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Home » Dieci Giorni tra il Bene e il Male Recensione: viva l’amor proprio
Film/Serie TV

Dieci Giorni tra il Bene e il Male Recensione: viva l’amor proprio

Francesca RubinoBy Francesca Rubino6 Marzo 2023Nessun commento7 Mins Read
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Dieci giorni tra il bene e il male ancora Sadik
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Il tempo delle storie noir al cinema sembra agli sgoccioli: oggi quando di mezzo ci sono gialli e misteri raramente il tono richiama voci magnetiche e uomini solitari persi in vicoli nebbiosi. Gli intrighi e gli omicidi scelgono vie più moderne e meno poetiche concentrandosi in scontri coreografati, mentre i vicoli bui molto spesso diventano anfratti digitali nascosti nelle mani di persone che sanno come trovarli. Nonostante questa tipologia di storie sia coinvolgente e sorprendente c’è ancora un po’ di spazio per trame più in linea con i vecchi dettami: è il caso del film di cui vi parleremo in questa recensione: Dieci Giorni tra il Bene e il Male, su Netflix dal 3 marzo.

Inizialmente annunciato per il 10 febbraio, il film turco tratto dall’omonimo romanzo di Mehmet Eroğlu ha subito numerosi rinvii, apparendo finalmente nelle nostre librerie digitali solo qualche giorno fa. Inoltre, accanto al titolo compare Altri Dieci Giorni tra il Bene e il Male, che sembra essere il sequel (quella di Eroğlu è infatti una trilogia). Comunque sia, il film è diretto da Uluç Bayraktar (Karadayi) e vede al suo interno moltissimi attori che già abbiamo visto nella serie Netflix The Protector. Ma di cosa parla la pellicola?Dieci giorni tra il bene e il male Sadik

Dieci Giorni tra il Bene e il Male: la trama

Il film si apre con una sequenza misteriosa: un ragazzo muore, assassinato da due figure incappucciate e mascherate. Il suo corpo viene sotterrato in un luogo isolato da un uomo, che trova nella propria auto l’arma del delitto. Altrove, un uomo di nome Sadik (Nejat Işler) riceve la telefonata di Maide (Esra Ronabar), che lo convoca nel suo studio legale. La donna è infatti un’avvocata e ha bisogno dell’aiuto dell’amico (un investigatore privato) per fare luce sulla misteriosa scomparsa di Tevfik (Ata Artman). Sadik si mette subito al lavoro, facendo una chiacchierata con Yeter, la madre del giovane.

La donna non si raccapezza: suo figlio è un bravo ragazzo, cosa potrebbe essergli capitato? A rispondere a questa domanda ci penseranno Pinar (İlayda Akdoğan) e molti altri, che metteranno in evidenza una natura ben diversa del giovane scomparso. Sadik così si ritrova ben presto coinvolto in una serie di realtà sporche e marce, nelle quali dovrà destreggiarsi controbilanciando le conseguenze più tremende con l’ingegno, con il passato che torna proponendogli una scelta e il presente gli fa intravedere un futuro allettante.Dieci giorni tra il bene e il male Sadik e Pinar

Fotogrammi teatrali

Alla sceneggiatura ha contribuito Eroğlu stesso, insieme a Damla Serim (Çukur). Nel cast spiccano, oltre agli attori già citati, Nur Fettahoğlu (Vlad l’impalatore), Şenay Gürler (Persona), Erdal Yıldız (Kuzu), Barış Falay (Sen Ben Lenin), Yurdaer Okur (Hakim), Rıza Kocaoğlu (Çukur), Kadir Çermik (Sarmasik) e Ilayda Alisan (Seversin). Ogni performance attoriale è unica e alquanto teatrale, sia per quanto riguarda le movenze degli attori che il doppiaggio italiano, il quale esalta ancora di più la stranezza insita in tutta la pellicola, simile in questo a una telenovela.

Un altro elemento che sicuramente spicca nel corso della visione del film è la fotografia, che crea un effetto dissonante. Se, infatti, le riprese sono visivamente molto appaganti, è anche vero che la tecnica adoperata non riesce ad armonizzare le varie scene tra di loro, rendendo il film una serie di diapositive montate insieme in maniera piuttosto slegata. Inoltre, in alcune scene è palese anche a occhi inesperti l’impiego di particolari effetti per rendere il giorno sera o notte, il che rovina la qualità del prodotto e lo avvicina di più ad artifici da social media.Dieci Giorni tra il Bene e il Male Rezzan

Dieci giorni di noir…

Come abbiamo detto in apertura di questa recensione, Dieci Giorni tra il Bene e il Male ricorda vagamente i vecchi film noir di una volta, che coinvolgevano gli spettatori grazie ai continui monologhi altisonanti dei protagonisti, tramite i quali era sicuramente più facile riuscire a seguire il ragionamento alla base del mistero di turno. Il film in questo rispetta la tradizione: Sadik è un investigatore privato con un passato brillante ma andato in frantumi. Un uomo disilluso ossessionato dal personaggio di Marlowe, che ha fatto la fortuna di Raymond Chandler.

Proprio come il suo beniamino, il nostro investigatore si destreggia piuttosto abilmente tra le donne – non tutte interessate al suo bene – e i risvolti inaspettati della propria indagine. Sadik si ritrova infatti immischiato senza volerlo in una serie di reti asfissianti, ognuna diversa per padrone, ma tutte comuni nel male che esercitano indisturbate. L’uomo riesce ad attraversarle più o meno incolume – un po’ come quelli che camminano sui carboni ardenti – proteso verso l’obiettivo: ritrovare Tevfik.Dieci Giorni tra il Bene e il Male Sadik e Seval

… ma non di thriller

Nonostante le indagini di Sadik e i suoi numerosi incontri siano molto interessanti e affascinanti per temi e implicazioni, dobbiamo constatare necessariamente che di thriller in questo film non c’è assolutamente nulla, a dispetto del genere riportato in calce alla sinossi su Netflix. Il modus operandi del nostro protagonista, così come quello degli antagonisti, non ha nulla di nervoso e ansiogeno, anzi: è meticolosamente tranquillo. Lo spettatore vede apparire di continuo nuovi eventi e ipotesi che si sommano le une alle altre creando pattern interessanti, ma non emozionanti.

Lungi sminuire il prodotto: il film è godibile, intrattiene e strappa più di qualche risata. Tuttavia un thriller dovrebbe quantomeno tenere sulle spine nei momenti salienti, cosa che non accade nemmeno al climax della vicenda, quando finalmente si scopre cosa ne è stato di Tevfik. Inoltre, per quanto torbidi siano i suoi interessi non si spingono mai oltre un certo confine, restando nella zona grigia tra lo scabroso e l’illegale. Nel corso del film lo spettatore non ha paura per Tevfik o per Sadik (che comunque si ritrova a vedersela con brutti ceffi di frequente): assiste allo svolgersi degli eventi passivamente.Dieci Giorni tra il Bene e il Male Sadik e Maide

Non è più un mondo di eroi

Dieci Giorni tra il Bene e il Male non è comunque solo una storia dalle tinte hard-boiled: è possibile individuare una sorta di messaggio molto scanzonato verso la fine. Sadik, il nostro protagonista, compie il classico viaggio dell’eroe: gli viene affidato un compito e mentre lo porta a termine incontra sul suo cammino una serie di ostacoli che deve risolvere. Ora, un eroe classico pur di compiere il suo dovere arriverebbe a sacrificare sé stesso; è quello che ci si aspetterebbe da lui. Ma Sadik non ci sta. L’uomo, infatti, si è già sacrificato in passato ed è arrivato a una semplice conclusione: il gioco non vale la candela.

Così asservisce il suo stesso cammino e il suo stesso ruolo ai propri interessi personali: nel corso della trama la ricerca di Tevfik smette di essere un semplice compito e diventa una missione, a sua volta collegata a molte situazioni spiacevoli che, sul finale, l’investigatore riesce brillantemente a risolvere senza sporcarsi le mani. Anzi: l’eroe non solo non si sacrifica, ma riesce a ottenere quello che vuole, privilegiando la propria felicità sfruttando il male. «Dopotutto, bene e male sono fratelli», dice qualcuno a un certo punto. E Sadik ci mostra quanto sia d’accordo.Dieci Giorni tra il Bene e il Male Seval

Le nostre conclusioni su Dieci Giorni tra il Bene e il Male

Ci sentiamo di applaudire al finale del film, che lascia comunque lo spettatore soddisfatto: il nostro beniamino si toglie i sassolini dalle scarpe e se ne lava le mani, cavalcando verso il tramonto. Vedere o non vedere il film, allora? Sì: è sicuramente un prodotto insolito di questi tempi, che vale il tempo speso malgrado le piccole pecche sparse qua e là. Dieci Giorni tra il Bene e il Male non è sicuramente un thriller, ma ha di spietato l’umorismo tagliente e l’ingegno di chi non vuole più ripiombare negli stessi circoli viziosi.

Voi avete visto questo film? Se sì, cosa ne pensate? Chissà, magari adesso l’intera trilogia letteraria di Mehmet Eroğlu comparirà nelle nostre librerie. Fateci sapere le vostre impressioni con un commento a questo articolo o sulle nostre pagine social, dove condividiamo le nostre recensioni, le guide e le anteprime a cui partecipiamo. Seguiteci su Kaleidoverse e se volete parlare, iscrivetevi ai nostri due canali community: il gruppo Facebook e il canale Telegram. Vi aspettiamo numerosi!

70%

Dieci Giorni tra il Bene e il Male è una storia scanzonata e molto lineare, che vede al suo centro la figura di un investigatore privato con un passato da dimenticare. Mentre l'uomo si mette all'opera cercando di risolvere il caso che gli è stato affidato lo spettatore ha modo di conoscere il sarcasmo graffiante e la teatralità di un insieme di personaggi insoliti. Anche il nostro protagonista non è da meno: ingegnoso ma bizzarro, Nejat Işler impersona un uomo che guarda alle vecchie glorie del noir per poi distaccarsene in toto. Il risultato è una storia godibile e divertente, ma che disattende il genere assegnatole.

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Dieci Giorni tra il Bene e il Male Mehmet Eroğlu Nejat Işler Netflix Uluç Bayraktar
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Scrivo. In pratica non so fare altro: sono goffa, timida e secondo qualcuno amo dormire a testa in giù come un vampiro. Ma amo anche leggere e osservare. Insomma, mi piace scappare dal mondo reale per rifugiarmi in quelli immaginari.

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