Il mondo dei reality show prospera nei palinsesti e anche sulle piattaforme di streaming perché rappresentano finestre su particolari aspetti della società. Uno di quelli più abusati e declinati è l’amore, che fa schizzare alle stelle gli ascolti e coinvolge il pubblico. Nel corso degli anni si è visto, prima in TV e poi online, un fiorire di reality a tema che movimentano di molto le dinamiche di coppia e la vita dei single: Matrimonio a prima vista, Too Hot to Handle, Naked Attraction, Alta Infedeltà, Temptation Island e Blind Date sono solo alcuni dei più seguiti.
Anche Netflix ha dedicato tempo e risorse al comparto reality show, realizzandone di diversi, tra i quali c’è quello di cui parlerò in questa recensione. Si tratta di L’Ultimatum: Queer Love, in uscita il 24 maggio con le prime 4 puntate – in totale sono 10 e saranno distribute nell’arco di tre settimane. Kaleidoverse ha avuto il piacere di poterne guardare già 8 (le quattro puntate del 24 e le altre quattro del 31 maggio). Ovviamente gli spoiler sono fuori discussione, ma prima di concentrarci sulla serie – che è uno spin-off – c’è bisogno di fare mente locale: com’è impostato il mondo di L’Ultimatum?
Otto settimane per sposarsi
Le tre serie che appartengono al franchise di L’Ultimatum seguono tutte lo stesso iter. Una persona dà al proprio partner un ultimatum: convolare a nozze o lasciarsi. Il programma ha come obiettivo quello di aiutare a compiere questa scelta. Ecco quindi che un insieme di coppie inizia l’esperimento che in soli tre mesi cambierà le loro vite. Il primo passo consiste nel lasciarsi: da single frequenteranno gli altri concorrenti e dopo una settimana dovranno scegliere dei nuovi partner, con i quali sostenere un “matrimonio di prova”, ovvero una convivenza di un mese con questa nuova persona.
Dopo il matrimonio di prova si ritorna con il partner di partenza, e anche in questo caso si dovrà vivere un matrimonio di prova di un mese. Alla fine di questa lunga esperienza le coppie devono poi decidere se restare insieme, se lasciarsi o se andare via con una nuova persona. Oltre alla serie originale, come anticipato sopra, su Netflix è presente anche la versione francese, mentre quella che sto per approfondire ha come protagoniste cinque coppie americane queer formate persone non binarie.
L’Ultimatum: Queer Love – I matrimoni di prova
Il concetto alla base di L’Ultimatum: Queer Love (e delle altre due varianti) è molto interessante – anche se forse leggermente ricattatorio e fonte di incomprensioni e potenziali melodrammi. Dover frequentare forzatamente nuove persone, infatti, può essere chiarificatore per capire la direzione che si vuole dare alla propria vita di coppia, ma si tratta comunque di un’enorme prova di fiducia per entrambi i partner, sia per chi ha lanciato l’ultimatum che per chi lo subisce. Per questo motivo il primo episodio emana un’atmosfera strana e leggermente disagiante, comunicata dalle stessi concorrenti.
Accanto a questa sensazione c’è però anche la tenue fiammella che contraddistingue la nascita di nuovi legami e che spinge in avanti gli ingranaggi di quello che a tutti gli effetti è un esperimento sociale mediatico. Le interazioni tra le concorrenti e la scelta della coniuge di prova – azioni che occupano la prima parte dello show – servono a raccontare al pubblico che tipo di persona è la singola concorrente. Inserire delle perfette sconosciute in questo contesto, infatti, non serve solo a creare tensioni, ma anche a favorire l’apertura delle partecipanti davanti alle telecamere, fondamentali nei reality, che funzionano proprio basandosi sullo sguardo giudicante dello spettatore.
L’Ultimatum: Queer Love – Scavare in sé stesse
La parte più intrigante del reality – secondo chi scrive – non è la scelta del coniuge, né tantomeno l’accumulo di rancori che sfociano in scenate da Oscar, bensì il percorso di auto-analisi che prende piede. Tutte le partecipanti, infatti, sono invogliate a confidarsi, commentando i passi compiuti, ma il tema del programma rende tutto più complesso, doloroso e introspettivo. Vengono messe in discussione le motivazioni personali, i bisogni e i desideri più profondi della persona, che si espone permettendo al pubblico di empatizzare completamente con ciascuna di loro.
La maturità emotiva e l’autenticità agiscono da magneti nei confronti degli spettatori, che restano seduti a guardare perché sinceramente interessati allo sviluppo interiore delle persone in ballo. I cambiamenti e le discussioni intavolate – tranne qualche caso sporadico – non degenerano in urla senza senso e porte sbattute, ma hanno delle solide basi comunicative dalle quali bisognerebbe seriamente prendere esempio. Molto spesso in reality di questo tipo i litigi sono esplosivi e raramente portano da qualche parte, quindi questo approccio più consapevole è un cambio di passo gradito che resta dopo la visione.
Le nostre conclusioni sulla recensione di L’Ultimatum: Queer Love
L’Ultimatum: Queer Love riesce a coinvolgere anche chi non ama particolarmente i reality show perché, andando oltre i riflessi delle videocamere e oltre la bizzarria del programma stesso racconta storie reali e autentiche, nelle quali spiccano caratteri profondi e legami intensi e, soprattutto, la volontà di mettersi in gioco e scoprire nuovi lati di sé stessi. I vari passi del percorso infatti non servono tanto a confermare l’amore per il partner quanto la conoscenza di sé e la consapevolezza verso i propri desideri.
Voi cosa ne pensate? Siete fan di L’Ultimatum? Vedrete questa nuova versione? Io aspetto con ansia inattesa le ultime due puntate, che riveleranno le scelte finali delle coppie in gioco. Qualunque sia la vostra risposta, comunque, possiamo parlarne sui gruppi community (Facebook e Telegram). Inoltre, se volete supportare la nostra creazione di articoli e contenuti seguiteci anche sulle pagine social, dove vi teniamo aggiornati anche sulle anteprime stampa alla quali andiamo.
L'Ultimatum: Queer Love è l'ultima arrivata nella raccolta dedicata al fortunato reality show americano prodotto da Netflix. In questa versione - come si evince dal titolo - le coppie sono queer, ma i meccanismi che segnano il percorso sono gli stessi. La serie mostra agli spettatori un singolare viaggio di riscoperta del sé, in cui ogni concorrente si ritrova davanti alla necessità di compiere una scelta: sposarsi con la compagna attuale o cominciare un nuovo capitolo della propria vita (in compagnia o meno). Nonostante i meccanismi da reality spingano il pubblico a oggettivare le partecipanti è presente anche una componente emotiva massiccia, che rende L'Ultimatum: Queer Love un ottimo strumento per fare introspezione e capire sentimenti che normalmente, per la loro complessità, vengono accantonati.