tenere insieme le cose, ma non c’è modo di sfuggire all’idea che, in questo caso non è il miglior modo per affrontare la situazione. Per fortuna, Jack alla fine si rende conto che deve smettere di parlare e agire.
Un altro dei temi del film è che nessuno merita di essere idolatrato, che le persone vengono facilmente risucchiate nell’autocompiacimento. In una conferenza tenuta da Jack e dal suo collega Murray (Don Cheadle), vengono tracciati dei parallelismi inverosimili tra Elvis e Hitler, concentrandosi sulla loro simile maternità. Gli studenti troppo impressionati diventano solo un’altra folla irrazionale e idolatrante, mentre Murray e Jack si crogiolano nella gloria meritata. Rumore Bianco risulta un mix sui generis, un horror esistenziale, una satira apocalittica e una commedia universitaria. La visione di Baumbach fuoriesce dirompente tra il sapore della disperazione e l’amarezza lasciata da una vanità dissolta. L’ottimismo nonostante il caos diventa la chiave di questo lungometraggio. Usando anche le parole di DeLillo; “Da qualche persistente senso di rovina su larga scala, continuiamo a inventare speranza.”
Perché “Rumore Bianco”?
Dopotutto, Rumore Bianco è un film sulla vita, la morte e la paura. Possiamo vedere chiaramente in esso un’analisi di come il comportamento delle persone cambi drasticamente quando sono spaventate. Troviamo una sorta di parallelismo tra la ricostruzione dell’ascesa del nazismo e il sostegno della folla con la reazione della famiglia durante l’emergenza della nuvola tossica. L’ossessione per il controllo, la necessità di sicurezza sono tutti volti della natura umana di fronte alla paura. Ma allo stesso tempo Baumbach ci mostra anche come il credere in qualcosa sia fondamentale per l’essere umano per superare la paura. Come il supermercato è una metafora, simbolo della vita ordinaria, della superficialità delle cose mondane che non hanno nessun grande significato. Eppure servono a dare un senso di stabilità e sicurezza e fungono da distrazione di fronte alla morte.
Questo è anche il significato del titolo, Rumore Bianco. Come sappiamo, il rumore bianco è un rumore di fondo, tipicamente prodotto dalla società moderna, che può anche infastidirci o disturbarci. Metaforicamente, il rumore bianco nel film è la distrazione fornita dalle cose futili della vita, attraverso le quali possiamo vincere le nostre paure e ansie. Si può anche interpretare il rumore bianco come la voce costante dentro di noi a ricordarci che dovremo morire: in entrambe le prospettive, il titolo del film e del libro riassume il messaggio che vuole trasmettere.
Le nostre conclusioni su Rumore Bianco
La sceneggiatura mantiene la struttura in tre parti del romanzo, e la prima sezione è un’opportunità per il pubblico di adattarsi alla lunghezza d’onda eccentrica del film. Ci ritroviamo investiti da un sacco di battute verbali spumeggianti sullo sfondo, mentre l’impostazione vintage della piccola città dà un contrasto quasi nauseante. Le marche di cibo e bevande che rivestono gli scaffali dei supermercati hanno un bagliore radioattivo: l’intera società si presenta come un rischio per la salute ancor prima dell’evento catastrofico. Anche se a volte ci sembrano catapultate da un altro film, le sequenze d’azione sono in realtà ben girate e montate. Se si entra nel ritmo e nel tono di voce della narrazione, risulta celatamente divertente. Solo nel terzo atto, con una trama secondaria complottistica, il lungometraggio risulta disordinato e confusionario.
La voce narrante nel libro è avvincente per il lettore, ma anche intrappolante, con tutti gli altri personaggi incorniciati e filtrati per noi da Jack. Rumore Bianco di Baumbach cerca a intermittenza di emulare tale narrazione in prima persona; a volte, la colonna sonora include la voce di Jack, suonata con caratteristica eccellenza da Adam Driver. In altre sequenze, i suoni ambientali sono smorzati in modo da ingrandire il suo respiro ansioso e attirare lo spettatore nella sua coscienza, escludendo altre figure. A grandi linee Rumore Bianco è il film che fa per chi vuole inoltrarsi in un’analisi della natura umana che trascende il tempo, ma non vuole rinunciare a quel pizzico di critica ironica e satira che addolciscono la pillola. Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei manga, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sui nostri canali social Instagram, Facebook e TikTok e seguiteci su Kaleidoverse e sul nostro canale YouTube.
In un mix di ironia e satira, Rumore Bianco è un film sulla vita, la morte e la paura, volto a smascherare le emozioni umane e la superficialità del quotidiano autocompiacimento. Con un ritmo abbastanza veloce, le inquadrature sono perfettamente studiate sulla narrazione. Degni di nota i primi piani di Adam Driver che ci comunicano tutta la sua ansia e paura di morire. Il film segue la struttura del libro, anche se perde un po' verso la fine, creando una trama dentro la trama con sfumature complottiste che, nonostante descriva un sintomo prominente nella società, risulta confusionario e caotico ai fini del film. Rumore Bianco è il film che fa per te se ti piace tuffarti nelle profondità dell'animo umano davanti alla morte e alla paura, ma con un pizzico di comicità che dona in generale uno sguardo critico pungente e spesso più gradito.