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Home»Film/Serie TV»La Sirenetta Recensione: un felice eco del predecessore animato
Film/Serie TV

La Sirenetta Recensione: un felice eco del predecessore animato

Giulia GaliziaBy Giulia Galizia22 Maggio 2023Nessun commento6 Mins Read
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La Sirenetta
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Se anche le alghe del vostro vicino vi sembrano sempre più verdi e avete sempre voluto fare parte del mondo de La Sirenetta, siete nel posto giusto (soprattutto se volete leggere la recensione del film in anteprima). In uscita nelle sale italiane il 24 maggio 2023 è il remake live action dell’omonimo film d’animazione del 1989, probabilmente la pellicola più criticata di sempre, ancora prima della sua uscita, a causa del casting della protagonista. Il lungometraggio racconta l’amata storia di Ariel, la figlia più giovane e più ribelle di Re Tritone che desidera scoprire di più sul mondo degli umani. Mentre esplora la superficie, si innamora dell’affascinante principe Eric. Alle sirene è vietato interagire con gli umani, ma Ariel segue il suo cuore e stringe un patto con la malvagia strega del mare, Ursula, che le offre la possibilità di sperimentare la vita sulla terraferma, mettendola però in pericolo.

La pellicola offre allo spettatore la possibilità di vivere nuovamente la storia di Ariel e dei suoi amici. Vi sono diverse nuove scene, nuove canzoni e dettagli che il regista e i suoi collaboratori hanno aggiunto alla trama. Non tutto funziona, ma in generale il nuovo remake de La Sirenetta scorre abbastanza piacevolmente. Noi di Kaleidoverse.it abbiamo avuto la possibilità di vedere in anteprima il film Disney diretto da Rob Marshall con Halle Bailey (Ariel), Jonah Hauer-King (Eric), Noma Dumezweni (Regina Selina), Art Malik (Sir Grimsby), Javier Bardem (Re Tritone) e Melissa McCarthy (Ursula). In questa recensione vi parleremo del nuovo remake in live action senza spoiler, perciò tuffatevi In fondo al mar con noi.

La Sirenetta 2

50 minuti in più di girato non sempre giustificati

Il nuovo remake de La Sirenetta dura ben 50 minuti in più dell’originale (83 minuti la versione animata, 135 la versione live action) eppure, pur scorrendo senza intoppi, ci si chiede la vera utilità di questo girato. Lo spettatore si sentirà raccontare qualche nuovo dettaglio della storia, riguardante il passato di Ursula e Re Tritone, ad esempio. Eppure nessuno di questi dettagli viene veramente analizzato o sfruttato al meglio. Non vi sono scene di flashback sulla madre di Ariel, che come nel lungometraggio animato non è presente. Le canzoni nuove sono interessanti e danno un take più approfondito su Eric e Ariel, ma la verità è che gli altri personaggi vengono comunque abbastanza lasciati a loro stessi.

Così come in Aladdin e ne La Bella e la Bestia, anche ne La Sirenetta il background familiare della protagonista o anche del principe, in questo caso, è appena accennato. Non è di per sé un difetto, ma avendo 50 minuti di girato in più, la domanda che sorge spontanea è: perché allungare scene già chiare invece di aggiungere qualcosa che viene comunque accennato ma non approfondito? Il rapporto tra il re dei mari e la strega del mare sarebbe stato molto interessante da analizzare, proprio perché viene accennato un legame tra i due; eppure la scelta è stata quella di parlarne appena, invece di approfondirlo visivamente. In questo modo il nuovo remake live action risulta ancora più shot by shot, ovvero un “copia e incolla” dell’originale con poco materiale diverso a cercare di dargli un’identità sua.

La Sirenetta 3

I rapporti “umani” non sono forti abbastanza

Che siano rapporti tra esseri umani, tra sirene e tritoni o tra sirene e umani, i vincoli tra i personaggi di questo remake risultano spesso e volentieri più indeboliti rispetto a quelli nella versione animata. Esclusa la storia tra Eric e Ariel che, in effetti, viene analizzata più approfonditamente (per sottolineare che tra i due vige una conoscenza maggiore rispetto a quella mostrata nel lungometraggio d’animazione) i restanti rapporti sono lasciati più a loro stessi e chi ne soffre di più è il legame tra la Sirenetta e il padre. Il film del 1989 aveva reso lapalissiano con pochi frame l’affetto e l’amore che Tritone sentiva per la figlia piccola. Per quanto il sovrano dei mari sia un padre a tratti opprimente, è cristallino il suo amore per Ariel, basti guardare l’espressione animata da Andreas Deja e James Baxter dopo che il tritone ha distrutto la grotta della figlia.

Questo rapporto, spesso con comportamenti sbagliati, sia da parte dell’adolescente Ariel sia dell’iper protettivo Tritone, non è reso altrettanto chiaro nel remake live action. Il padre della Sirenetta è comunque affezionato a lei, e questo è chiaro, ma l’amore sconfinato non viene percepito dallo spettatore. La scena finale sarà comunque commovente, e probabilmente strapperà agli spettatori più sensibili una lacrima. Tuttavia, l’amore e l’affetto che l’animazione aveva reso tanto chiari e genuini sono ben lontani dall’essere apprezzati allo stesso modo. Nulla da togliere a Javier Bardem o ad Halle Bailey, che svolgono un ottimo lavoro, ma le riprese, la scrittura e il risultato delle scene, anche molto somiglianti con la controparte animata, non sono efficaci quanto la versione del 1989 (che con molto meno trasmette molto di più).

La Sirenetta 4

Le nostre conclusioni su La Sirenetta

Siamo forse sorpresi che questo remake live action funzioni meno del suo predecessore animato? Noi per niente. Questo non vuol dire che La Sirenetta del 2023 sia un brutto film. Il lungometraggio è godibile e sarà sicuramente apprezzato dai grandi fan. Il film gioca molto sull’effetto nostalgia e spesso riesce a ricordare le sensazioni percepite dallo spettatore durante il lungometraggio di animazione. Halle Bailey è una bellissima e adatta presenza e anche il doppiaggio svolto da Sara Labidi e Cristiana Cattaneo funziona molto bene su di lei (non sminuendo il lavoro originale). Mahmood se l’è cavata egregiamente, molto meglio di altri, nel doppiaggio del granchio Sebastian, che non disturba troppo lo scorrere del film. Le nuove canzoni sono carine e si vedono sia l’impronta del compositore originale Alan Menken sia della nuova aggiunta di Lin-Manuel Miranda (Hamilton, Il ritorno di Mary Poppins, Oceania).

La mossa della Disney di fare un blind casting non è stata affatto sbagliata. Halle Bailey è convincente nel suo ruolo. Tuttavia ci si chiede se una mossa più audace, come il creare una storia d’amore omosessuale tra la Sirenetta e una principessa fosse tanto difficile da compiere. D’altronde la fiaba originale di Andersen era basata sulla stessa vita dell’autore (omosessuale riconosciuto che aveva creato la giovane sirena a sua immagine e somiglianza, in quanto l’uomo si sentiva fuori luogo nella società ottocentesca). Per ora, purtroppo, rimarremo soltanto con questa curiosità non soddisfatta. Forse i tempi non sono ancora maturi, viste le reazioni negative solo per il colore della pelle della protagonista. Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sul sito Kaleidoverse.

68%

La Sirenetta è un film apprezzabile, che punta, come tutti i remake live action, sulla nostalgia del pubblico. Halle Bailey incarna molto bene il ruolo di Ariel e, sia a livello recitativo sia a livello di doppiaggio, ci sono sorprese positive. Purtroppo il film manca d'anima, come tutti i remake live action. La controparte a cartone animato risulta molto più vivace e godibile, pur durando 50 minuti in meno. La gioia, la verve presenti nel film del 1989 sono solo un lontano eco in questo remake che ogni tanto ricorda il suo predecessore ma tante volte lo fa rimpiangere. Di per sé non è un brutto film, ma tutto ciò che rendeva energico e brillante lo storico classico Disney rende questo lungometraggio o "già visto" o "non abbastanza". In poche parole, questo film piacerà a coloro che amano i live action e non piacerà a coloro che invece li disprezzano, così come è sempre stato.

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Attrice e appassionata di canto, cinema, animazione, fiabe e danze storiche. Ha studiato doppiaggio cinematografico e al momento si destreggia per entrare in quell'affascinante mondo. Laureata in Scienze della Formazione Primaria all'Università di Modena e Reggio Emilia, dove ha conseguito anche un dottorato di ricerca in Scienze Umanistiche. Bilingue inglese è appassionata di scrittura fin dal 2011 quando pubblicò il suo primo racconto "Confessione" nel libro "Il sogno di Agnese - L'inferno è Immobile".

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