Il giallo come genere letterario è nato verso la metà del 1800 e nel corso degli anni ha assunto declinazioni sfaccettate. Potremmo stilare un elenco chilometrico di penne che hanno contribuito, grazie al loro ingegno, a intrattenere lettori (e poi spettatori) per lungo tempo, come per esempio Sir Arthur Conan Doyle o Agatha Christie (che sono tra i più famosi). È guardando a questi titani dell’omicidio e dell’enigma che probabilmente gli ideatori di Un Affare Privato si sono cimentati nella realizzazione di una serie TV, disponibile su Amazon Prime Video dal 16 settembre, che rispecchia appieno i dettami del genere apportando, però, un pizzico di brio e di novità.
Un Affare Privato comprende otto episodi e costituisce una storia completa. Prodotta da Bambú Producciones (la stessa che ha creato Le ragazze del centralino, famosa anche in terra nostrana), la serie doveva essere disponibile su Prime Video a partire da venerdì 23 settembre, ma è stato deciso in extremis di anticipare di una settimana. Una decisione che ci ha presi in contropiede ma che rispecchia molto bene il contenuto del prodotto. Nel cast spiccano come protagonisti Aura Garrido (Suburbia Killer) e Jean Reno (Léon), mentre altri membri molto importanti si rivelano essere Gorka Otxoa (The Lift), Pablo Molinero (La Peste) e Álex García (Kiki & i segreti del sesso).
Un Affare Privato: la trama
La nostra protagonista si chiama Marina Quiroga (Aura Garrido) ed è un’altolocata ragazza con la passione per gli omicidi e il mistero. Un po’ pecora nera della famiglia, si ritrova suo malgrado coinvolta in un omicidio come testimone. Da lì la ragazza decide di indagare, insieme al suo fidato maggiordomo Héctor (Jean Reno). È così che entriamo in un’indagine di polizia che riguarda un assassino seriale che uccide le prostitute lasciando loro un macabro marchio sul petto: il disegno, inciso con un coltello, di un giglio. Nonostante suo fratello Arturo (Pablo Molinero), capo della polizia, si opponga, Marina riesce a portare avanti le indagini per conto suo.
La storia, per quanto macchiata qui e là del sangue delle vittime, è molto leggera, sbarazzina e si lascia guardare con estrema facilità. Questo è possibile sicuramente grazie al temperamento dei due personaggi principali, che affrontano la macchinosa indagine con arguzia e prontezza di spirito, utilizzando tecniche d’indagine che ricordano molto quelle moderne ma anche, e soprattutto, la loro strabiliante capacità d’osservazione. Nel corso poi della vicenda Marina e Héctor si ritroveranno a essere affiancati da rappresentati della polizia che si incastreranno molto bene con il loro agire, dimostrandosi malleabili al punto giusto e risolutivi in alcuni casi.
Giovani emancipate e stereotipi sgretolati
I personaggi di Un Affare Privato sono ciò che contribuisce, in larga misura, a rendere affascinante questa serie TV che, in apparenza, è simile a molte altre. Ci troviamo nella Galizia del 1947, una serie di donne vengono uccise da un misterioso assassino, e a occuparsi delle indagini è… una donna. Probabilmente non tutti lo sanno, ma negli anni quaranta le donne poliziotto erano una vera e propria rarità (a tal proposito citiamo en passant Babylon Berlin, un’altra bellissima serie in cui un’altra donna, Charlotte Ritte, riesce con molta fatica ad entrare nel sistema). Nel caso di Un Affare Privato ci troviamo davanti a Marina, personalità prorompente e anticonvenzionale.
Il bello di questa serie è proprio il riconoscimento della sua personalità diversa: nei prodotti simili a questo molto spesso le donne che cercano di intraprendere il percorso del poliziotto si ritrovano costrette ad assumere un’attitudine molto cinica e quasi rabbiosa, sistema di difesa prediletto per guadagnare terreno in un campo esclusivamente maschile. Marina è diversa: nonostante si ritrovi continuamente davanti il muro del pregiudizio riesce ad aggirarlo, e non soltanto perché appartiene all’alta società. La ragazza è infatti la figlia dell’ex-capo (defunto) della polizia, che credeva nella possibilità di un mondo aperto e inclusivo e ha educato i figli di conseguenza (anche se con risultati molto diversi). Marina, da questo punto di vista, sembra essere quasi il testamento vivente del padre, dal momento che segue passo passo i suoi insegnamenti e dimostrando che il sesso, in un’indagine, conta ben poco.
Delle vittime pubbliche per un affare privato
Come si evince dal titolo, la serie ha molto a che fare con la famiglia Quiroga, con il suo passato e con l’eredità che questo passato tramanda sia ai personaggi che a noi spettatori. Questa sensazione di familiarità crescente aumenta in maniera graduale, portandoci a formulare congetture insieme alla nostra beniamina, e ci conducono, forse un po’ in anticipo rispetto a lei, alla verità che si cela dietro il fitto mistero dell’assassino del giglio. Per arrivare al colpevole dovremo però faticare un po’, viaggiare in lungo e in largo per la Spagna settentrionale e battere numerose piste.
Gli autori della serie non ci fanno mancare nulla: edifici nascosti, località segrete, maschere e travestimenti cambiano spesso e volentieri le carte in tavola, mostrandoci come anche di fronte alle luci della ribalta si possano muovere forze intestine e distruttive che minacciano l’ordine e, consapevoli, agiscono quasi in punta di piedi, seminando morte e tragedia nel silenzio della notte e con le porte ben chiuse. Questa sorta di candore con cui il male esercita, però, non si discosta dagli altri elementi della serie, anzi sembra quasi una sorta di oblungo tentacolo: la vendetta va di pari passo con la giustizia, in una sorta di competizione che si concluderà senza un vero e proprio vincitore.
Le nostre conclusioni su Un Affare Privato
L’indagine della signorina Quiroga e del suo fidato maggiordomo ci ha piacevolmente coinvolti e ci ha fatto compagnia senza mai annoiarci. Un Affare Privato è in grado di somministrare nelle giuste dosi il crimine, il mistero, la comicità e la suspense. Il risultato di questa pozione è una serie divertente, elegante e che non si aggrappa a giri lunghissimi e intricati per arrivare al nome del colpevole. Inoltre, e soprattutto, mostra un atteggiamento carico di spirito d’inclusione senza però inserirlo come elemento discordante in un’epoca in cui di inclusione non ce n’era affatto.
Se siete quindi alla ricerca di un mistero che si concluda nell’arco di una stagione sola e che vi lasci con un sorriso sulle labbra, vi consigliamo di recuperare Un Affare Privato. Se invece l’avete già vista e volete commentarla potete farlo insieme a noi sui nostri canali community (Facebook e Telegram). Noi vi aspettiamo alla prossima recensione e vi invitiamo a seguire Kaleidoverse anche sulle nostre pagine social, dove pubblichiamo notizie, recensioni e approfondimenti su serie, film, videogiochi e anime.
Un Affare Privato ci porta nella Spagna degli anni Quaranta sulle tracce di un misterioso assassino seriale e di una giovane ragazza figlia di un ispettore di polizia che vuole arrivare a tutti i costi alla verità. Barcamenandosi tra eventi mondani e scene del crimine Un Affare Privato intrattiene con malizia e leggerezza lo spettatore, portandolo con sé in un'indagine che si allarga come una macchia d'inchiostro lungo tutta la Galizia. I personaggi sono maschere che alternano serietà e comicità e riescono a non risultare stereotipati malgrado i ruoli fissi che incarnano. L'incanto dei luoghi e delle tecniche investigative conduce alla conclusione come lo svolgersi di una fiaba, ma il lieto fine non è così scontato.