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Home » RE-Play: King’s Field – la vera genesi di un genere
Approfondimenti (giochi)

RE-Play: King’s Field – la vera genesi di un genere

Giuseppe De NuzzoBy Giuseppe De Nuzzo16 Dicembre 2022Nessun commento9 Mins Read
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RE-Play King's Field
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Qualche giorno fa, Elden Ring ha vinto (anche giustamente), oltre ai numerosi premi minori, il premio di gioco dell’anno tra i vari candidati ai The Game Awards. Esso dimostra il pinnacolo di un sottogenere nato poco più di 10 anni fa con Dark Souls, forse uno di quei titoli rimasti impressi nel panorama contemporaneo videoludico. Anche se, a dirla tutta, FromSoftware ha cominciato a muovere i suoi primi passi nel genere con il prequel Demon Souls del 2008, passato fin troppo in sordina e recuperato solo recentemente dai vari appassionati. Ma se vi dicessi che ancora prima dell’era Miyazaki, esattamente 27 anni fa da oggi, esiste un altro gioco From che già sperimentava lo stesso sottogenere?

Chi è riuscito a raggiungere il fondo della tana del Bianconiglio, sa bene che precisamente in questo giorno del 1994 su PlayStation uscì il primo vero gioco FromSoftware in assoluto, nonché il primissimo vero “soulslike” nonostante il 3D fosse ancora in uno stato embrionale. Come si denota dal titolo, parliamo di King’s Field, e in questo primo Re-Play andremo ad analizzare un cult che ogni temerario sostenitore di From ha provato a giocare (o a finire), e che ha dato il la (seppur involontariamente) a un marchio di fabbrica che ha fatto scuola. Persino i più blasonati Nioh, Blasphemous e Code Vein, passando per i più recenti Thymesia, Eldest Souls e Tunic, fino ad arrivare allo stesso Demon Souls, devono la loro esistenza a King’s Field.

RE-Play King's Field

I segni del tempo

Prima di proseguire alla parte più succosa di questo RE-Play, bisogna sottolineare che il gioco attualmente non è disponibile legalmente, se non con un emulatore o, se proprio voleste provare l’impresa, potreste utilizzare la localizzazione nipponica su un vostro account PSN su PlayStation 3, anche se per moltissimi di voi il gioco potrebbe risultare di difficile comprensione; oppure vi consigliamo giocare direttamente il secondo localizzato in Europa su PSN. A parte questa piccola precisazione, andiamo a parlare del gioco vero e proprio.

King’s Field graficamente vive in una dimensione propria ,con un bioma spartano e confusionario, capace di far confondere anche il navigatore più temerario grazie a (o per colpa di) un dungeon quasi tutto uguale e con pochissimi punti d’interesse, dove ad aiutarvi (più o meno) verrà in vostro soccorso una bussola che ruota a seconda della direzione da voi presa. Certo, con un emulatore riuscireste a giocare un titolo “ripulito” graficamente e decisamente più fluido, ma su una PlayStation One il gioco si mostrava spoglio, terribilmente invecchiato e macchinoso.

RE-Play King's Field

Faccia al muro

Sempre parlando dell’esperienza di gioco, King’s Field dimostra di essere un precursore della serie di Miyazaki prediligendo un’esplorazione libera. Qui siete liberi di costruire il vostro cammino seguendo le vostre regole (a questo ci arriviamo a breve), e anche in questo prequel spirituale sono presenti i muri invisibili. Chi conosce già i giochi FromSoftware sa bene che basterà attaccare muri specifici per scoprire passaggi segreti, punti di controllo o persino oggetti chiave. Anche qui la cosa non cambia, ma è strutturato in un modo non proprio stimolante.

In questo gargantuesco dungeon è fondamentale trovare muri invisibili per poter avanzare nell’esplorazione; il problema sta proprio nel trovare quella parete specifica contenente quell’oggetto in particolare. Quindi ora vi starete chiedendo come sia possibile trovare muri invisibili se questi ultimi sono praticamente identici l’un l’altro: la risposta è che non si può, o per lo meno è possibile strofinando il vostro personaggio lungo (letteralmente) tutti i muri esistenti nel gioco. In altre parole, basta mettersi di faccia al muro e premere X continuamente per “attaccare” i muri, così da ritrovarsi dinanzi anche a trappole nascoste, oltre a tutto il resto citato poc’anzi.

RE-Play King's Field

Souls prima dei Souls

A compensare questo grave limite tecnico e grafico, King’s Field presenta un mondo quasi etereo colmo di vari nemici e npc in punti precisi sulla mappa. Sembra voler catapultare il giocatore direttamente in una campagna di D&D: i nemici si presentano come quelli di un classico GDR, ma il fiore all’occhiello è proprio dato dall’ambientazione tetra del regno e dai criptici personaggi senza nome. Molti di essi potranno interagire con voi con brevi frasi che spiegheranno qualche tassello di trama del gioco, ma il linguaggio enigmatico usato ricorda vagamente i dialoghi tipici dei Souls che tutti amano. In sintesi, FromSoftware masticava già la “lore” ancor prima che la terminologia divenisse di uso comune.

In questo primo capitolo della serie procediamo nella storia nei panni di John Alfred, un tizio qualunque che dovrà cercare indizi sulla scomparsa di suo padre e ristabilire l’ordine nel Regno di Verdite dopo che la famiglia reale ha praticato la magia nera. Proprio come in Dark Souls, rimane ignoto il mistero legato a tutto ciò che riguarda il mondo di gioco: non sappiamo nulla sulla famiglia reale, sul regno stesso e persino sui motivi per il quale siamo spinti ad addentrarci nel regno; tutto ciò ci verrà spiegato a spizzichi e bocconi solo tramite una conversazione.

RE-Play King's Field

Libertà old school

È bene sottolineare che questo primo gioco FromSoftware può permette al giocatore di complicare ulteriormente la sua esperienza o persino di non proseguire nella campagna. Come accennato, l’esperienza è completamente libera, e a dimostrare tale affermazione qui avrete la possibilità di uccidere qualsiasi npc e vendere letteralmente ogni cosa: dagli oggetti più comuni alle cure, dall’equipaggiamento sino ad arrivare agli oggetti chiave. Sarete ricompensati con grandi quantità di denaro, ma a quale prezzo?

Questa caratteristica sarà poi d’ispirazione ai titoli dell’era Miyazaki, dove in questi ultimi vi sarà data la libertà di agire nel modo peggiore possibile e affrontarne poi le conseguenze. Un esempio lampante di questo sta nel fatto che anche in Dark Souls potreste uccidere ogni npc presente (come Solaire, Siegmeyer e via dicendo), compresi quelli fondamentali per continuare la vostra run (come il Fabbro Andre). Per molti sembrerà una follia apprezzare una caratteristica del genere, ma almeno per il sottoscritto non lo è affatto.

RE-Play King's Field

Arcaico, fresco e audace

Non si può non aprire una parentesi sul combat system di King’s Field, incredibilmente grezzo e goffo, sostanzialmente si riassume (soprattutto nelle prime battute) in due o al massimo tre passaggi: attacco, ritirata, recupero della stamina, attacco, ritirata, e via dicendo. A ciò si aggiunge il fatto che bisogna mettere pausa costantemente in quanto si è costretti a curarsi in continuazione. Dopo qualche ora di gioco, le meccaniche si fanno più “complesse”, soprattutto con “movimenti” e incantesimi (da sbloccare man mano che si avanza nella campagna) più complessi in presenza di più nemici a schermo.

A proposito di meccaniche di movimento, molti di voi oggi sono abituati a immediati movimenti dovuti ai semplicissimi comandi delle periferiche di gioco (in breve, analogico sinistro per il movimento e analogico destro per la telecamera), ma chi è figlio degli anni ’90 ricorderà la frustrazione dovuta proprio a questi ultimi. Soprattutto su PlayStation, infatti, nel 1994 il Dualshock con le levette analogiche non esisteva ancora. Quindi, i comandi di King’s Field (così come nel suo seguito) erano preimpostati solo sui controller PS One tradizionali.

King's Field

Certo, non è facile oggi abituarsi a questo tipo di comandi negli anni 2020, ma per dare un’idea di come fossero i controlli di movimento prima dell’avvento del Dualshock, questo è un breve riassunto su come ci si muoveva su King’s Field:

  • tasto direzionale su = movimento in avanti
  • tasto direzionale giù = movimento all’indietro
  • tasto direzionale sinistro = ruota verso sinistra
  • tasto direzionale destro = ruota verso destra
  • L1 = spostamento laterale a sinistra
  • R1 = spostamento laterale a destra
  • L2 = guarda in alto
  • R2 = guarda in basso

Il genere segreto

Ora che in questo RE-Play abbiamo compreso quanti difetti avesse King’s Field, vorrei farvi capire il vero motivo per il quale bisogna dare importanza a un titolo del genere. Certo, come già detto in precedenza, il comparto tecnico e di gameplay proviene da un gioco tutto sommato fatto di legno, mentre la sua componente grafica e artistica non lo rendono un titolo must play. Il titolo From però dà enfasi alla ricerca e risoluzione degli enigmi: si tratta di un vero e proprio metroidvania in 3D.

King's Field

Ovviamente sì, i metroidvania generalmente sono titoli platform in 2D, però ritornando su ciò che abbiamo accennato poc’anzi, abbiamo parlato di oggetti chiave, passaggi nascosti, dungeon, e via discorrendo. Potrebbe servirvi una chiave nascosta per aprire un cancello, o un flauto per creare un ponte di luce e attraversare un pavimento di fiamme, o un amuleto da incastonare su un piedistallo per far scattare un ingranaggio. Un mondo interconnesso, ingranaggi da far scattare, l’esplorazione, il backtracking, tutte caratteristiche di un qualsiasi metroidvania. Se ci pensate un attimo, anche Dark Souls ed Elden Ring non sono poi così diversi dal titolo RE-Play di quest’oggi, dimostrando ancora la personalità che FromSoftware ha portato con sé nel tempo.

Considerazioni finali

Questo è King’s Field: un’accozzaglia di grandi idee in un gioco pressoché mediocre. Certo, tecnicamente è un titolo da buttare e difficilmente consiglierei di recuperarlo, ma sotto tutta questa spazzatura vi sono spicchi di ispirazione riguardo atmosfera e design che vale la pena osservare, specialmente se si guardano i giochi From più recenti con un occhio attento. Trasuda amore e unicità che i suoi sequel spirituali erediteranno a distanza di decadi (così come lo Spadone della Luna, iconica arma presente in tutta la serie Souls e persino in King’s Field), e dispiace che in Italia venga ricordato solo per un suo doppiaggio infelice. Inoltre, è pur sempre un pezzo di storia di FromSoftware, ed è curioso tracciare i punti che collegano il passato tutt’altro che glorioso di una piccola casa di sviluppo dal 1994 a un 2022 ricco di premi, fama e denaro sonante.

King's Field

Prima di concludere questo RE-Play, è bene ricordare che un certo Doom fu rilasciato un anno e mezzo prima del gioco analizzato oggi, quindi si può anche dire che per via della sua visuale in prima persona King’s Field fu paragonato anche a Doom ai tempi. Al contrario, oggi i giochi più disparati vengono paragonati per difficoltà a Dark Souls (come per esempio Cuphead, il remake di Crash Bandicoot e persino il recentissimo Sifu). Sicuramente c’è un qualcosa di poetico in tutto ciò, a dimostrazione di quanto possa far rumore un titolo rivoluzionario uscito nel posto giusto e al momento giusto. Per continuare a seguire questa nuovissima rubrica, vi invitiamo caldamente a seguirci sui nostri vari canali e su Kaleidoverse.it, e vi ringraziamo per l’attenzione.

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C'è una riflessione mai ponderata da qualcuno quando legge uno scritto: ma chi c'è davvero dietro? Può essere un tizio qualunque che fa tutto questo per amore della scrittura. Oppure uno che, oltre che giocare, vuole carpire ogni sfumatura di ciò che gli capita davanti. O forse è solo un pigro sfigato che riempie così la sua mancanza di vita sociale. Beh, tutto questo sono io.

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