Dal 24 febbraio è disponibile su Prime Video la nuova serie con Christoph Waltz che porta sul piccolo schermo un personaggio molto particolare. Serie che è trasposizione dall’omonimo libro, del 2015, di Bentley Little. Con un mix di atmosfere che spaziano dal soprannaturale al grottesco fino al thriller più puro. Che Prime Video stia tentando di mettere su una serie New Weird sulla falsariga di quanto già, ottimamente fatto, da Apple Tv+ con Scissione, ci sarà riuscita? Svisceriamo il tutto nella recensione di The Consultant.
Il Consulente
Subito dopo la violenta uccisione a colpi di pistola del proprietario della CompWare, nella sede dell’azienda che produce mobile game, appare un nuovo consulente, Regus Patoff (Christoph Waltz) assunto con il preciso scopo di migliorare e mandare avanti le attività della società. Nella sua nuova carica verrà seguito e affiancato da due dipendenti in particolare, Elaine (Brittany O’Grady) e Craig (Nat Wolff); la prima prende al balzo l’occasione di una nuova gestione per avere una corposa promozione e il secondo per poter proporre il suo progetto di un videogioco. Aspirazioni che porteranno a compimento, ma che inevitabilmente li trascineranno nelle procedure e nelle strane attività del nuovo consulente aziendale.
Decisamente forte la somiglianza, sia nelle tematiche sia nelle ambientazioni, ad altre serie ambientate sul posto di lavoro come la suddetta Scissione di Apple Tv+. La trasformazione del luogo di lavoro in un luogo non di routine o quotidianità ma in un mostro che assorbe e si ciba della vita dei suoi dipendenti non è una tematica nuova, né originale. Tuttavia, in questa serie viene ben concentrata nel personaggio di Waltz che, con la sua ottima presenza scenica, incarna perfettamente ambizioni distorte e, meglio di molti altri interpreti odierni, riesce a incarnare il piacere perverso della crudeltà.
Il diavolo è…
Palese fin dai primi trailer che The Consultant, anche se con tre protagonisti, è un One Man Show e quel One Man è Christoph Waltz. In ogni dove la sua presenza è prominente anche solo quando è appena accennata, facendo discendere su quella scena una verve di incalcolabile valore, rubando l’attenzione del pubblico e la scena a ogni suo possibile comprimario. Riesce così a dare vita a uno dei personaggi più interessanti e subdolamente inquietanti che sul piccolo schermo mancava da molto tempo. In alcuni momenti si può affiancare la figura (e interpretazione) di Regus Patoff all’uomo misterioso, interpretato da Robert Blake, in Lost Highway di David Lynch, palesando ancora di più la carica di inquietudine e malessere che genera la prova attoriale di Waltz nel pubblico.
Grazie, o no, dipende dai punti di vista, all’interpretazione di Waltz e all’ottima scrittura del suo personaggio gli altri interpreti passano in secondo piano. Passaggio in secondo piano che è assistito anche dalla, purtroppo, non ottimale prova attoriale di alcuni interpreti. Particolarmente rimarchevole è la scialba prova attoriale di Nat Wolff nei panni di Craig, il quale si fa carico del peso di dover gestire uno dei protagonisti che compone il trittico di interpreti principali della serie. Purtroppo non riesce mai veramente a tenere il passo degli altri due, Brittany O’Grady (Elaine) e Christoph Waltz (Regus Patoff), creando quindi una crepa non da poco nella sospensione dell’incredulità, rendendo di fatto difficoltoso godere della grottesca atmosfera della serie.
… nei dettagli
Non tutto nella serie è di pregevole fattura come la scrittura dei suoi personaggi. La potenza dei sunnominati non riesce a sollevare la generale qualità della narrazione che è improntata verso una fruizione puramente dedita al Binge Watching, con puntate dalla durata di a malapena trenta minuti. La serie va avanti grazie ai continui cliffhanger che assecondano la natura mordi e fuggi del prodotto, diventando uno dei pochi motivi per cui l’attenzione dello spettatore rimane alta per tutta la stagione. Ci si trova più spesso interessati alla sorte di Patoff piuttosto che al concreto canovaccio narrativo della serie o al destino dei co-protagonisti. Rimarcando ancora una volta di come non solo il personaggio di Patoff ma l’intera serie sia costruita su misura per Waltz. Anche il mistero dietro la figura di Patoff su cui Elaine e Craig indagano per tutta la serie alla lunga non ripaga le aspettative che si vengono a creare.
Questo rende uno dei punti cardine dell’intreccio narrativo quasi inutile, se non per tenere alta l’attenzione dello spettatore. Inoltre per gli spettatori più attenti non sarà difficile capire fin da subito la vera identità di Patoff. Molti indizi sono stati disseminati per tutta la serie, compresa la sigla stessa, che con un certo background letterario saprà dare più che un suggerimento su cosa si nasconde dietro la figura di Regus Patoff. In aggiunta è palese anche per lo spettatore meno attento che tutto il prodotto è un’enorme, non troppo velata, critica al capitalismo e all’arrivismo tipicamente U.S.A. eseguendo ottimamente il suo compito e passando frecciatine non indifferenti. Purtroppo tutto il lavoro di build up di critica sociale non ripaga e nelle battute finali della serie si trasforma in un ossimoro morale dove il fine giustifica sempre i mezzi e dove la compassione e la comprensione umana vengono sacrificate sull’altare del successo, vanificando tutta la morale costruita nelle precedenti puntate.
Le nostre conclusioni su The Consultant
The Consultant conferma le aspettative che sono venute a crearsi prima della sua uscita: un prodotto creato su misura e a misura di Christoph Waltz dove, anche se facente parte di un trittico di protagonisti, la sua figura e la usa interpretazione spiccano su tutto il resto. Ovviamente ci si trova anche davanti a un prodotto che nelle intenzioni è impostato come una forte critica all’arrivismo lavorativo, ma che nei fatti non concretizza in nessun modo queste critiche sociali. Non solo la critica viene lasciata cadere nel pozzo dell’inutilità, ma anche molti altri aspetti che rendono la produzione interessante.
La serie diventa degna di visone solo per l’incredibile prova attoriale di Waltz il quale ingloba e oscura tutto il resto. Voi avete visto The Consultant? Vi è piaciuto? Siete riusciti a discernere il mistero? Fatecelo sapere nei commenti. Come sempre, vi invitiamo a leggerci su Kaleidoverse e a seguirci sulle nostre pagine social, dove pubblichiamo sempre contenuti. Se volete condividere con noi suggerimenti, consigli su nuovi film da vedere (ma anche anime, serie TV e videogiochi) o soltanto discutere delle ultime notizie, ci trovate sui nostri gruppi community, su Facebook e Telegram.
The Consultant conferma le aspettative che precedevano il prodotto, rivelandosi una serie su misura per Christoph Waltz che dà sfogo alla sua incredibile verve attoriale, rendendo di fatto il suo personaggio “amabilmente odiabile”. Purtroppo, oltre all’interpretazione di Waltz, la serie non ha molto altro da offrire se non un mistero e una sostanziale critica sociale che nelle battute finali non si concretizza mai, rendendo di fatto la serie un'occasione persa ma degna di una visone per le sue atmosfere grottesche e Waltz stesso.