Assassinio a Venezia segna il terzo film di Kenneth Branagh che segue le vicende di Hercule Poirot. Ora conosciuti per le narrazioni su larga scala,a questi film variano per la loro qualità. Assassinio sull’Orient Express ha fatto subito colpo sul pubblico, ma la stessa cosa non si può dire riguardo al suo successore, Assassinio sul Nilo. Questo infatti ci lasciava con la domanda: abbiamo davvero bisogno di un altro film di Branagh nei panni di uno dei più famosi detective? Va notato che, a differenza dei suoi predecessori, questo film non condivide il nome del libro originale, Poirot e la strage degli innocenti. Questo è significativo perché Branagh ha portando Agatha Christie a un lato oscuro nuovo che sfiora l’horror.
Branagh, ancora una volta, mentre indossa sia le vesti di Hercule Poirot che da regista del film, assicura questa possibile digressione dagli altri due film con teatralità. Anche il supporto del cast accuratamente selezionato eleva il caso del detective da “un altro mistero di omicidio” a un “horror gotico” che indaga sull’esistenza dell’anima e della vita dopo la morte. Sia il punto di forza che la limitazione dei film di Poirot è che sai esattamente cosa stai ottenendo. Il periodo di tempo e il tono sono così scolpiti da richiedere un nuovo cast d’eccellenza e una nuova posizione scenica per differenziarsi l’uno dall’altro. Ma in questo caso Kenneth Branagh ha dato una sensazione incredibilmente diversa.
Assassinio a Venezia è un film horror?
Questa è la domanda che segue il film, e nonostante venga automatico classificarlo solo come crime e mistero, bisogna sottolineare che non segue “le solite regole”. Ci sono elementi, sui quali anche la campagna di marketing si è concentrata molto, che riguardano il classico horror paranormale. Nel film stesso, ci sono molti momenti di sorpresa e degli jumpscare ben riusciti. E quando lo si confronta con le precedenti puntate di Poirot/Branagh, questo decisamente è l’eccezione. Anche la scena centrale della morte è molto più viscerale ed esplicita rispetto ai due film precedenti.
C’è un’energia più inquietante, la trama è piena non solo di omicidi, ma forse anche di eventi paranormali e Poirot lotta per separare i fantasmi dalla realtà. Per sottolineare la stranezza, Branagh dà libero sfogo alla sua lunga debolezza per l’angolo olandese, inclinando la fotocamera in ogni direzione. Una meticolosa ricerca degli angoli più inquietanti del palazzo devastato dalla tempesta. Mentre il direttore della fotografia Haris Zambarloukos mantiene l’illuminazione tetra al punto giusto. Nonostante gli elementi che richiamano il genere, si potrebbe vedere questo film e concordare che non è in alcun modo un horror perché non è così spaventoso. Ma c’è stato di sicuro un evidente sforzo di commercializzarlo come tale.
Una deviazione sulla vita dopo la morte per concentrarsi sui problemi dei vivi
Assassinio a Venezia porta a riflettere sul concetto di anima e spiritualità, un argomento delicato e difficile persino per il più convinto ateo come Hercules Poirot. Un detective amareggiato che praticamente sogghigna a parlare con i morti. Green e Branagh gli danno anche un monologo sulla sua disillusione, un modo per rendere più umano un detective analitico che si affida agli elenchi. I bambini che vengono invitati alla festa di Halloween sono orfani di guerra e durante il film si parla di PTSD e della ricerca di una casa dove essere felici e non soffrire la fame. Il senso prevalente è che almeno alcuni di questi personaggi ucciderebbero letteralmente per tornare ad essere quello che erano prima.
Il cast dona al pubblico una performance spettacolare, nonostante risulti corale e da contorno a Poirot. Eccezione, quasi, fatta per Michelle Yeoh, che interpreta la sensitiva Joyce Reynolds e ci fa quasi credere che sia tutto vero. Branagh naviga nella percezione della realtà persa di Hercule, abbinato ad Ariadne, autrice chiassosa e astuta desiderosa di sfidare il suo amico di lunga data. Jude Hill si distingue ed emerge dal gruppo; il suo saggio Leopold porta un affascinante precocità per i suoi anni.
Le nostre conclusioni su Assassinio a Venezia
Assassinio a Venezia ha un approccio nuovo, ma non rompe con le convenzioni e non sprofonda completamente nell’horror. Si adatta perfettamente in linea con le puntate precedenti, ma Branagh gli dà un vantaggio con lo stile inquietante che evidenzia la lotta interna del protagonista con l’identità. Sono i personaggi e la splendida produzione gotica che danno il benvenuto all’autunno e ai primi sussurri di Halloween. Suggestivo e coinvolgente, Assassinio a Venezia è un’esperienza davvero inquietante se si è disposti a sottoporsi ad essa. Ogni lettera segnata nella macchina da scrivere della seduta spiritica è un colpo fragoroso, mentre le ombre si muovono in forme terrificanti sulle antiche mura del palazzo e la pioggia cade senza pietà all’esterno, trasformando i canali in un mare arrabbiato che intrappola i protagonisti all’interno dell’edificio.
In alcuni punti, il film fa troppo affidamento sull’ambientazione così meticolosamente costruita, ma appaga con la tensione che si accumula fino alla fine. Pur non essendo particolarmente innovativo, il film è incredibilmente di buon gusto mentre gioca le sue carte, riguardo l’ambientazione e la narrazione, abilmente. Non c’è dubbio che Branagh abbia imparato dagli errori precedenti, alzando il livello della saga e offrendo un classico di Halloween istantaneo. Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei manga, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sui nostri canali social Instagram, Facebook e TikTok e seguiteci su Kaleidoverse e sul nostro canale YouTube.
Assassinio a Venezia gioca con ambientazioni e riprese inquietanti, scene che fanno rabbrividire e ti lasciano con il fiato sospeso in attesa di quello che verrà dopo. Non si può negare che Branagh abbia giocato con l'horror, anche se il film non è propriamente spavento, c'è qualche jump scare ben riuscito. L'atmosfera e il cast riescono a far risaltare una narrazione che, per natura del genere, rischierebbe di risultare banale, un po' come gli elenchi. Questo terzo film supera gli altri due e riscatta Branagh che batte un cinque ad Agatha Christie