Dal 30 agosto sono disponibili le prime tre puntate della nuova serie ambientata nel mondo di Star Wars, Ahsoka. Prima stagione in singolo dedicata alla ex padawan di Anakin Skywalker. Con una storia che riprende elementi dalle precedenti installazioni ambientate nella galassia lontana lontana. Essendo il personaggio di Ahsoka estremamente cross-mediale per chi ha già esperienza nel panorama seriale di Star Wars alcune cose potrebbero risultare ridondanti. Ma per chiunque cerchi di approcciarsi a tale prodotto senza un bagaglio risulta comunque godibile e organica. Ma svisceriamo meglio il tutto nella recensione.
L’avventura continua
Il tutto inizia nel più classico stile Guerre stellari, con un testo che scorre su schermo. Con questo testo si ha la possibilità di comprendere, per chi ha poca dimestichezza dei fatti antecedenti e buona parte delle situazioni preesistenti. A livello temporale il tutto è ambientato, come per The Mandalorian, qualche anno dopo Il ritorno dello Jedi, con la nuova Repubblica impegnata a restaurare la galassia dalle ceneri dell’Impero. In tutto questo si inseriscono le avventure di Ahsoka. Temporalmente successivo alla serie Rebels. Ritroviamo la ex-jedi in cerca di una mappa che potrebbe portarla a scoprire la posizione di un temibile nemico: il grand ammiraglio Thrawn. Un formidabile stratega e la possibilità per l’impero di poter rinascere dalle ceneri e riprendere potere nella galassia. Insieme all’ammiraglio sparì anche il Jedi Ezra Bridger amico e alleato di Ahsoka. Presto non si tratta solo di una missione di difesa e prevenzione ma anche di salvataggio e recupero.
Come precedentemente detto la serie è estremamente derivativa, a livello narrativo, da Rebels. Inserendo così lo spettatore quasi in medias res, contribuendo a un certo smarrimento per chi meno avvezzo alla serialità di Star Wars. Per fortuna tale sensazione è mitigata da diverse interazioni – altresì dette “spiegoni” – che permettono allo spettatore di far comprendere meglio gli avvenimenti precedenti e le importanti relazioni tra i vari personaggi. In tutto questo si inseriranno anche degli antagonisti inediti Baylan Skoll e la sua apprendista Shin Hati e insieme a loro l’inquisitore Marrok. Tre formidabili sith che daranno filo da torcere ad Ahsoka e la sua padawan ritrovata Sabine. Il tutto si inserisce perfettamente nelle narrazioni messe in piedi da Dave Filoni (autore e produttore di Rebels e The Mandalorian), infatti ci si trova in uno dei prodotti più “Filoniani” essendo figlia di Rebels. Cosa che riesce a dare un certo senso di continuità e organicità.
Classicità e modernità
La serie è di fatto una delle migliori qualitativamente parlando. Riuscendo a rivaleggiare abilmente con The Mandalorian. Soprattutto a livello visivo ci si trova in un terreno molto interessante che riesce – anche se ambientato dopo Il ritorno dello Jedi – a coniugare perfettamente modernità e classicità. Similmente a quanto già ben fatto da Andor, senza raggiungere livelli narrativi così alti. Mantenendo un alto ritmo d’azione con un ottima messa in scena. Un occhio di riguardo è da dare ai combattimenti con la spada laser che – anche se più lenti – risultano ben ragionati e coreografati permettendo così un’azione, dinamica, ma più pulita e coerente. Come suddetto è anche estremamente palese la connessione tra questo prodotto e le prime due trilogie. Non solo perché alcuni personaggi sono intrinsecamente legati a quei prodotti ma anche – e soprattutto – per i rimandi che lo spettatore può osservare frequentemente durante queste puntate.
Primo fra tutti l’addestramento che Ahsoka propone a Sabine; quasi preso di forza dall’episodio IV e applicato alla serie. Mostrando ancora una volta quanto Filoni sia concreto nel perseguire una produzione più classica e al contempo citazionista. Cosa che porta ad avere anche una regia ben strutturata ma dal sapore leggermente monotono, che brilla solo in determinati momenti di pathos. Momenti che nell’arco di queste tre puntate vengono utilizzati non sempre sapientemente. Soprattutto nella seconda puntata ci si trova con un cliffhanger finale che non ha nulla di catartico o ansiogeno. Poiché costruito in modo maldestro, visto che chiunque non sia all’asciutto di narrativa mediale sa come verrà risolto. Di fatti nella terza puntata risulta a mala pena un inconveniente che viene risolto in pochi minuti. Vanificando tutto il lavoro profuso per far arrivare quel momentro nella puntata precedente.
Le nostre conclusioni sulle prime tre puntate di Ahsoka
Ahsoka, in definitiva, risulta un buon prodotto. E un’ottima trasposizione dei personaggi che prima abitavano la sezione animata della serialità della galassia lontana lontana. Queste prime tre puntate si sono rivelate un buon punto d’accesso anche per chi non ha mai visto la serie rebels, data la mole di informazioni per mettere in pari tutti gli spettatori. Con un uso più saggio dei cliffhanger e alcune scelte narrative differenti e ci si poteva trovare davanti a un prodotto di alta qualità, purtroppo qualche inciampo non permette di agognare a tanto.
Ma grazie all’unione dell’estetica dela trilogia originale assieme alla giusta dose di narrazione moderna ne esce un prodotto valido. In conclusione un buon prodotto indirizzato in generale ai fan di Star Wars e in particolare ai fan delle serie animate come Rebels. Voi avete già visto tutta le puntate? Vi Sono piaciute? Siete in attesa delle prossime? Fatecelo sapere sui nostri social. Come sempre, vi invitiamo a leggerci su Kaleidoverse e a seguirci sulle nostre pagine social, dove pubblichiamo sempre contenuti. Se volete condividere con noi suggerimenti, consigli su nuovi film da vedere (ma anche anime, serie TV e videogiochi) o soltanto discutere delle ultime notizie, ci trovate sui nostri gruppi community, su Facebook e Telegram.