Benvenuti a una nuova e speciale puntata di Inside a Mind, la rubrica psicologica di Kaleidoverse che spera di consigliarvi settimanalmente film che trattino di vari disturbi psicologici e, perché no, anche di insegnare qualcosa sull’argomento. Oggi tuttavia non è solo quel giorno della settimana, ma anche la giornata mondiale dell’alimentazione, quindi come potevamo non sfruttare questa coincidenza? Inside a Mind oggi vi trasporterà all’interno di Fino all’osso (To The Bone), lungometraggio originale Netflix avente come protagonista Lily Collins. Non solo l’attrice ha ovviamente dovuto perdere una grande quantità di peso per il ruolo, come fece il protagonista di L’Uomo senza Sonno – pellicola di cui già abbiamo parlato – , Lily ha anche sofferto essa stessa di anoressia nervosa affrontando l’argomento nel suo libro. Capirete quindi perché ci tenesse particolarmente a girare la pellicola, la quale avverte nei titoli di testa il suo intento di spiegare la malattia nel modo più accurato possibile.
Magro non è sinonimo di salute
Fino all’osso ci trasporta subito nella mentalità distorta di Ellen, ovvero Lily Collins. La giovane ventenne è infatti affetta da anoressia da molto tempo e vediamo immediatamente dal suo comportamento l’ossessione che ha verso il suo corpo. Ha ciò che nel film viene in modo “simpatico” definito l’”Asperger delle calorie”, è infatti in grado di nominare il numero preciso di queste contenute in ogni alimento. Fa costantemente gli addominali, tanto da avere vari lividi sulla schiena, e si controlla ossessivamente con la mano la circonferenza del braccio, nello scopo di riuscire a far rientrare questo nel cerchietto che si crea unendo il medio con il pollice. I familiari di Ellen sono disperati, per questo motivo decidono di ricorrere alla loro ultima alternativa, ovvero quella di farla seguire dal dottor Beckham, il quale la “rinchiuderà” assieme ad altre ragazze aventi vari disturbi alimentari in una casa speciale dove spera, con metodi non convenzionali, di aiutarla nella sua guarigione.
La pellicola, noterete, spesso assume quasi i toni di un documentario, volendo trasmettere allo spettatore non solo le sensazioni dei personaggi, infatti man mano vedremo Ellen diventare sempre più pallida e non potremmo non provare un’immensa tristezza per lei, ma fornisce anche moltissime informazioni sulla malattia. Ad esempio, il medico spiega alla protagonista che le sta crescendo una notevole peluria sul braccio perché il suo corpo non ha grasso per scaldarsi, oppure specificherà che ella non ha più le mestruazioni da molto tempo, oppure ancora durante una conversazione tra Ellen e un’altra ragazza si discuterà di gravidanze, evidenziando come un’anoressia portata avanti per molto tempo porti la problematica di non poter avere figli.
Anoressia, ma non solo: Fino all’osso affronta tutto
All’interno di Fino all’osso non sarà analizzato solo lo specifico caso di Ellen, ma anche molti altri. Tutti questi talvolta potrebbero dare la sensazione di essere “esagerati”, ad esempio una ragazza con il disturbo della bulimia nervosa continuerà a usare i suoi metodi per non ingrassare, nascondendo il proprio vomito in una busta sotto il proprio letto e correndo ogni volta che ne avrà l’occasione. Nella casa dove si trasferirà Ellen non ci sono porte, ciò perché “sanno che se potessimo, correremmo in cerchio”. Appunto, casi che potrebbero sembrare esagerati, ma dovete tenere sempre a mente che andare dal dottor Beckham vuol dire essere al limite, quasi senza speranza. Tutti i disturbi di cui tratta il film possono essere posti su un continuum: un’anoressica può non mangiare nulla e nascondere il cibo, ma può anche “semplicemente” mangiare solo verdure tutti i giorni. Mai sottovalutare un disturbo: non serve arrivare al limite per affermare che esiste un problema.
Quindi, chi incontreremo in questa casa? Uno dei fattori più apprezzabili della pellicola è che vuole mostrare non solo tutti i disturbi, ma anche i vari step della guarigione. Abbiamo quindi un ex anoressico, l’unico ragazzo della casa, che è quasi completamente guarito e deve solo raggiungere il peso adatto, ma mangia spesso e anche con gusto, tentando inoltre costantemente di aiutare le compagne. C’è poi Megan, anche lei sulla via della guarigione dopo aver sofferto di anoressia, nonché in dolce attesa; vedremo il personaggio vivere con l’ansia di perdere il bambino per colpa della sua malattia. Pearl, anch’essa affetta da anoressia, il cui rifiuto di mangiare l’ha portata ad essere intubata; Anna, una bulimica nervosa; Kendra, obesa; e Tracy, la più piccola, anche lei bulimica.
I piccoli dettagli rendono la pellicola superba quando affronta tutti questi disturbi. Tracy, per esempio, in una scena di neppure cinque secondi afferma come il cibo che preferisce è il gelato, perché è facile da far uscire successivamente. Oppure Ellen quando si trova davanti una cotoletta impanata se ne taglia un pezzo piccolissimo e inizia a levare il pan grattato prima di mangiarlo. Lo stesso personaggio in un’atra scena “mangerà”, limitandosi a infilare il cibo in bocca per godersene il sapore e poi sputandolo in un tovagliolo.
Gli psicologi di Fino all’Osso
Qui tocchiamo quella che a mio avviso è una nota dolente. Il primo psicologo che ci viene presentato, all’inizio della pellicola, è un po’ colui che dà inizio alla trama. Ellen infatti stava provando a migliorare con una terapia di gruppo, ma viene costretta ad allontanarsi per il suo atteggiamento negativo che influenzava le altre pazienti. Limitiamoci a dire che abbandonare un paziente è qualcosa di così sbagliato che non vale neppure la pena commentarlo. Successivamente, abbiamo il problema opposto: uno psicologo definibile con una parola: “troppo”. È bello vedere quanto il dottore si impegni nel suo lavoro, tanto da visitare la casa con le pazienti mattina e sera, fare sedute con i familiari, qualora aiutino il paziente ovviamente, ed organizzare delle uscite particolari. Ce ne viene mostrata una dettagliatamente quando Beckham porta i pazienti a ballare sotto la pioggia per regalargli una visione della vita diversa. La scena è un po’ troppo scenografica, ma questo è questione di gusti. Il problema è che dubito esista davvero qualcuno che si dedichi così tanto al suo lavoro. Fino all’osso mostra un po’ un’utopia: sarebbe bellissimo e spero che certi lavoratori si impegnino davvero così tanto, ma ho un po’ di difficoltà a crederci.
In generale il lavoro di infermieri e psicologi è comunque ben fatto. Questi si occupano di assegnare punti ai membri della casa per fargli avere dei bonus: se mangi ottieni punti, quindi come premio puoi uscire, usare il tablet… cose del genere. Le scene delle terapie sono molto belle e approfondiscono bene un po’ tutti i personaggi, punti di forza e debolezze. Ad esempio, quando Ellen sostiene che la sua sfida del giorno è stata andare in quella casa, la psicologa ribalta la situazione in senso positivo, facendole notare che essendo già lì Ellen dovrebbe considerare quella una vittoria.
Un po’ di contorno
Ultimo aspetto rilevante per questa rubrica sono le parentele di Ellen. La protagonista ha una famiglia allargata: i genitori sono divorziati, ma così come il padre si è risposato acquisendo anche una nuova figlia, anche la madre si è risposata con una donna. Vediamo queste due nuove famiglie essere speculari: da una parte vediamo un padre naturale assente, ma una nuova matrigna, Susan, che prova ad aiutare la figliastra come può; sbagliando quasi sempre, ma il suo affetto non è messo in discussione, così come quello della sorellastra di Ellen. Dall’altro abbiamo la madre naturale molto interessata, sarà anzi tramite il punto di vista di lei che verrà sottolineato man mano il cambiamento di Ellen: le sue lacrime e la sua disperazione quando vede la figlia dimagrire sono toccanti. Al contempo la nuova moglie è invece molto più distaccata.
Il ruolo della famiglia qui gioca un aspetto cruciale, sebbene quasi costantemente negativo. I famigliari si incolpano costantemente a vicenda, cercano scuse per la malattia di Ellen (nel caso della nuova famiglia paterna ad esempio ci si focalizza molto sulla scoperta della madre del suo orientamento sessuale). Stupendo è invece il rapporto tra la protagonista e la sorellastra Kelly, l’unica che tenta di non cambiare atteggiamento nei confronti di Ellen, ridendo e scherzando con lei, senza però mai nascondere la sua preoccupazione.
In conclusione…
Fino all’osso è una pellicola che senza alcun dubbio cerca di far comprendere allo spettatore la brutalità dei disturbi alimentari. In questo intento riesce alla perfezione, sebbene personalmente non abbia apprezzato alcuni piccoli dettagli in realtà leciti: essendo un lungometraggio informativo, ma anche d’intrattenimento, c’è per esempio la storia d’amore, un’eccessiva focalizzazione sulla bellezza della vita, un finale un po’ troppo metaforico e nessun focus su ciò che ha portato i ragazzi ad avere le malattie, quanto più su come la vivono. Il messaggio finale è abbastanza semplice: se vuoi uscire da un disturbo del genere senza dubbio ti serve aiuto, ma il primo passo devi compierlo tu, accettando di avere un problema ed avendo la volontà di uscirne. Basta davvero solo un piccolo passo verso la guarigione per poterla vedere come un obiettivo raggiungibile. Sperando che quest’analisi vi sia piaciuta, vi ricordiamo che la pellicola Fino all’osso è recuperabile su Netflix e che per non perdere le novità del mondo cinematografico potete come sempre unirvi al nostro canale Telegram e seguirci sul nostro sito Kaleidoverse.