Immagina la scena. Hai concluso una lunga ed estenuante giornata di studio/lavoro. Ora sei a casa, magari durante la serata sei uscito con degli amici, oppure hai deciso di goderti un film su qualche piattaforma di streaming. Inizi a sbadigliare, prendi quasi automaticamente il telefono e leggi l’orario: l’una di notte. È il momento di dormire. Infili il pigiama, ti lavi e ti stendi, facendoti avvolgere da delle morbide lenzuola. Forse fa freddo, ma un piumone risolve il problema. Chiudi gli occhi. Non riesci a dormire. Inizi quindi a girarti, ti metti su un fianco, sull’altro… provi tutte le posizioni possibili finché, a un certo punto, una luce inizia a spuntare dalla finestra. Il sole sorge e tu non hai chiuso occhio. Sei in grado di immaginare quanto possa essere estenuante? Il protagonista del film L’uomo senza sonno ci riesce, perché vive questa sensazione da più di un anno.
Di cosa stiamo parlando?
L’uomo senza sonno (The Machinist in lingua originale) è un film del 2004 diretto da Brad Anderson e con protagonista Christian Bale, alias Trevor Reznik. Pur non conoscendo il personaggio principale all’inizio della storia, capiamo subito come qualcosa non vada in lui, non solo perché la prima è una scena avvolta dal mistero che comprenderemo solo alla fine, in cui egli sembra in procinto di nascondere un cadavere, ma perché ha un volto e un fisico che trasmettono una malattia. Christian Bale ha infatti dovuto perdere ben 25 chili per interpretarlo. Non potrete non sentirvi male ogni volta che egli, senza una maglietta, mostrerà un fisico quasi cadaverico. Anche la fotografia, elaborata, vuole trasmettere queste sensazioni di malessere, rimanendo costantemente su una tonalità di grigio. Insomma, cominciamo benissimo!
Trevor ci viene presentato come un personaggio da una vita non proprio tranquilla: frequenta regolarmente una prostituta, lavora come operaio in una fabbrica ma non ha rapporti con i colleghi se non durante gli orari di lavoro e, dulcis in fundo, ha il problema di soffrire di insonnia da oltre un anno. Proprio per questo ci viene presentato con un aspetto così malaticcio, tanto che la suddetta prostituta, Stevie, afferma “se fossi più magro non esisteresti”. Insomma, lo stress mentale ovviamente ricade anche sul suo fisico. Durante il film, questo “uomo senza sonno” inizierà anche a frequentare una cameriera, nonché madre di un ragazzino.
Un po’ di informazioni sul sonno
Conoscete la funzione del sonno? Sicuramente sapete che non dormire provoca stanchezza, ma a livello fisico sapete cosa succede? Esso promuove lo sviluppo cerebrale e le funzione cognitive, nonché l’eliminazione di “sostanze di scarto”. È come se mentre dormissimo il cervello si ripulisse. Inoltre aiuta l’apprendimento, la concentrazione, l’attenzione e anche la capacità di partecipare attivamente alla vita sociale. Stabilizza anche l’equilibrio psico-emotivo delle persone sia a livello di umore che riducendo ansia e stress.
Quindi, l’insonnia cosa provoca? Prima di tutto il cervello tende, quando l’assenza di sonno è prolungata, ad auto-danneggiarsi: la pulitura di cui parlavo prima si iperattiva ed elimina non solo il materiale di scarto ma anche ciò che non dovrebbe. Tutto ciò favorisce l’insorgenza di malattie neurodegenerative future, ma anche problemi relativamente più immediati come l’aumento di peso, una compromessa facoltà di giudizio, depressione, scarsa memoria, calo di energie, di libido e difese immunitarie e sbalzi d’umore. Un consiglio? Stasera andate a dormire presto e recuperate un po’ di sonno.
L’uomo senza sonno: ansia e mistero dominano il film
Nella pellicola tutto ci porta sulla stessa via: l’insonnia di Trevor è la causa di tutti i suoi problemi. A livello personale, sul lavoro, nelle relazioni amichevoli. La pena che si prova nei suoi confronti è orribile: durante la notte per sopperire alla mancanza di sonno lo vediamo passare del tempo davanti alla televisione, legge quello che al giorno d’oggi definiremmo “un mattone” (L’idiota di Dostoevskij), usa addirittura uno spazzolino per pulire lo spazio tra le mattonelle del bagno. Non avendo molte amicizie, passa parecchio tempo in un bar dell’aeroporto a chiacchierare con una cameriera davanti a un caffè e a un pezzo di torta.
Pian piano lo vediamo degenerare fino ad avere vere e proprie allucinazioni e diventare incredibilmente paranoico. La pellicola però non può renderci la vita così facile. Se in un primo momento siamo più che sicuri che il protagonista abbia semplicemente bisogno di qualche camomilla in più, ci basta poco per diventare paranoici come lui. Trevor trova bigliettini in giro per casa che non ha scritto, scopre che una persona con cui parla non è chi dice di essere e non capisce cosa voglia… ma è tutta un allucinazione o davvero qualcuno ce l’ha con lui?
Il viaggio all’interno del film è tanto a livello di trama quanto nella mente di Trevor. Nel primo caso parliamo soprattutto di mistero e suspense, rimanendo attaccati allo schermo perché abbiamo la consapevolezza del fatto che non capiremmo nulla senza arrivare alla fine. Un discorso simile si fa per la mente del protagonista: abbiamo le sue stesse domande, lo vediamo pian piano peggiorare nelle sue paranoie – probabilmente proprio per questo la pellicola si svolge dopo un anno in cui non dorme e non dopo qualche settimana o mese – e alla fine del film, quando tutto sarà chiaro, fidatevi, imploderete.
Un film da Oscar?
Qualche piccolo difetto a livello di trama c’è e, sebbene non rovini assolutamente la visione, è necessario nominarli. Prima di tutto è incredibile vedere come un uomo così fisicamente emaciato riesca a sopportare un pugno nello stomaco senza rompersi delle costole. Rimanendo su questa lunghezza d’onda, una scena che mi ha fatto molto ridere è simile: dopo un grave incidente vediamo Trevor conversare con dei poliziotti che, a un certo punto, si ritrovano a doverlo inseguire. Come sia possibile che lui riesca, con il suo fisico e con le ferite che ha in tale momento, a seminare delle persone addestrate e in forma è una cosa veramente surreale.
Il difetto di trama un po’ più grave, a mio avviso, è in una mancata spiegazione. Ovvero, non si comprende bene se Trevor abbia passato un intero anno senza dormire o se, detto semplicemente, riesca a fare qualche pisolino ogni tanto. Ciò è importante perché nel primo caso staremmo parlando di una pellicola con un elemento innaturale: non si può assolutamente non dormire per un anno, ma allora perché non specificare che qualche volta Trevor si addormenta, magari in posti insoliti e per poco tempo? Indipendentemente da ciò, per poter spiegare altri aspetti psicologici della trama mi dispiace ma sono costretta a fare degli spoiler. Se avete visto il film o questi non vi interessano proseguite la lettura senza problemi, altrimenti passate oltre. Insomma, spoiler alert.
L’uomo senza sonno e Freud
La bellezza della pellicola si può riassumere nei suoi ultimi 15-20 minuti, ovvero quando i pezzi del puzzle si incastrano e tutto viene chiarito. Qualcuno perseguitava davvero Trevor? La sua insonnia era la causa di tutto? I bigliettini che si ritrovava in giro per casa chi li ha scritti? Erano solo allucinazioni? Spettatori, tutte le risposte si racchiudono in una sola parola: rimozione. Un processo psicologico che, spiegato in un modo un po’ superficiale, agisce quando un certo episodio della nostra vita è così traumatico ed insopportabile che la nostra mente lo chiude in un cassetto, ma non troppo bene. È uno dei più importanti meccanismi di difesa teorizzati da Freud, chiamati così proprio perché ci vogliono difendere.
Scopriremo che Trevor, prima che la sua insonnia iniziasse, è stato coinvolto in un incidente: mentre era alla guida, non ha notato un semaforo diventare rosso. Continuando la sua corsa il protagonista ha investito un bambino, togliendogli la vita e non solo: Trevor ha continuato a guidare, restando impunito. Tale trauma ha meritato un posto nel suddetto cassetto. Da qui tutto inizia ad avere un senso: l’insonnia non è la causa dei suoi problemi, ma una delle conseguenze dei sensi di colpa. Al contempo lo sono le allucinazioni: l’uomo senza sonno non ha mai frequentato la cameriera e suo figlio, li stava solo immaginando; infatti quando verso la fine torna in aeroporto, è un’altra donna a portargli il caffè, affermando come di solito lui arrivi e resti in silenzio a fissare la tazza. Un’altra allucinazione è rappresentata da un uomo con cui ha iniziato a parlare.
Tornando al concetto di rimozione, dovete lavorare un po’ d’immaginazione per comprendere bene come funziona. Vi è mai capitato, in casa, di avere una porta rotta? Una di quelle la cui serratura non funziona molto bene e che, talvolta, si apre da sola sebbene voi l’aveste chiusa, magari facendovi sobbalzare. Ecco, la rimozione funziona un po’ in questo modo. La vostra mente è esattamente quella porta un po’ rotta, che tenta di mantenere chiusi fuori dei ricordi minacciosi ma che, talvolta, funziona un po’ male, si apre, e qualche frammento di ricordo riesce ad uscire, sebbene sconnesso dal resto. A Trevor stava succedendo questo: quando la sua mente si è indebolita per il non dormire, i suoi sensi di colpa si sono ricavati uno spazietto da cui emergere, sotto-forma della madre e del ragazzino, nonché del nuovo amico ed addirittura della sua vecchia auto. Anche i biglietti che trovava in giro per casa se li stava scrivendo da solo, in particolare uno con la domanda “who you are?” ed uno con il gioco dell’impiccato, la cui risposta era “killer”.
Perché vedere L’uomo senza sonno?
Il film L’uomo senza sonno è particolare e gioca con lo spettatore, dandoci tanti pezzi da unire ma sapendo che non ne siamo in grado. Non prosegue velocemente, la fotografia può risultare pesante e di certo non lo consiglio a chi vuole passare un allegro pomeriggio in famiglia, ma è studiato sotto ogni aspetto. I toni e i colori ci trasmettono le sensazioni di Trevor, mostrandoci anche nella scena finale un complesso cambiamento avvenuto in lui. Se all’inizio sembra quasi un film giallo, con un mistero da risolvere, arriva alla fine aggiungendo qualcosa che non ci saremmo mai potuti aspettare. La mente di Trevor è disfunzionale e lo sta pian piano consumando, anche fisicamente, e Christian Bale riesce a trasmetterlo alla perfezione.
Speriamo naturalmente che abbiate trovato quest’analisi interessante e che diate una chance a L’uomo senza sonno fidandovi del nostro parere. In attesa di altri consigli a tema, naturalmente vi invitiamo a rimanere aggiornati sul nostro canale Telegram, sul sito Kaleidoverse e sulla nostra pagina Instagram.