In tempi recenti, sempre più piattaforme – Prime Video e Netflix in particolare – hanno ottenuto una maggior capillarità a livello mondiale. Non si punta più solo ai e sui mercati occidentali, ma anche su quelli orientali.
Come riporta il giornalista Patrick Brzeski in un articolo sul sito di The Hollywood Reporter “I contenuti cinematografici e televisivi provenienti dagli Stati Uniti e dalla Corea rimangono i due pilastri del consumo di video in abbonamento streaming nei mercati in crescita della regione Asia-Pacifico. Questo, secondo un nuovo rapporto della società di consulenza regionale Media Partners Asia.”.
Entrando nel particolare “I ricercatori coinvolti nello studio hanno utilizzato uno strumento di misurazione proprietario per valutare il pubblico SVOD nei dieci principali mercati dell’area APAC. Esclusi però l’India e il mercato altamente regolamentato della Cina. Questo, in un periodo che andava da gennaio 2022 a marzo 2023. I ricercatori hanno rilevato che i contenuti di origine statunitense rappresentano il 30% del totale dei contenuti visti dagli spettatori della regione. Invece, i contenuti coreani sono in testa a tutte le categorie con una quota del 40%”.
I cataloghi, dunque, si arricchiscono in maniera esponenziale di prodotti coreani e giapponesi, ma anche indiani. Scoop si rivela una delle scommesse più riuscite per Netflix nell’ambito della serialità indiana. La serie è disponibile su Netflix Italia dal 2 giugno 2023. I creatori sono il regista Hansal Mehta e la sceneggiatrice Mrunmayee Lagoo.
La sinossi
Jagruti Pathak, un’importante giornalista di cronaca nera, è la principale sospettata del terribile omicidio di un altro giornalista. Deve difendere la sua innocenza dall’interno di un centro di detenzione. Nel mentre, l’opinione pubblica si scaglia contro di lei. Tutto, sulla base della convinzione che abbia usato i suoi informatori malavitosi per uccidere il suo concorrente.
Scoop: una storia reale
La trama della serie – come confermano i titoli di coda dell’ultimo episodio – è basata su fatti realmente accaduti. Jagruti Patak non è altro che l’alter ego della giornalista indiana Jigna Vora. Jigna era una promettente giornalista della testata The Asian Age, giornale indiano che tratta sia notizie internazionali che interne. In particolare, all’interno della redazione la donna ricopriva il ruolo di editore capo nella sede di Mumbai. Ma la sua promettente carriera giunge ad uno stop improvviso.
Quando Jigna ha 37 anni, nel 2011, un sanguinoso evento scuote le redazioni di tutta l’India: l’omicidio del reporter Jyotirmoy Dey. In pochissimo tempo il nome di Jigna aveva cominciato a trapelare nelle indagine sotto la lista dei sospettati. Vora è passata così dall’avere un ottimo rapporto con la polizia di Mumbai – tanto che molti agenti erano suoi informatori – all’essere trattata come una criminale. In particolare, la giornalista veniva accusata di essersi avvalsa dell’aiuto di un boss della criminalità organizzata indiana, il gangster Chhota Rajan. Di conseguenza, dopo un processo lampo, Jigna finì in reclusione all’interno della prigione di Byculla, situata nel sud di Mumbai. Sono proprio le memorie dei suoi nove mesi di detenzione – pubblicate nel 2019 all’interno del libro Dietro le sbarre a Byculla: i miei giorni in prigione – che hanno dato vita alla serie.
Jigna Vora: l’intervista a The Times of India
L’ormai ex giornalista ha rilasciato un’intervista a The Times of India, nella sezione Entertainment, in cui ha parlato proprio di Scoop. Al momento dell’intervista, la donna non aveva ancora terminato la visione degli episodi ma si è detta “sorpresa dal fatto che Hansal Metha abbia adattato il mio libro” aggiungendo che “potrebbe essere un ottimo modo per far aprire gli occhi sulla questione. E le donne che come me hanno fatto fatica a farsi strada in un mondo di uomini potrebbero empatizzare”.
Rispondendo ad una domanda sul motivo per cui sia stata scelta come capro espiatorio in questo caso di omicidio, la stessa Jigna ha affermato “dopo ben dodici anni questa domanda ancora mi perseguita”. Al termine dell’intervista, la donna si rivolge infine a tutti quelli che si trovano tutt’oggi nella situazione in cui si era trovata lei: “ogni persona sotto processo ha una storia alle spalle. Noi, come società, dovremmo cercare di comprenderle e aiutarle”.
Scoop e le conseguenze esterne
La serie ha avuto una particolare rilevanza mediatica in India anche non solo per la veridicità della storia ma anche a causa di alcune particolari richieste arrivate direttamente da Chhota Rajan. Rajan, infatti, aveva fatto appello tramite il suo avvocato, chiedendo che il rilascio della serie venisse messo in stallo. La richiesta, dalle parole stesse dell’avvocato Mihir Desai sarebbe legata ad una questione di diritto d’immagine. Di risposta, come riporta un articolo di Hindustan Times, l’Alta Corte di Giustizia di Bombay ha respinto l’appello. Allo stesso tempo, è stato concesso a Rajan di denunciare l’utilizzo improprio della sua immagine, anche se non potrà rivalersi in alcun modo permanente sulla piattaforma.
L’ombra su Scoop: chi è Chhota Rajan?
Chhota Rajan, all’anagrafe Rajendra Sadashiv Nikalje, è stato uno dei maggiori boss che gestiva attività mafiose nella zona di Mumbai, inizialmente collaborando a stretto contatto con un altro famoso nome del crimine indiano, Dawood Ibrahim. Questo finché i rapporti non si spezzarono, principalmente per visioni diverse sulle motivazioni che li spingevano nelle loro attività criminali. Da quel momento nacquero due gang separate, impegnate in una guerra interna.
Rajan fu arrestato a Bali – dove si era rifugiato per sfuggire ai tentativi di assassinio da parte di Dawood – il 25 Ottobre del 2015. Le autorità indonesiane avevano contattato l’Interpol, la quale da tempo stava indagando sulla reale collocazione del boss. Il 6 novembre 2016, vi è stata la sua estradizione in India dove è detenuto tutt’ora nella prigione di Tihar.
Scoop: le nostre conclusioni
La natura stessa della serie televisiva, in generale, presume una drammatizzazione, in particolare quando la storia si basa su eventi realmente accaduti. In questo caso, drammatizzazione ha significato concentrarsi in particolar modo su due elementi: la condizione femminile all’interno del luogo di lavoro e quel grande e confuso mondo che è l’etica del giornalismo. Da una parte, la donna in carriera che viene trasformata in agnello sacrificale. Dall’altra, un sistema a volte corrotto e poco trasparente, ma che allo stesso tempo è dimora di grandi professionisti, con un’etica del lavoro invidiabile che, in alcuni casi, può rivelarsi fin pericolosa.
In conclusione, possiamo dire che – per quanto la serie non sia eccezionale dal punto di vista tecnico – ha tutte le carte in regola per essere non solo una visione godibile ma soprattutto un punto di partenza per una riflessione che va al di fuori dello schermo del nostro televisore.
Se volete rimanere aggiornati sulle prossime serie in uscita su Netflix – e non solo – seguiteci sul nostro sito. Per non perdervi nemmeno un articolo, ci trovate anche sui nostri profili social!
Scoop, serie indiana che ha trovato casa sulla piattaforma di Netflix, rappresenta un fiore all'occhiello per il crescente mercato della serialità orientale. Per quanto la serie non sia eccezionale dal punto di vista tecnico - recitativo, la cosa che colpisce maggiormente è la sua crudezza e il suo realismo. Non solo perché ispirato a fatti di cronaca nera realmente avvenuti, ma proprio per l'importanza e l'attualità delle tematiche, quali la deontologia giornalistica e la figura femminile in carriera.