Quante volte avete rinunciato a qualcosa per paura di fallire? E quante volte lo farete finchè “non sarà troppo tardi”? In Boo, Bitch, uscito l’8 luglio su Netflix, troveremo Lana Condor nei panni di Erika Vu, un’adolescente che ha vissuto i suoi anni del liceo nell’ombra per paura di essere etichettata con un enorme “Epic Fail”. In questa commedia un po’ tragica e dal sapore dolceamaro vediamo cosa significa essere adolescente e aver paura di essersi persi il meglio della vita. Soprattutto, quando ci si accorge che tutto può accadere e questa può finire quando meno te lo aspetti. Ma, passando alla domanda che ci interessa di più: Boo, Bitch è una serie da guardare o da saltare? Noi di Kaleidoverse ci impegneremo, in questa recensione, a farvi trovare la risposta a questa domanda.
Quando ti ubriachi e ti risvegli… fantasma
All’inizio di Boo, Bitch incontriamo Erika e Gia 48 ore “pre-mortem”, all’inizio delle loro ultime sei settimane di liceo. Le due inseparabili amiche sono così invisibili che non sono incluse nei messaggi inviati tra i senior, così noiose che i genitori di Erika (Cathy Vu e John Brantley Cole) tirano un respiro di sollievo quando dice che stanno andando a una festa. Durante questa festa epica, il duo accetta di dare al rischio una possibilità e dire sì a tutto. Al ritorno, attraversando un bosco, vediamo i fari di un’auto, sentiamo un urlo, e la mattina dopo, Erika si risveglia e scopre di essere diventata un fantasma funzionale.
“Se un fantasma in Ghostbuster può fare un pompino allora ha senso che tu puoi ancora fare pipì”, Gia non perde colpi nell’auitare l’amica di sempre durante le sue prime ore di confusione da fantasma. Scesa a patti con la situazione in cui si ritrova, Erika cerca di capire quale sia il suo conto in sospeso per poter passare oltre. Si dà, infatti, da fare in qualsiasi cosa tranne che preoccuparsi del fatto di essere morta, cosa a cui sembra pensarci la migliore amica. Possiamo vedere come Lana Condor, ancora una volta, riesca a tirar fuori l’adolescenza del personaggio e far risaltare ancora di più i pensieri, le preoccupazioni e desideri che si hanno a quell’età. E che spesso sembrano essere gli argomenti più importanti, anche più della morte.
Boo, Bitch… Da fantasma a stronza
Il modo in cui la nostra protagonista gestisce il suo “purgatorio” nella prima metà è abbastanza strano e sorprendentemente spensierato. Anche gli addii detti ai suoi genitori e a suo fratello sono comici e messi sullo stesso piano di serenità come l’ultimo mocaccino con Gia. Cercando a tentoni la questione in sospeso, il duo prova persino a organizzare una festa, cosa che non so quanti, nella stessa situazione di morte, penserebbero di fare. Persino i momenti in cui cercano informazioni sui fantasmi sono altamente comici, e lasciano sempre più domande su come agire.
Purtroppo, questo clima leggero e comico viene portato un po’ all’estremo nella seconda parte, ottenendo un effetto meno esaltante. Le capacità recitative di Lana Condor riescono a dare risalto anche al plot twist azzardato che le creatrici hanno voluto inserire. Nonostante ciò, l’attrice non può fare miracoli e compensare per una trama che ha poco senso e che, nonostante parli di morte, tratti il tema del lutto in maniera superficiale. Inoltre, Boo, Bitch non sembra portare novità sul fronte social media e adolescenza; niente che non sia già stato detto, scritto e rappresentato.
Passare oltre
Secondo noi di Kaleidoverse, non è un caso che la morte di Erika Vu avvenga proprio quando sta per dire addio ai suoi anni da liceale per entrare nel mondo del college. Quello che viene portato all’estremo in Boo, Bitch con un tema importante sono le preoccupazioni e i pensieri comuni alla fine di un percorso. Con la costante paura di perdersi qualcosa e di non fare esperienze “finchè si può”, penso che ognuno di noi possa identificarsi nel “passaggio” della protagonista. Con la fretta di fare più esperienze possibili e di lasciare il segno prima di andare oltre.
Vorremmo sottolineare che, nonostante la chiave soprannaturale che dà inizio alla serie, troviamo scarsi riferimenti al tema della mortalità. E l’ascensione del fantasma risulta una versione amplificata del finire il liceo, diplomarsi e entrare al college. Dove si spalancano altre porte di incertezza anche su amicizie che durano da una vita. Il tema affrontato è molto importante ed è qualcosa in cui chiunque potrebbe trovare spunto di riflessione. Purtroppo, viene oscurato da un tema molto più sovrastante che è quello della morte, che a sua volta viene affrontato in modo superficiale.
Le nostre conclusioni su Boo, Bitch
Nonostante la trama un po’ caotica Boo, Bitch ci dà un’apertura sulle paure degli adolescenti, che, una volta cresciuti, quasi dimentichiamo. Il duo composto da Lana Condor e Zoe Margaret Colletti ci regala un’ottima performance e grandi risate. Nonostante ciò, si ritrova a impersonare un’altra adolescente invisibile, Lana ci dimostra anche di saper gestire i plot twist nel migliore dei modi e di essere in grado di far fare un giro a 180° ad Erika, senza creare un secondo personaggio. Questa serie poteva avere le premesse per trattare due temi sempre attuali, ma si ritrova a trattare in modo superficiale il tema del lutto e della morte, cosa che viene accentuata anche dalla gestione degli ultimi episodi. Boo, Bitch è una buona serie da guardare con leggerezza senza darsi troppe aspettative. Fateci sapere la vostra opinione a riguardo sui nostri social Instagram, Telegram, Facebook e TikTok e seguiteci su Kaleidoverse e sul nostro canale YouTube.
Con un mix risate e di ultraterreno Boo, Bitch con Lana Condor è una serie da guardare se si è nel mood di una commedia romantica adolescenziale. Con la pretesa di trattare argomenti importanti come la morte, la serie trascura un po' l'aspetto della mortalità, ma ci dona una prospettiva sui rimorsi che bene o male abbiamo avuto (o abbiamo tutt'ora) da adolescenti. Il "passare oltre" prende tutt'altro significato e ci rimanda a quei giorni prima del diploma delle superiori, pieni di dubbi e di "cosa ne sarebbe stato se". Boo, Bitch aveva tutte le carte in tavola per poter emozionare un pubblico di tutte le età con temi che riguardano un po' tutti, purtroppo vengono un po' persi in una trama un po' caotica portata all'esagerazione.