Non potevamo chiedere di meglio se non una serie coi fiocchi come Blue Eye Samurai, prodotta da Netflix, scritta da Amber Noizumi e Michael Green e animata da Blue Spirit. Michael Green è stato co-sceneggiatore di film del calibro di Logan- The Wolverine o Blade Runner 2049 di Denis Villenueve. Non dimentichiamoci la scrittura per alcuni episodi delle serie Smallville, Heroes o la più acclamata American Gods. Questa serie è davvero un gioiello sia dal punto di vista grafico che narrativo. Nel doppiaggio in lingua originale troviamo nomi del calibro di Brenda Song (l’iconica London Tipton in Zack e Cody al Grand Hotel) che dà la voce alla principessa Akemi, oppure Kenneth Branagh (Gilderoy Allock in Harry Potter e la Camera dei Segreti) nei panni di Fowler.
La nostra protagonista Mizu, donna dagli occhi azzurri freddi come il ghiaccio, dovrà percorrere un cammino che già prima di iniziare sarà cosparso di sangue. Appena visto il titolo e il trailer è stato immediato il rimando a Kill Bill ma più nello specifico il manga a cui si ispira la storia ossia Lady Snowblood. Entrambe sono donne mosse dalla vendetta, seppur per motivi diversi, ma hanno questo obiettivo comune. Sia Mizu che Oyuki, la protagonista del manga citato, seguono e percorrono una via che è già intrisa di sangue a cui vanno ad aggiungere quello che faranno versare loro. Potrebbe essere che Amber e Michael si siano ispirati anche loro a quel manga ma, speriamo vivamente, che non sia così. Non tanto perchè non ci piacerebbe l’idea ma semplicemente non si darebbe il giusto peso che in realtà quest’opera merita fino all’ultimo grammo.
La trama di Blue Eye Samurai
Siamo in Giappone, nel periodo Edo, più precisamente nell’anno 1633 e la nostra protagonista ha una particolarità che la rende un demone agli occhi degli altri: gli occhi azzurri. Questa sua peculiarità è vista male non tanto per il colore in sé ma perché frutto di un incrocio tra un europeo e un giapponese. Nel periodo in cui è ambientata la serie viene sottolineato come fosse un abominio questa cosa e soprattutto che il frutto di tutto ciò non debba vivere.
Mizu ha preso molto sul serio questo suo “difetto”, tanto da volersi vendicare con quello che ne è stato l’artefice ovvero suo padre Fowler. La donna, dall’aspetto androgino, voterà la sua esistenza alla vendetta e quindi alla ricerca di quell’uomo che le ha donato questa pena infernale. Si allenerà con la spada fino a diventare davvero un demone, come veniva già definita per via degli occhi, e chiunque la sfidi va incontro a morte certa. La trama non viene presentata tutta in una volta, ma viene snocciolata pian piano attraverso vari flashback che aggiungono sempre più elementi a completamento del background della protagonista.
L’accuratezza nei dettagli
Agli occhi dei più attenti non sarà sfuggita l’accuratezza nei dettagli o anche delle scene volte a richiamare altri anime. Andiamo in ordine e partiamo dalla forgiatura della spada. Non so quanti di voi abbiano mai visto Il fuoco di spade (programma TV dove forgiano spade/coltelli) ma sicuramente non sarà passato inosservato l’uso di un paio di tecniche atte a rendere migliore la lama sia nella struttura che nell’estetica. Parliamo infatti della tecnica San Mai usata per rinforzare la costa (parte opposta al filo della lama) e dell’effetto damascato. La citazione, voluta o non voluta, è dagli anime di Naruto o Dragonball. In una scena vedremo Mizu togliersi i pesi da polsi e caviglie e questo cosa ci ricorda se non lo scontro Rock-Lee/Gaara o Goku/Tensing?
Se vogliamo parlare degli scontri all’interno della serie non possiamo che far un grande applauso a Blue Spirit per il lavoro egregio che ha messo in scena. Le sequenze nei combattimenti sono fluide, talmente fatte bene da sembrare di assistere dal vivo. I movimenti di Mizu così come di tutti gli antagonisti sono precisi, puliti e a volte davvero assurdi anche il solo pensarli ma comunque veritieri. Ci sono anche delle sequenze con viste dall’alto, viste laterali e anche in queste la resa grafica è davvero uno spettacolo per gli occhi.
La vendetta come motivo di vita
Quello su cui dobbiamo riflettere è il motivo per cui esiste questa serie e la storia su cui è basata. Dobbiamo pensare a perché abbiamo una donna che tutto d’un tratto prende la sua katana e inizia a cercare notizie di suo padre. Inoltre non dobbiamo lasciarci sfuggire il dettaglio dei suoi occhi che, in epoca moderna sono rari e apprezzatissimi, mentre nel diciassettesimo secolo venivano visti come un difetto e nemmeno tanto indifferente. Il senso di vendetta è smosso proprio dal colore dei suoi occhi, essa li vede come un torto fattole apposta, ma sappiamo che non è così che funziona la genetica.
Valore molto importante per la nostra protagonista e per la maggior parte dei personaggi è l’onore (classico in una trasposizione nipponica). Mizu lo sa bene e spesso preferisce ferire più quello che il fisico, punto a favore che in certi momenti la rende quasi umana pur essendo una macchina da guerra armata di katana. Non ha paura di niente e di nessuno, non si fa mettere i piedi in testa nemmeno dal signorotto di turno, niente di niente. La nostra protagonista è sempre ferrea in ogni cosa che fa anche se a volte lascia trasparire il suo lato emotivo ma sono davvero rare queste occasioni.
Le nostre conclusioni su Blue eye samurai
Non possono che essere più che positive le nostre conclusioni su Blue Eye Samurai. Se da poco abbiano avuto un’altra serie ambientata in Giappone (Onimusha) che ha dalla sua il comparto grafico, qui abbiamo un tripudio tra grafica e sceneggiatura. La trama regge in tutti gli 8 episodi risultando ben strutturata, mai prolissa ma nemmeno povera di caratterizzazione per ogni personaggio incontrato. Potremo provare quasi compassione addirittura per Fowler anche se, vedrete poi nella serie, che non la meriterebbe. Eppure è scritto talmente bene che un evento vi farà provare quell’emozione per lui, un millisecondo ma la proverete.
La nostra eroina dai tratti androgini porta sulle spalle non solo il proprio fardello, ma anche la magnificenza della serie costruita su di lei. Possiamo dunque ritenere che Blue Spirit abbia fatto un’opera davvero meravigliosa e che i due coniugi Amber e Michael siano stati altrettanto bravi nella scrittura della storia e dei personaggi. Quello che è uscito dalla mente della coppia, unito alla sapienza della casa d’animazione, ha creato uno dei migliori prodotti visti recentemente sulla piattaforma di streaming. Diciamo che dove non è arrivato Onimusha ci ha pensato Blue Eye Samurai, senza sminuire la prima serie ovviamente ma le mancava qualcosa che invece questa ha: una trama solida.
Ed eccoci arrivati alla fine per vostro grande dispiacere ma non disperatevi! Sul nostro sito di Kaleidoverse potrete trovare altre recensioni tra cui il nuovissimo film Wish, per il quale abbiamo partecipato all’anteprima, o la serie su Onimusha. Potete farci sapere le vostre opinioni attraverso i nostri canali social Facebook e Instagram. Unendovi alla nostra community di Telegram non vi perderete nessuna recensione grazie al costante aggiornamento sulle nuove uscite. Non mi resta che salutarvi e vi aspettiamo numerosi, alla prossima recensione!
Ciò che abbiamo visto in questa serie lascia a bocca aperta. Il prodotto è di grande impatto visivo e narrativo, azione e sentimento sono mescolati alchemicamente con una precisione tale da rendere perfetta la miscela che ne esce. Il risultato è indubbiamente una bomba non pronta ad esplodere ma già innescata e ciò a cui assistiamo è il danno da lei creato. D'altronde non potevamo aspettarci di meglio dato che alla scrittura e sceneggiatura troviamo il nome di Michael Green, senza nulla togliere alla coniuge. Sicuramente gli appassionati del genere non devono farsi sfuggire questa serie e dovrebbero provare a scovare quanti più riferimenti ad altre opere all'interno di questa. Noi ne abbiamo scritti alcuni ma ce ne sono altri che non sfuggiranno agli occhi più attenti, sta a voi trovarli! Il finale lascia presagire non una ma almeno due stagioni a seguito di questa, chissà perché diciamo così. Andate a scoprirlo da soli e non ve ne pentirete. Ci auguriamo in un rinnovo da parte di Netflix per almeno la seconda stagione perché se lo merita a mani bassissime e anche di più. Serie del genere, poco sponsorizzate dalla piattaforma, meriterebbero una maggior considerazione dal pubblico oltre che a quello già appassionato del genere.