Se esiste un franchise che non è mai stato fortunato con i sequel quello è Predator. Ogni incarnazione successiva ha sempre avuto meno successo della precedente, partendo proprio dal secondo capitolo, con un sudatissimo Danny Glover, che fu un insuccesso commerciale (ma che con gli anni si è guadagnato, giustamente, lo status di cult movie). I film successivi ebbero lo stesso infausto destino e soprattutto dopo l’insuccesso del The Predator (2018) di Shane Black nessuno avrebbe mai potuto immaginare un nuovo film sull’alieno cacciatore, invece il Prey, diretto da un Dan Trachtenberg in perfetta forma, disponibile su Disney+ dal 5 agosto, è una boccata d’aria fresca per il franchise, essendo un Predator insolito per il “canone” della saga, ma probabilmente uno dei migliori.
La giovane cacciatrice
Lasciata da parte la giungla sud-americana, quella urbana e la muscolarità dei suoi protagonisti, in Prey si viene catapultati nei grandi territori della selvaggia america del 1719, precisamente nei territori Comanche; dove si trova la tribù della giovane Naru, la nostra protagonista, che vuole dimostrare a se stessa e alla sua tribù di essere molto più del ruolo che le viene imposto e di poter diventare una cacciatrice, come il fratello. L’occasione le capiterà quando si unirà a una spedizione di caccia contro un leone. Durante questa spedizione, però, scoprirà tracce che al contrario di quanto gli altri cacciatori credono, non appartengono a un orso. Anche se con una durata contenuta (poco più di un ora e mezza senza titoli di coda), Trachtenberg adotta una regia che sa prendersi i suoi tempi, ci fa immergere nelle vicende di Naru e ci fa conoscere l’ingegno e le capacità della giovane cacciatrice. Una regia che da lenta si trasformerà in solenne in determinati momenti, che ci permette di scoprire gli immensi e splendidi luoghi in cui si muove la vicenda, dove anch’essi diventano parte della storia e protagonisti, sia grazie all’ottima fotografia, sia come “alleati” della protagonista durante la caccia.
Preda o cacciatore
La caccia, è quello che lega la vicenda e anche i personaggi che vi si muovono all’interno, essa assume varie sfaccettature e per ogni personaggio ha un significato differente: per Naru ha valenza di rivalsa e crescita, per il Predator invece è confronto e sfida, per i cacciatori della tribù è consuetudine, per altri è guadagno e crudeltà. Anche se all’inizio ognuno può avere un ruolo definito di preda e cacciatore, con il passare del tempo esso diventa più grigio, un confine più sfumato ed effimero, poiché in ogni momento della pellicola il ruolo di preda diviene quello di cacciatore e quello di cacciatore diviene quello di preda. Questo è chiaro fin dai primi minuti della pellicola dove Naru da cacciatrice diviene preda di un orso che a sua volta viene ucciso dal Predator che in quel momento si fa personificazione del cacciatore. L’inesperienza della ragazza e il fatto che sia equipaggiata solo con armi rudimentali e non con armi da fuoco come i protagonisti dei precedenti capitoli rende la pellicola la più vicina in assoluto allo spirito del capostipite. Qui è l’ingegno a permette la sopravvivenza e non le armi, poiché la caccia è anche sopravvivenza e dove ogni incontro/scontro con il predator permette alla ragazza di scoprire di più su di lui e di comprendere quali sono i suoi punti di forza e le sue debolezze.
Il Predator presentatoci in Prey è spaventoso poiché assume un’aura di mistero che viene dissipata alla vista, sia dello spettatore sia a quella di Naru pian piano. Come detto, Trachtenberg si prende i suoi tempi e lo fa anche con l’antagonista che, come nel capostipite della saga, ci viene mostrato prima nelle sue parti e poi nella sua interezza, nascondendo alcune sorprese anche ai veterano della saga. Si viene così a creare, durante la pellicola, un crescendo: lo zenit arriva in uno dei momenti più alti dell’intero film, dove finalmente il cacciatore alieno per eccellenza viene mostrato in tutta la sua imponenza e brutalità, mentre affronta dei cacciatori francofoni. Al contrario di quanto accadeva con le altre incarnazioni cinematografiche questa è di sicuro la più esplicita con la violenza visiva: se negli altri capitoli era molto più implicita, qui non viene lasciato nulla all’immaginazione e ogni colpo, ogni taglio ha il suo peso.
la preda perfetta (?)
Questa pellicola, al contrario delle altre che hanno seguito i primi due capitoli, riesce a centrare lo spirito della saga e a riportarci alle basi della stessa, dove arrivati al confronto finale non è la forza bruta a contare ma l’ingegno e l’inventiva. Oltre all’ottima regia di Dan Trachtenberg è assolutamente da lodare l’interpretazione di tutto il cast e in particolare quella di Amber Midthunder, che grazie al suo lavoro ci fa sentire il peso dell’essere preda e cacciatore e di come ogni passo verso il Predator potrebbe essere un passo verso la morte.
La pellicola ha comunque delle debolezze, che nell’insieme sono sorvolabili ma che mi sembra giusto riportare. Intanto la fragilità intrinseca della trama; non per colpa di questo film in particolare quanto per la debolezza narrativa ereditata dalla saga di cui fa parte, dove lo svolgimento ha un certo pattern e alcuni punti fermi che rendono prevedibili lo svolgimento. In più di un’occasione c’è anche la forte sensazione che Naru sopravviva ad alcune situazioni solo per dovere di trama più che per sua abilità; e infine non posso non segnalare la qualità appena accettabile della CGI con cui sono ricostruiti gli animali.
Le nostre conclusioni su Prey
In conclusione: Prey è un ottimo film che tenta e riesce a riportare il franchise di Predator alle origini e ai fasti di un tempo. Dopo i primi due film questo è sicuramente il meglio riuscito dell’intera saga, il ritorno a una formula asciutta e meno inquinata da elementi moderni o superflui paga, anche al netto di alcuni difetti, che sono tranquillamente sorvolabili visto l’ottimo lavoro fatto da regia e cast. Nonostante quest’ultimo fosse ridotto all’osso per quasi tutta la durata del film, essendo composto più o meno da una decina di persone, i componenti sono tutti ben calati nei ruoli, soprattutto Amber Midthunder nel ruolo di Naru. Inoltre ci viene presentato un Predator in parte inedito, che farà piacere ai nuovi come ai vecchi fan della saga, il quale fa anche da esempio cardine su quanto sia curata la produzione.
In definitiva un prodotto che farà piacere a tutti sia a chi è in cerca di un buon film in generale, sia a chi è in cerca di un ottimo sequel della saga di Predator. Prey è già disponibile per la visione su Disney+, vi lascio il trailer qua in fondo all’articolo e per altre recensioni come questa, notizie e tanto altro ancora vi invito a seguirci anche su Instagram, sui nostri canali Telegram e Youtube e qui su Kaleidoverse.
Prey è un gran film di Predator e un ottimo film in generale, che ci trasporta nei territori incontaminati dell'America del 1700 attraverso l'avventura di Naru che si fa anche racconto di formazione. Un film che togliendo il superfluo e asciugando la formula riesce a tornare all'essenziale, al fulcro della saga, anche se con qualche difetto sorvolabile. Per tutto il lungometraggio veniamo accompagnati dall'ottima regia di Dan Trachtenberg supportata da una buona fotografia e dalle ottime interpretazioni. È un film che riuscirà ad accontentare tutti i fan sia vecchi che nuovi.