È disponibile su prime video la seconda stagione di Hunters, serie che segue le vicissitudini di alcuni cacciatori di nazisti durante gli anni ‘70. Questa stagione si presenta al pubblico con ben tre anni di distanza dalla precedente, che aveva lasciato molte questioni in sospeso. Tra i produttori anche Jordan Peele e la sua MonkeyPaw Productions, una piccola garanzia a Hollywood ultimamente. Dopo tutto questo tempo sarà riuscita a mantenere la qualità narrativa e di messa in scena della precedente stagione? Scopriamolo meglio nella recensione di Hunters 2.
Tempo di fine e chiarezza
Le vicende riprendono due anni dopo la fine della prima stagione, nel 1979, dove troviamo i nostri Hunter ormai divisi e ognuno a far fronte alle proprie vite, soprattutto Jonah (Logan Lerman), che sotto falso nome si trova a vivere una doppia vita: studente universitario in procinto di sposarsi di giorno e cacciatore di nazisti solitario di notte. Jonah scoprirà attraverso la caccia solitaria la possibilità che Hitler sia ancora vivo e si nasconda da qualche parte nel mondo. Questo lo convincerà a mettere da parte vecchi rancori e colpe per convocare di nuovo tutti gli altri Hunter per mettere in atto l’ultima grande caccia, quella che può portare all’eradicazione totale dei nazisti e alla pace mentale e spirituale dei cacciatori stessi.
Parallelamente alla narrazione nel 1979, si è introdotti a una linea narrativa ambientata nel 1975, che introduce fatti precedenti alla prima stagione. Il protagonista di questa narrativa in retrospettiva è Meyer Offerman (Al Pacino) che, come un provetto Nick Fury, cerca e mette insieme i componenti della squadra degli Hunter. Questa linea narrativa antecedente ci fa meglio comprendere cosa ha spinto i vari membri della squadra a unirsi, di modo che vengono resi meno macchiettistici e bidimensionali rispetto alla prima stagione; soprattutto serve a dare una visione più d’insieme su Offerman stesso, chiarendo le sue motivazioni, la fondazione degli Hunter e anche a dare una panoramica sulle sue paure.
Questione di stile
La serie sin dalla sua prima stagione è sempre stata caratterizzata da una verve molto particolare che oscilla in modo perentorio tra le atmosfere di un fumetto pulp e quelle di un film di Tarantino (senza raggiungere la maestria di quest’ultimo), tratti molto distintivi che la differenziavano dal resto del panorama seriale. Queste caratteristiche di stile nella seconda stagione sono nettamente migliorate rendendo il tutto ancor più grottescamente piacevole, coerente e ben integrato con la narrazione in atto. Anche quando la sua vena grottesca sfocia nella violenza, a volte giustificata altre no, rimane sempre ben integrata e soprattutto ammiccante e lasciva nei confronti dello spettatore.
Spettatore che durante la visione viene trasportato dalle morti dei nazisti, e non, quasi simulacro e metafora di intercalari narrativi. Variando pian piano la violenza in uno spettacolo che induce il pubblico a sviluppare quasi un sadico appagamento nella loro visione, un voyeuristico piacere granguignolesco che porta sempre a chiedersi come sarà la morte successiva e da chi, e a chi, sarà portata. Purtroppo a fare da contraltare a questa vena prettamente pulp è la totale piattezza della regia in tutte le puntate, a esclusione della penultima, che non presentano nessun guizzo registico degno di nota. Non si ha mai l’impressione durante la visione di avere dietro la macchina da presa dei virtuosi, ma solo dei meri mestieranti che non riescono ad accompagnare né a dare importanza ai momenti cruciali, lasciando tutto il peso dell’opera sulla sua narrativa e sulle prove attoriali.
Cacciatori e prede
Uno dei punti di forza della seconda stagione, come nella precedente, è senza ombra di dubbio il cast corale che si è andato a delineare, il quale riesce a raggiungere una chimica quasi perfetta, ben distribuita tra tutti gli interpreti sia tra gli Hunters che tra le fila dei nazisti, con new entry molto interessanti in ambo le parti. Degna di nota è decisamente l’interpretazioni di Logan Lerman, che in questa stagione porta sul piccolo schermo un Jonah più maturo, afflitto dalle colpe e dal peso gravoso delle sue scelte, servendo in queste 8 puntate una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Non è da meno il resto del cast, aiutato anche da una sceneggiatura che finalmente si concentra più sui personaggi, concedendogli una narrazione molto più intimista rispetto alla precedente stagione, rendendo di fatto ogni personaggio degli Hunters molto più stratificato, tridimensionale e soprattutto simpatetico.
Anche se la serie è prevalentemente improntata sulla mera azione, viene presentato allo spettatore uno spunto narrativo molto interessante che emerge con più forza soprattutto nella prima metà: il dilemma morale. Fino a che punto una persona si può spingere per eradicare il male giacché, prendendo in prestito le parole di Nietzsche “Chi combatte con i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro”? Uno spunto che tornerà spesso nelle azioni e nei confronti verbali di Jonah coi personaggi che gli gravitano attorno e che poteva essere gestita decisamente meglio. Tuttavia, la crudeltà quasi comica e grottesca dei nazisti e la loro indole prettamente macchiettistica e caricaturale metterà in secondo piano il dilemma morale che aleggia fin dalle prime puntate, rendendo tutti gli atti e le azioni degli Hunters moralmente inattaccabili e sempre giustificate.
Tra cinema e graphic novel
Molto più spesso di quanto ci si possa aspettare in una serie come questa non sarà raro riconoscere varie citazioni provenienti sia dal grande che dal piccolo schermo. Rimandi a classici come Tutti Insieme Appassionatamente, ma anche riferimenti a produzioni più contemporanee come Saw – L’Enigmista e Bastardi Senza Gloria. Inoltre, molto più che nella prima stagione, sono state inserite importantissime critiche a chi nega l’accaduto dell’olocausto o chi sostiene le teorie del complotto mondiale di matrice giudaica, smontando e avvilendo tali pensieri e maldicenze, com’è giusto che sia.
Sono esponenzialmente aumentate rispetto alla stagione precedente le similitudini tra la serie e un fumetto di stampo supereroistico: se nella prima stagione l’accostamento tra una squadra di supereroi e gli Hunters era solo suggerito, in questa nuova installazione è palesato anche attraverso le parole di un componente del gruppo. Con questa affermazione d’intenti, attraverso una meta-narrazione vengono giustificati il mondo grottesco, l’estetica a volte ai limiti del trash ed espedienti che risulterebbero astrusi o improbabili in altre produzioni, ma che in questo mondo fatto di nazisti e cacciatori sono all’ordine del giorno. Infatti, l’esperienza vissuta dai personaggi è limitata, più che dalle regole della realtà, dalla semplice immaginazione di chi le scrive, come in una qualsiasi Graphic Novel.
Le nostre conclusione su Hunters 2
Anche se arrivata a distanza di tre anni dalla prima stagione, la serie non ha perso lo smalto che la contraddistingueva; al contrario, sono riusciti a migliorare la narrazione e a implementare un maggior spessore ai suoi protagonisti, dando il giusto slancio alla storia e ammantando il tutto con toni più maturi senza tralasciare l’irriverenza e lo stile grottesco che caratterizzava la prima stagione e riuscendo a inserire al suo interno diverse critiche sociale; il tutto accompagnato da un più che ottimo cast sia tra i protagonisti che tra i villain. L’esperienza è però inficiata da alcune mancanze e ingenuità: prima fra tutte la regia praticamente inesistente e poco influente, che porta a casa un risultato appena sufficiente e un’eccessiva diluizione della narrazione principalmente nelle puntate finali che narrativamente non porta nessun vantaggio, se non quello dell’allungamento del minutaggio.
Speriamo di aver acceso la vostra curiosità verso la serie. A voi è piaciuta la prima stagione di Hunters? vedrete la seconda? Fatecelo sapere nei commenti. Come sempre, vi invitiamo a leggerci su Kaleidoverse e a seguirci sulle nostre pagine social, dove pubblichiamo sempre contenuti. Se volete condividere con noi suggerimenti, consigli su nuovi film da vedere (ma anche anime, serie TV e videogiochi) o soltanto discutere delle ultime notizie,ci trovate sui nostri gruppi community, su Facebook e Telegram.
Anche dopo tre anni di assenza dai nostri schermi, la seconda stagione di Hunters si conferma, come la prima, una piacevole esperienza, migliorando sul piano narrativo la profondità dei personaggi e aggiungendo alcune riflessioni morali e interessanti critiche sociali. Tuttavia, scelte narrative prevedibili, un eccessivo allungamento di brodo e soprattutto scelte registiche molto scialbe vanno a inficiare sulla qualità finale del prodotto, portando quello che poteva essere una piccola perla a essere un prodotto leggermente al di sopra della media anche se in ogni caso molto godibile. In definitiva la visione è consigliata.