È arrivata sulla piattaforma di Disney Plus la nuova serie del MCU, Echo. E, al contrario di quanto ci ha abituato la metodologia seriale della casa delle idee, le puntate saranno rilasciate tutte assieme il giorno d’uscita. Abbiamo potuto visionare in anteprima le prime tre puntate della serie. Che adduce il non semplice onere di riportare – dopo le apparizioni in She-Hulk e Hawkeye – sul piccolo schermo due personaggi molto amati: Daredevil e Kingpin, interpretati ancora una volta da Charlie Cox e Vincent D’onofrio. Per quanto il marketing della serie è incentrato sui suddetti personaggi, Echo risulta un personaggio e una serie che si regge tranquillamente sulle proprie gambe. Ma svisceriamo meglio la cosa nella recensione.
Ritorno a casa
Fin dai primi minuti Echo è un prodotto che mette subito in chiaro dove vuole andare e che genere di storia vuole raccontare. Ci viene mostrata la genesi dell’essere umano o più precisamente la genesi della tribù di Maya. Per poi passare con una veloce carrellata gli eventi che sono già noti a chi ha visto la serie di Hawkeye. Si verrà introdotti al passato di Maya. Di come è cresciuta in Oklahoma tra la sua tribù e del perché del suo trasferimento a New York in giovane età assieme al padre. Nella città che non dorme mai verrà introdotta al mondo del crimine organizzato, fino – dopo la morte del padre – a finire sotto l’ala protettiva di Kingpin, come sua favorita. Questo però la porterà a scoprire che la morte del padre era stata escogitata da Kingpin stesso. Con questa consapevolezza rintraccia il re della criminalità di NY e dopo un attimo gli pianterà un proiettile nell’occhio.
Chiusi tutti i conti aperti a NY, compresa la – presunta – morte di Fisk; Maya intraprende il viaggio verso la sua città natale in Oklahoma. Qui con l’appoggio di alcuni componenti della sua famiglia muoverà guerra al rimanente impero del defunto Fisk. Così da prendere il posto che le spetta – da figlia putativa – dopo la morte del re: il posto di nuova regina. In queste prime puntate viene presentato allo spettatore un impianto narrativo molto interessante che si snoda tra passato remoto, passato recente e presente. Una linea narrativa – e temporale – che non coprirà solo la storia di Maya ma anche quella delle sue antenate. Cosa che permette anche un agile svincolamento dal genere di appartenenza della serie, che si attesta tranquillamente sul genere Crime piuttosto che su quello supereroistico. Per quanto alcuni elementi rimangano ancorati ad una narrazione prettamente di stampo Fantasy, la narrazione di queste tre puntate spazia dal crime, al western fino al racconto mitologico/folkloristico.
Visione e realizzazione
Come detto poc’anzi la narrazione si snoda oltre le (dis)avventure di Maya. Questo permette di utilizzare cambi di ritmo e di imprimere ad ogni sezione divergente una identità propria. Di fatto ci si trova, anche nella stessa puntata, a vedere due registri stilistici totalmente opposti l’uno all’altro. Fino ad arrivare ad un vero e proprio cambio di rotta, mostrando allo spettatore una forma e una definizione stilistica che rientra nei canoni del cinema muto degli anni ‘30. Per quanto queste scelte siano importanti e fondamentali per dare una identità unica alla serie, mostrano il fianco ad alcune debolezze non direttamente correlate. Se nelle sezioni divergenti dalla normale narrazione la regia è più che buona, nelle restanti parti – le più ordinarie – non viene regalato nessun entusiasmo. Risultando piatte ed eccessivamente monotone. Andando a creare un dualismo stilistico che non giova al prodotto nella sua interezza. Che così facendo risulta come limitato dal bisogno di standardizzazione, che appare in più marcato contrasto in funzione delle parti più singolari.
Purtroppo alcune parti sono afflitte da un terribile uso della cgi. Oramai diventato un vero e proprio tratto distintivo delle serie targate Marvel. L’effetto viene mitigato da un uso prevalentemente in ambienti scuri o in scene notturne. Ma anche un occhio poco allenato può notare il distacco estremamente marcato che si viene a creare tra gli attori in scena e lo sfondo ricreato con la computer grafica. Vanificando l’intento di alcune scene d’azione poiché porta ad una naturale scomparsa della sospensione dell’incredulità. Tutto questo ha dei contraltari qualitativi – oltre le singolarità registiche – che sono: le prove attoriali e le scene di combattimento. Le prime sono semplicemente superbe. Partendo da Vincent D’Onofrio che in queste prime tre puntate ha una presenza marginale ma che riesce – grazie alla sua interpretazione – a gettare un ombra di minaccia anche quando non è fisicamente presente.
Coordinazione e Concretezza
Da lodare anche l’interpretazione di Alaqua Cox che riesce a dare il giusto peso emotivo alle scelte e ai modi di Maya, portando sul piccolo schermo un personaggio reale e tridimensionale. Aiutata in egual modo da un cast di comprimari di tutto rispetto, soprattutto Graham Greene e Chaske Spencer che con le loro interpretazioni riescono a rendere il tutto più credibile e coeso. Perfetti contro altari alle narrazioni più mistiche o supereroistiche. Parlando di Echo è impossibile non parlare della cura che è stata messa nelle scene di combattimento. Il coordinatore delle scene è Mike Wilson che ha lavorato nello stesso ruolo a serie del calibro di Banshee e anche in pellicole come Old Boy. Questa esperienza si fa notare, le scene sono ben studiate e coordinate, anche se a volte più lente di quanto ultimamente il genere action ha abituato lo spettatore, ma risulta in definitiva un pregio rendendo l’azione più leggibile e chiara per chi la visiona.
Degli ultimi appunti alla serie sono importanti da fare, che non rientrano prettamente nell’aspetto tecnico. Difatti la serie – una delle poche – oltre a valorizzare e trasmettere un rappresentazione della disabilità sana e non saturata da del buonismo né trattata in modo superficiale si fa anche vessillo di alcune scelte di casting interessanti e in parte inconsuete per produzioni di questo tipo. E non si parla solo della scelta – ovvia – di mettere sul progetto attori nativi americani ma anche quello di scegliere un cast che non rientra nei classici canoni di bellezza hollywoodiana. Spesso, sia per gli interpreti femminili che maschili, lo spettatore viene messo davanti da attori che si allontanano dal canone Marvel, fatto di Scarlett Johansson e Chris Hemsworth vari. Che riesce a trasmettere un senso estetico e di bellezza che eleva altri canoni, più umani e nella loro naturalezza reali e concreti, pieni di calore umano invece di fredda perfezione.
Le nostre conclusioni sulle prime tre puntate di Echo
Questa volta la Disney ha messo di fronte allo spettatore una serie che si avvicina molto alle atmosfere e ai temi delle serie Marvel targate Netflix. Presentando al pubblico una serie dai toni maturi e con una violenza non più celata dietro un rating Pg-13. Per quanto ambientata sempre all’interno della continuity del MCU Echo cerca di distanziarsi dalle atmosfere più supereroistiche e cacofoniche a cui ci hanno abituato i lungometraggi. Strutturando il tutto come una serie a tinte crime con alcuni elementi mistici. Difatti questa è la più grande forza di questo prodotto. Se si andasse ad eliminare qualunque riferimento al MCU e i suoi personaggi più di spicco venissero sostituiti da personaggi originali, rimarrebbe in ogni caso una solida serie crime/thriller.
Per quello che si ha avuto la possibilità di vedere fino ad adesso Echo rientra in quella piccola nicchia di prodotti Marvel che merita di essere osservato con attenzione. Se le aspettative verranno ripagate ed il tono generale rimane impostato sullo stesso stile di queste prime tre puntate ci si troverà davanti ad un ottimo prodotto. Si potrà giudicare meglio con il prodotto nella sua interezza. Siete interessati alla serie? Avete visto i primi episodi? O vi siete immersi in un binge watching della serie? Fatecelo sapere sui nostri social e nei commenti. Come sempre, vi invitiamo a leggerci su Kaleidoverse e a seguirci sulle nostre pagine social, dove pubblichiamo sempre contenuti. Se volete condividere con noi suggerimenti, consigli su nuovi film da vedere (ma anche anime, serie TV e videogiochi) o soltanto discutere delle ultime notizie, ci trovate sui nostri gruppi community, Facebook e Telegram.