Due nuove puntate di True Detective: Night Country sono disponibili su Sky e NowTv, gli episodi 3 e 4, con i quali si è arrivati al mid-season e si è superato. Trovandosi ormai la produzione oltre il mid-season ci sono varie cose che vanno definendosi e altre che stanno andando a rilento rispetto al secondo episodio. Ci si trova di fronte ad un passo indietro rispetto alle puntate precedenti. Ancora una volta Issa López – regista e sceneggiatrice della serie – si concentra su temi , problematiche e situazioni che non giovano alla macro trama della serie né al microcosmo narrativo della puntata stessa. Svisceriamo meglio il tutto in questa recensione della terza e quarta puntata.
Famiglia e fardelli
In queste due nuove installazioni di True Detective: Night Country ci si trova ancora una volta ad esplorare le vite, e le ossessioni, delle due protagoniste il capitano Liz Danvers (Foster) e la Detective Evangeline Navarro (Reis). Dopo il ritrovamento da parte delle due agenti del filmato della morte di una delle vittime, i nuovi episodi – in particolare il terzo – riprendono la storia da lì. Con il capitano Danvers quasi ossessionata dal capire cosa succeda in quei pochi frame. Mentre è sempre più impegnata a combattere i suoi problemi con la figlia e i suoi rapporti con i subordinati e il suo superiore, un sempre ottimo Christopher Eccleston.
L’agente Navarro dal canto suo contribuisce alle indagini come le è possibile, ma anche lei in queste puntate – in particolare nella quarta – sarà tenuta ad affrontare i demoni della sua famiglia e dell’eredità che essi portano. In particolare la gravosità ed il peso che hanno sulla sorella, qui vero e proprio fulcro narrativo intorno a cui girano le vicende della quarta puntata. E anche il perno su cui girerà l’intero impianto paranormale della puntata. Tematica fondamentale con cui Lopez pressa molto lo spettatore. Che porta ad un naturale allontanamento dalla strutturazione prettamente di stampo Thriller e mistery per virare quasi totalmente verso una narrazione paranormale.
Terreni inesplorati
Ancora una volta, e molto più che nelle puntate precedenti, si comprende la confusione e l’inconsistenza della narrazione messa in piedi dalla produzione di questa stagione di True Detective. La sceneggiatura di Issa López in queste due puntate mostra tutte le debolezze che aveva esposto nella prima puntata. Ci si trova davanti ad una grande narrazione fallace. Che relega l’avanzamento dell’intreccio agli ultimi dieci, quindici minuti di puntata. Con delle puntate dalla durata media di poco meno di un’ora, rende tutto estremamente lento e letargico. Perdendo un enorme opportunità di stratificare e spargere i punti focali della storia in momenti più strategici e consoni ad una narrazione episodica e televisiva. Come detto poco sopra in queste due puntate si punta molto sulla componente soprannaturale.
Per quanto sia sempre stato parte della mitologia della serie in ogni sua incarnazione in questa nuova installazione se ne fa un uso molto più intensivo. Quello che era un elemento di contorno diventa – in queste ultime due puntate – estremamente centrale. A tal punto da eclissare quasi nella sua totalità l’intreccio principale. Rendendolo l’unico interesse della narrazione in atto. Cosa che si traduce in un ancor più problematico incedere delle puntate. Risultando in tre quarti d’ora di presenze soprannaturali e un quarto d’ora finale in cui si manda avanti la trama principale. Rendendo l’elemento soprannaturale si centrale ma solo in funzione a quanto può distrarre lo spettatore dal fulcro e dal motivo principale per cui si visiona la serie e le puntate in questione. Costruendo una tensione che poi non sfocerà mai in un qualcosa di compiuto nella puntata successiva. Perché ci si trova di fronte alla stessa gestione temporale-narrativa inconsistente.
Terre oscure
In conclusione, si assiste ad un mid-season e successivo episodio sottotono. Anche e soprattutto in relazione a quanto di buono era stato fatto nella seconda puntata. Palesando con questi due episodi quanto la scrittura, nel concentrarsi sulle questioni personali delle protagoniste, sia inconsistente. Allungando il brodo e spalmando una narrazione – che poteva essere risolta in minor tempo e con un ritmo più serrato e coinvolgente – in un’ora di puntata. Usando il soprannaturale per gestire e giustificare delle inconsistenze e mancanze sia tecniche che espositive. Ritrovandosi oltre il mid-season con una serie che graverà il peso della conclusione inevitabilmente sulle ultime puntate per dare un senso compiuto a tutto il lavoro messo in atto finora.
Trovandosi dopo quattro puntate a cercare ancora un’identità e una narrazione precisa che vuole indirizzare lo spettatore verso una tematica o un significato. Ma che per quanto fatto finora fatica ad essere individuato. Rendendo il tutto superfluo e dimenticabile. Siete interessati alla serie? Avete visto questi due nuovi episodi? O aspettate tutte e sei le puntate per vedere la serie? Fatecelo sapere sui nostri social e nei commenti. Come sempre, vi invitiamo a leggerci su Kaleidoverse e a seguirci sulle nostre pagine social, dove pubblichiamo sempre contenuti. Se volete condividere con noi suggerimenti, consigli su nuovi film da vedere (ma anche anime, serie TV e videogiochi) o soltanto discutere delle ultime notizie, ci trovate sui nostri gruppi community, Facebook e Telegram.