Ora che Disney ha inglobato la 20th Century Fox, Topolino è anche al timone della nave di Una notte al museo. Probabilmente questo è il motivo per cui il quarto film è un’esclusiva Disney+. Con una rispolverata a uno dei film che hanno segnato l’infanzia della mia generazione, è stato prodotto un prodotto di animazione piuttosto che un live-action. Il suo concetto, un viaggio al di fuori del museo verso l’antico Egitto, probabilmente sarebbe stato troppo costoso da realizzare. Se consideriamo che è il quarto di una serie che ormai ha più di quindici anni, l’entusiasmo del pubblico verso un altro sequel potrebbe impallidire al confronto con l’accoglienza riservata ai precedenti. Quindi, come si rapporta il nuovo stile con una storia a cui molti di noi sono affezionati? L’effetto della nostalgia funziona anche in questo caso, facendoci emozionare e appassionare anche a questo sequel? Scopriamolo nella recensione su Una notte al museo: Kahmunrah Rises Again.
Di certo il tempo non è passato solo per noi, ma anche Larry è cresciuto e ha trovato lavoro in un altro museo, ma a Tokyo. Tuttavia, il tempo non passa per gli abitanti del museo che, affezionati ormai all’ ex-guardiano notturno, decidono di far scappare gli altri uno dopo l’altro, finché riescono a convincere Larry di proporre il figlio Nick come nuovo guardiano. Riuscirà l’adolescente a far filare tutto liscio la sua prima notte di lavoro? Ovviamente no, altrimenti sarebbe stato un cortometraggio. Ma vediamo meglio quali sono le caratteristiche che compongono questo film.
Affrontare le proprie paure
Nick ci viene presentato sin da subito come un adolescente con una bassa autostima. È reticente verso molte situazioni, soprattutto verso le sue passioni e il suo valore. Proprio per questo motivo suo padre pensa che il lavoro al museo possa fare al caso suo, avendo dato una grande svolta alla sua vita spera che possa aiutare anche il figlio. Il museo è visto come un ambiente di crescita personale accompagnata da personaggi di ogni generazione (addirittura di ogni era). In un periodo in cui le incertezze sono sempre maggiori e i giovani sembrano meno sicuri del futuro, Kahmunrah Rises Again vuole farci capire che è normale avere paura ed essere insicuri, e che è anche possibile imparare a superare le proprie insicurezze.
Nick sarà anche goffo e incline a fare disastri come suo padre, ma in questo film vediamo un personaggio con un carattere completamente suo, nonostante le somiglianze. È anche una perfetta continuazione del personaggio interpretato nei live-action da Jake Cherry e successivamente da Skyler Gisondo, che hanno dato origine e formato il personaggio a loro tempo. Questa coerenza potrà essere di sicuro apprezzata da chi conosce ed è cresciuto con Una notte al museo.
Animazione vs Live-Action
La trama e lo storytelling che danno vita alle avventure di Nick, in combinazione con lo stile di animazione risalgono all’età d’oro di Disney Channel. Un omaggio anche agli appassionati di Kim Possible e American Dragon: Jake Long. Scelta stilistica che risulta coerente se si pensa che Danner ha lavorato su serie animate di quello stesso periodo. Will Schifrin porta la sua esperienza di scrittura live-action sul tavolo e riesce a combinarla all’animazione del film in un’opera che non delude.
I personaggi animati risultano molto più caricaturali rispetto alle opere precedenti, dando un effetto comico agli anti-eroi un po’ troppo forzato. Il risultato è un’avventura di follia e fallimento per Khamunrah (Joseph Kamal) accompagnato da una, non così utile, spalla: Seth (Akmal Saleth). Quest’ultimo sembra la caricatura di una fusione tra Pena e Panico di Hercules. Il risultato è un duo comico che ci strappa una risata, ma toglie profondità alle sfide di Nick. Un personaggio che ha fatto la sua grande comparsa in questo film e che lo rende degno di essere guardato almeno una volta è Giovanna D’Arco. Tosta, non capisce le metafore e ci consegna una sola battuta su come è stata bruciata sul rogo.
Le nostre conclusioni su Una notte al museo: Kahmunrah Rises Again
A differenza di altre opere che sono approdate su Disney+, ben pochi rimpiangeranno che questo film non sia stato distribuito anche al cinema. Come animazione e come tematiche sembra essere fatto apposta per il piccolo schermo. Visivamente, Una notte al museo: Kahmunrah Rises Again è molto vivace e colorato, con dei movimenti molto fluidi. Se lo si guarda da uno smartphone, le figure sembrano uscire dallo schermo. La storia è un po’ un miscuglio di un’avventura in cui un ragazzo riesce a superare i suoi problemi di autostima in una notte. Non prendiamolo per vero, una notte passata a sventare l’imminente fine del mondo non è un sostitutivo della terapia (piuttosto è la volta che ti ci manda). Ciò che può rendere la storia meno noiosa agli occhi degli spettatori più adulti è l’umorismo, talvolta pungente, con una battuta che tira l’altra.
Una notte al museo è un film che ha fatto parte della mia infanzia e a cui sono affezionata. È comunque piacevole vedere Disney investire nuovamente in questa avventura dando nuova vita al museo e ai personaggi che ci sono al suo interno. Particolarmente nostalgico il personaggio di Teddy Roosevelt, interpretato a suo tempo da Robin Williams. Il film riesce a mescolare bene nostalgia con una mente aperta al passare del tempo dal 2006. La scena finale è anche molto apprezzabile perché mantiene quel dolce amaro che ci aveva lasciato il terzo film. Il museo vive ancora per la nuova generazione, quasi incapace di dire addio. Morale della favola: il film non è niente male e sembra che sia tutto quello che ormai possiamo chiedere al franchise di Una notte al museo. Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei manga, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sui nostri canali social Instagram, Facebook e TikTok e seguiteci su Kaleidoverse e sul nostro canale YouTube.
Dopo 16 anni dal primo film del franchise di Una notte al museo, ci viene presentato un punto di vista nuovo e diverso. Il quarto film si trasforma in animazione, dal live-action, mantenendo coerenza con le tre opere precedenti pur utilizzando uno sguardo nuovo. La saga di certo risente del passare del tempo, non c’è più l’entusiasmo che caratterizzava gli altri film. Kahmunrah Rises Again, ci porta personaggi già conosciuti presentandocene di nuovi che aggiungono quel sentore di novità all’effetto della nostalgia, giocata soprattutto con Teddy Roosevelt. A tratti un po’ sbrigativo e per altri versi un po’ noioso, di certo l’umorismo fa da padrone e dà un ritmo più incalzante e piacevole anche per un pubblico più adulto.