Sembra proprio che siamo in dirittura d’arrivo (almeno per il momento): il sesto e ultimo episodio di Citadel è finalmente disponibile alla visione su Amazon Prime Video. Dopo poco più di un mese si conclude, quindi, la prima stagione di Citadel, una serie evento prodotta dai fratelli Russo, che sembrano aver progettato in realtà un multiverso sfaccettato e tutto da scoprire, come hanno dichiarato in merito alla produzione. Essendo i Russo dietro la realizzazione di importanti film Marvel collegati proprio a quel concetto le aspettative sono alte, così come lo sono i pronostici sull’identità della famigerata spia che ha contribuito a demolire Citadel.
Prima di continuare il discorso – conclusivo – sulla serie vi ricordo un paio di cose: se vi siete persi la recensione dell’episodio 5 potete recuperarla qui. Vi invito, inoltre, a seguire Kaleidoverse sui social e a iscrivervi ai nostri gruppi community (Facebook e Telegram), dove vi aspetto nel caso in cui voleste teorizzare complotti e alleanze su Citadel. E adesso, ovviamente, riprendiamo il discorso, sempre senza spoiler. Dove eravamo rimasti? Ah, già: a una rivelazione (grande novità, vero?).
Negli episodi precedenti: un recap semplice ed essenziale
Visto che questa è la recensione finale di questa prima stagione di Citadel, mi sembra corretto ricapitolare – sommariamente – quello che è successo. Kyle Conroy (Richard Madden) è un uomo tormentato da un passato che non ricorda e di cui ha solo molte cicatrici e sogni confusi in cui vede e rivede una donna. Deciso a scoprire la sua vera identità effettua una ricerca che salta all’occhio di Bernard Orlick (Stanley Tucci), che rapisce Conroy, sua moglie Abby (Ashleigh Cummins) e la loro figlia Hendrix (Caoilinn Springall).
Iniziano così a svelarsi – in apparenza – i mille misteri intorno al passato di Kyle, il cui vero nome è Mason Kane. L’uomo era una spia affiliata a Citadel, un’organizzazione di spionaggio internazionale, di cui faceva parte anche la donna che sognava di continuo, Nadia Sinh (Priyanka Chopra Jonas). E l’agenzia è stata distrutta dall’interno 8 anni prima di quello che lo spettatore vede grazie all’alleanza tra Manticore, un’organizzazione nemica, e una talpa, la cui identità sfugge per tutta la serie, mentre Kyle cerca di ostacolare i passi di Manticore e ritrova il ponte semi-distrutto che lo può condurre al suo vecchio io.
Citadel Recensione: il sesto è un episodio Mason-centrico
Il sesto episodio più degli altri ruota intorno a Kyle Conroy e a Mason Kane, i due lati della stessa complicata e luccicante moneta interpretata da Richard Madden. Fin dall’inizio della serie, infatti, abbiamo dovuto assistere ai passi incerti di Kyle nel mondo dello spionaggio – quello da cui proviene Mason – nel quale ha dovuto prendere decisioni importanti delle quali molto spesso non aveva ben chiare le conseguenze. E ha dovuto farlo perché nel passato Mason ha invece agito, e anche troppo, adottando degli schemi di pensiero oscuri e contorti, che persino i suoi colleghi più vicini faticavano a comprendere fino in fondo.
Questo episodio, comunque, riporta l’attenzione prepotentemente su Mason perché gli ultimi tasselli del puzzle sembrano risiedere proprio nelle sue azioni e in quello che ha fatto dopo l’allontanamento di Nadia. In particolare, l’episodio pone l’accento sul lato più introspettivo ed emotivo di Mason, inedito dato il suo carattere chiuso e impenetrabile, che trova pian piano il suo perché. L’emotività della spia si riallaccia a quella di Kyle, che invece durante l’episodio appare freddo e stoico. Le due metà, quindi, sembrano trovare un equilibrio, seppure instabile e sull’orlo di un metaforico precipizio.
Citadel Recensione: qualche conferma
Alla luce di quello che abbiamo visto nell’ultimo episodio possiamo confermare l’importanza dei temi principali della serie. Già sopra abbiamo parlato della centralità dell’identità, ma si provano importanti anche la famiglia (perché “cosa non si farebbe per la famiglia?”), l’amore come sentimento fragile e perennemente in bilico, la fiducia (collegata all’amore e alla lealtà per l’altro), la menzogna e il tradimento (il pane quotidiano delle spie). Il sesto episodio sembra condensarli tutti per riproporli allo spettatore in modo che non li dimentichi.
Questi temi scorrono nuovamente davanti ai nostri occhi, questa volta forse per aiutarci a capire per quale personaggio un dato tema risulti più rilevante e fondante per il suo carattere. L’ultimo episodio, infatti, è fatto di conferme e di stravolgimenti: per riprendere la nostra metafora della piscina, l’acqua ormai è sporca e qualcosa la sta agitando senza sosta, facendola schizzare da tutte le parti. I temi, in questo, assolvono la funzione di boe alle quali aggrapparsi per non perdere di vista i pilastri fondanti della serie.
Uno fra tutti: la famiglia
La famiglia appare fondamentale fin dall’inizio: Kyle agisce per proteggere la sua, così come Bernard, che cede solo di fronte alla minaccia di Dahlia di far saltare in aria sua figlia e la sua ex moglie. È però a partire dalla seconda metà della stagione che questo tema si erge in tutta la sua graniticità, scolpendosi poco a poco nelle ossa dei personaggi. Di quasi tutti, infatti, si cita anche solo di sfuggita l’esistenza di familiari e/o persone care che sono rilevanti ai fini della narrazione e aiutano il pubblico ad avere un quadro più completo della situazione.
L’introduzione della famiglia in seno a una storia di spionaggio contribuisce ad aumentare la sensazione di riservatezza che già è presente fondendola con una crescente intimità, dal momento che con la famiglia si espone anche il lato vulnerabile del personaggio stesso: la fragilità di Mason, l’obiettivo di Kyle, la paura di Nadia, la vendetta di Dahlia sono quelli che spiccano di più. E che aiutano la sceneggiatura a creare momenti di pathos positivamente.
Il confine tra vero e falso, la sceneggiatura e il passato
Gli effetti visivi usati che spingono in avanti la narrazione, uniti a una sceneggiatura costellata di flashback restituiscono una concentrazione totale per lo sguardo dello spettatore. È anche possibile che i capovolgimenti della macchina da presa non siano casuali, e se questo fosse il caso allora i momenti in cui questo accade sono degli avvertimenti: in una spy story, dopotutto, niente è come sembra, e il confine tra vero e falso è sottile quanto un capello.
Il capovolgimento del punto di vista non serve solo a individuare i momenti di stallo, quelli in cui il vero e il falso stanno in bilico. Il cambiamento di prospettiva, infatti, spesso introduce le scene ambientate nel passato, e non sempre viene mostrato con una rotazione totale della macchina da presa. La sceneggiatura ha infatti posto particolarmente l’accento sulla centralità del passato, che sembra contenere tutte le risposte nonostante l’ago della bilancia si sia spostato sul presente. E il passato, ovviamente, si ricollega al singolo personaggio e ci riporta alla domanda iniziale: è successo davvero? Quali sono le implicazioni?
Le nostre conclusioni sulla prima stagione di Citadel: Il futuro dello spyverse
Non ho raccontato nel dettaglio quello che accade nel sesto episodio perché è fondamentale per la trama e vi lascerà quasi sicuramente a bocca aperta. Quello che posso dirvi, però, è che la domanda principale alla base di questa prima stagione troverà una risposta, ma solleverà un nugolo di interrogativi ancora più immenso, che per il momento rimarrà sospeso sulle teste dei personaggi come una spada di Damocle. Gli ultimi secondi, però, lasciano ben sperare, perché mostrano un’anteprima di Citadel: Diana, il capitolo tutto italiano dello spyverse con Matilde De Angelis che potremo vedere nel 2024.
Per quanto riguarda la prima stagione di Citadel, invece, il giudizio è sicuramente positivo. La serie non è perfetta, e ci sono alcuni momenti che diminuiscono il carisma del prodotto perché confondono troppo le acque, riportando i piedi dello spettatore ben saldi a terra, ma la performance del cast unita a una trama ben scritta sforna un prodotto magnetico e promettente, soprattutto per le implicazioni future: dopo un’intera stagione passata a ricostruire l’antefatto della caduta dell’agenzia, è il momento di guardare al presente e iniziare a pensare a cosa accadrà tra i resti di Citadel e Manticore.
Citadel si conferma, dopo sei episodi, un prodotto promettente che riserva ancora molte sorprese. Il gioco delle spie che mescola bugie e verità è talmente intricato che a volte lo spettatore sembra essere sull'orlo di perdervisi dentro, ma la sceneggiatura, anche se troppo nebulosa e intricata in alcuni punti, riesce a comunicare con sufficiente efficacia quello che è importante, lasciando altre risposte in serbo per il futuro. Proprio come nel caso di un iceberg, la prima stagione di Citadel rappresenta solo la parte visibile, popolata da personaggi a tutto tondo che proprio per questo motivo si collocano tutti nella fascia dell'anti-eroe. Non ci resta quindi altro che attendere per scoprire la parte sommersa.