Sfruttando una narrazione fantascientifica molto utilizzata, quella degli Alieni, Glitch fa la sua entrata su Netflix, seguita dalla nostra recensione, con la speranza di essere affiancato ad altri grandi che hanno aperto il cinema coreano al mondo intero. Sin dal 1902 con A Trip to The Moon, il primo film nella storia a rappresentare degli alieni, il mondo dell’audiovisivo ha utilizzato più volte questo tema per rappresentare il diverso e l’ignoto. Glitch, infatti, parla di alieni, culti religiosi e molte altre cose.
Con Parasite e successivamente con Squid Game, le aspettative verso le serie TV coreane sono aumentate e sempre più persone sono interessate a dare una possibilità a questi show. Nonostante le ultime uscite di Netflix nell’ambito k-drama siano state un misto di generi, e nonostante la Corea sia all’avanguardia sotto il punto di vista di televisione innovativa, le recenti offerte non sono riuscite a eguagliare l’immaginazione e il potenziale di opere conosciute e apprezzate a livello mondiale, come quelle già menzionate. Quindi, Glitch come si inserisce in questo panorama? Noi di Kaleidoverse cercheremo di rispondere alla domanda.
Glitch non è straordinario, ma almeno è strano
Strano è il termine che più si avvicina allo stato di confusione lasciato da buona parte della serie. E, se mai deciderete di darle una possibilità, probabilmente riuscirete a capire cosa intendo. La trama è alimentata da paranoia e teorie di cospirazione. Il tutto fomentato dalla domanda “esistono gli alieni?”, ormai un evergreen nei film di fantascienza. “Gli alieni hanno rapito il mio ragazzo” è già una premessa peculiare e Glitch ci lavora su, per quanto possa essere possibile, per addentrarsi in domande esistenziali riguardo la vita da adulti, le scelte fatte e da fare, e la ricerca di un’esistenza il meno banale possibile. La serie si incentra su Ji-hyo (Jeon Yeo-bin), che vede gli alieni, e Bo-ra, che gli alieni li ha sempre inseguiti. Le due si conoscono da piccole, si separano e si riuniscono proprio quando Lee Si-kook, il fidanzato di Ji-hyo, sparisce senza lasciare traccia.
Una delle cose migliori di Glitch è di tenere il pubblico sulle spine fino alla fine. Ti porta a fare le stesse domande dei personaggi: cosa sta succedendo? Esistono gli alieni? Oppure è tutto frutto di una setta religiosa? Nonostante la ricerca del fidanzato, in questo k-drama manca l’elemento romantico, fatto che aiuta a rimanere concentrati su obiettivi più urgenti. La missione di recupero di Lee Si-kook quasi passa in secondo piano e si riduce a una formalità quando ci ritroviamo di fronte a domande più grandi. Domande e idee che in alcuni momento sembrano fuori portata e troppo ambiziose per Glitch, suscitando disorientamento. Ma forse anche questo è il bello, almeno è strano!
Due facce della stessa medaglia
Se c’è un aspetto che mi ha stupito particolarmente in Glitch è la rappresentazione femminile data da Jeon Yeo-bin, nei panni di Ji-hyo, e da Jin-Ah Im, interprete di Bo-ra. Caratterialmente opposte, ma con la stessa fissa per gli alieni, sono due facce di un stessa medaglia. La vita della prima ci viene presentata come semplice e banale. Ha un lavoro come impiegata in un ufficio e ha un ragazzo che vuole andare a convivere con lei. Dall’altra parte ci viene presentata Bo-ra, una content creator piena di tatuaggi e con i capelli spettinati, che “va avanti” insieme agli altri suoi amici amanti degli extraterrestri. Detto questo, indipendentemente da quanto succede realmente, le due attrici ci danno delle performance eccellenti, nei panni di due donne come non ne vediamo spesso nei drama coreani.
La differenza di stile di vita e di quanto una sia più insoddisfatta dell’altra lo notiamo anche nella recitazione delle due attrici. Jeon Yeo-bin, all’inizio della storia, interpreta una Ji-hyo piatta e apatica, che non cambia espressione nemmeno in momenti di intimità con il suo ragazzo. Mentre Jin-Ah Im ci mostra una Bo-ra più energica e disinteressata dal pensiero altrui. Durante l’andamento della serie è bello vedere come il ritrovamento dell’amicizia tra le due le porta a crescere. Fatto sottolineato dal cambiamento del loro rapporto, capace di incrementare la fiducia e la complicità. Inoltre, lo notiamo dalla protagonista che riesce a mostrare sempre più emozioni, siano esse paura, preoccupazione, gioia o sollievo.
Alieni, culti della persona e insegnamenti di vita
Glitch combina fantascienza e mistero abbastanza sapientemente con colpi di scena che spostano la narrazione al di fuori delle nostre aspettative. Questo show di certo prende la palla al balzo per poter indugiare su vari temi. Di sicuro il primo che salta subito all’occhio è quello dell’amicizia. La riconnessione tra due amiche, la risoluzione di malintesi e risentimenti passati e la ricostruzione del rapporto rimangono uno degli aspetti più belli dello show. Un altro aspetto che ci viene mostrato bene è come può essere semplice far credere qualsiasi cosa alle persone una volta guadagnata la loro fiducia. Puoi fargli credere di aver visto degli UFO, puoi spingerli a sacrificarsi per una religione, oppure fargli ricordare degli eventi passati in modo diverso.
La serie offre anche critiche sull’esperienza religiosa, sui ministranti, e sui culti della personalità che manipolano facilmente i loro seguaci. Glitch mostra quanto siano fragili le persone e come nella solitudine e nella disperazione possano aggrapparsi a ogni briciolo di speranza. Purtroppo, nonostante i temi coinvolgenti, la serie TV non si sofferma e non li approfondisce. Fatto che, considerando la loro caratteristica intramontabile, avrebbe donato più sensibilità ed empatia allo show.
Le nostre conclusioni su Glitch
Di certo con la quantità di informazioni e di temi affrontati Glitch non poteva avere un ritmo serrato. Gli avvenimenti della prima metà della serie avvengono in tempi quasi biblici, con una trama che sembra venire ampliata continuamente. Ci sono momenti in cui la narrazione comincia a vagare intorno ai temi centrali invece di coinvolgerli attivamente, come se ci fosse bisogno di più tempo per riempire un episodio. Questo rende difficile mantenere l’attenzione sugli avvenimenti, alimentando la confusione e rischiando di smorzare l’esperienza.
In definitiva, però, Glitch è divertente e allo stesso tempo riflessivo. Si sposta tra così tanti generi diversi che è sorprendente come riesca a rimanere saldo e non scivolare. Glitch non può essere considerato pura fantascienza, ma la sua narrazione fantasiosa e gender-blending lo rende accattivante. Soprattutto, la serie osa essere diversa e qui risiede la sua più grande forza. In un mare di remake, questo k-drama porta stranezza e riflessione, insieme. Non è perfetta e di certo non ti invoglia a guardarlo più di una volta, ma possiamo dire che almeno merita la prima visione. Almeno è strano! Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei manga, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sui nostri canali social Instagram, Facebook e TikTok e seguiteci su Kaleidoverse e sul nostro canale YouTube.
Glitch ci presenta svariati temi. Dagli alieni, ai culti religiosi a riflessioni della vita di tutti i giorni, ci dona divertimento, ragionamenti e anche un pizzico di confusione. Strano, appunto, è il termine perfetto per definirlo, ed è di certo il suo punto di forza. Con un duo che fa scintille, l'umorismo non manca nemmeno di fronte ad argomenti esistenziali. Una nota negativa da sottolineare è la lentezza con cui si sviluppa la trama e la trasformazione di possibili colpi di scena in punti morti. Nel complesso Glitch risalta in originalità rispetto agli ultimi prodotti dell'industria cinematografica coreana.