Ci siamo quasi: la settimana prossima vedremo il sesto e ultimo episodio di Citadel. Abbiamo seguito con sincero interesse e curiosità crescente la nuova serie di Amazon Prime prodotta e curata dai fratelli Russo, facendo del nostro meglio per restituire delle impressioni che fossero prive di spoiler, comprensibili a tutti e sensate. Potete leggere la recensione del quarto episodio in questo articolo, mentre se vi siete persi anche le altre potete recuperarle qui. Nell’episodio 5 di Citadel entrano in gioco tre nuovi personaggi, interpretati rispettivamente da Leo Ashizawa (A Discovery of Witches), Paul Bazely (Black Mirror) e Laëtitia Eïdo (Fauda).
Prima di continuare con la recensione dell’episodio 5 di Citadel, vi invitiamo come sempre a dare un’occhiata a Kaleidoverse per leggere le altre recensioni e gli approfondimenti sul mondo cinematografico, videoludico e d’animazione. Inoltre, se non volete perdervi le nuove uscite e altri contenuti (come le nostre partecipazioni alle anteprime) potete seguirci sulle nostre pagine social o sui nostri gruppi community (Facebook e Telegram), dove possiamo intavolare una discussione sul mondo dello spionaggio, se volete. Fatte queste dovute premesse, possiamo continuare con la recensione (senza spoiler, ovviamente!).
Citadel: riprendiamo da dove avevamo lasciato
Il quinto episodio si apre, ancora una volta, in Marocco, dove Kyle (Richard Madden) e Nadia (Priyanka Chopra Jonas) hanno finalmente trovato Carter (Osy Ikhile), provato dalla prigionia e diffidente nei confronti della sua ex-collega. Fin dall’inizio della serie, infatti, la trama ha fortemente suggerito che la talpa sia proprio lei, ma dal momento che Citadel è una lunga spy story a puntate non ci pronunceremo in merito: la verità, in questi casi, è un miraggio lontano.
Ad ogni modo, la linea narrativa presente si riprende il suo posto, mostrandoci finalmente, dopo l’episodio interamente ambientato nel passato, cosa accade dopo la rivelazione sconvolgente di Bernard (Stanley Tucci). E, anche se c’è ancora molto da dissotterrare, la vicenda smette di muoversi unicamente all’indietro. La ripresa in avanti, comunque, appare per il momento un po’ stentata e confusa, mentre quello che vediamo accadere 8-9 anni prima è sicuramente più limpido, rinforzando la convinzione che per capire tutti i sottintesi dovremo attendere che tutte le tessere siano al loro posto.
Fiducia tra spie? Come l’onore tra ladri
Se dovessimo trovare un tema per questo episodio sicuramente quello della fiducia si piazzerebbe al primo posto. È forse un paradosso: dopo aver dato grande centralità alla menzogna nell’episodio precedente parlare di fiducia – soprattutto in un ambito ambiguo come quello dello spionaggio – ribalta le carte in tavola. Eppure i personaggi ci mostrano quanto fondamentale possa essere avere un’ancora in un ambiente così incerto come il loro, nel quale si è costretti a indossare maschere esponendo comunque il proprio volto a potenziali nemici.
La fiducia, così vulnerabile, è in fondo uno scambio proprio come la bugia, ma che espone la parte più fragile di ognuno di noi. Questo è sia pericoloso che spaventoso, e nel corso dell’episodio abbiamo modo di osservare mentre Nadia, Bernard e Mason gestiscono i pro e i contro di questo elemento così importante. La sincerità è infatti indispensabile per costruire la fiducia, ma com’è possibile farlo se il punto di partenza è un volto abituato a mentire? Per scoprirlo non ci resta altro che aspettare il 26 maggio e vedere come si concluderà quella che è – come è stato annunciato – la prima parte di un progetto più grande.