Qualche mese fa Netflix ha rilasciato nella sua libreria digitale Dieci Giorni tra il Bene e il Male, film turco dalle tinte noir di cui potete leggere la recensione qui. La pellicola – come abbiamo avuto modo di raccontarvi – è l’adattamento del primo capitolo di una trilogia firmata dall’autore turco Mehmet Eroğlu, e proprio parlandone ci auguravamo che questo primo film non restasse solo per sempre. Bene, dopo nemmeno 6 mesi la piattaforma rossonera ha deciso di tornare sulle tracce dell’investigatore privato interpretato da Nejat Işler con Altri Dieci Giorni tra il Bene e il Male, disponibile dal 18 agosto e di cui vi parliamo in questa recensione (senza spoiler).
La pellicola è un sequel dritto e conciso che si ricollega con molta naturalezza al predecessore, quindi prima di guardarlo recuperare Dieci Giorni tra il Bene e il Male è d’obbligo. Anche il secondo film è stato realizzato dal regista Uluç Bayraktar e ha lo stesso cast principale, anche se sono presenti nuovi volti, come Hazal Subaşı (Prisoner of love), Hazal Filiz Küçükköse (Kara Sevda), Nur Sürer (Chrysalis) e Mahir Günşiray (Çilek Kokusu). Ma cos’è successo a Sadik e a Fatoș (İlayda Alişan)?
Altri Dieci tra il Bene e il Male: la trama
Il film si apre con una ripresa a campo lungo in cui assistiamo a un incidente stradale: una macchina percorre un lungo rettilineo, è sola sullo sfondo brullo delle montagne turche quando si ribalta. All’interno del veicolo c’è Sadik, che ritroviamo con una ferita alla testa e una spalla lussata. L’investigatore, che era uscito dal giro per cominciare una nuova vita con Fatoș, si ritrova nuovamente coinvolto negli affari loschi di Messere (Erdal Yıldız) e alle prese con un’indagine da portare a termine.
Nel corso di questo nuovo giro per i vicoli più sporchi e nascosti della mente umana Sadik ritrova vecchie conoscenze (come Pinar) e deve pensare a un modo efficace e definitivo per sbarazzarsi di Messere, che sembra deciso a incastrarlo. Spinto da una sete di vendetta molto disinteressata Sadik cerca quindi di uscire nuovamente dal lato criminale del mondo, che non vuole lasciarlo andare. Nel corso della sua nuova duplice indagine l’uomo ha modo di riflettere lungamente sulla propria vita, su ciò che gli è accaduto e sul futuro, che inizialmente appare lontanissimo.
Bellezza visiva e più azione
Dal punto di vista più tecnico, Altri Dieci Giorni tra il Bene e il Male resta fedele al primo film per regia, sceneggiatura, montaggio e direzione della fotografia. Ancora una volta lo spettatore osserva una storia visivamente magnetica prendere piede con il monologo interiore del protagonista in sottofondo, questa volta più malinconico che mai. La fotografia, inoltre, inquadra con toni ben bilanciati i volti dei personaggi, incastonandoli in ritratti dinamici che ne esaltano le peculiarità.
L’unica differenza rispetto al primo film è un leggero cambiamento di passo: se la prima pellicola era molto lenta e riflessiva questa volta sono presenti scene dinamiche fin dai primi minuti, che continuano a comparire nel corso della storia e contribuiscono a imprimere la nuova andatura della pellicola e dello stesso protagonista al pubblico. Sparatorie, incidenti stradali e allucinazioni fanno capolino tra le pieghe della narrazione come dimostrazioni lampanti dell’ingrigimento morale di Sadik, che non era un eroe tradizionale e continua a dimostrarsi un antieroe anticonformista.
Riaccendere un uomo con la vendetta
Sadik non è mai stato un personaggio estroverso e ottimista, anzi, ma in Altri Dieci Giorni tra il Bene e il Male non lo ritroviamo in formissima. L’uomo è perso, pallido, vive in un mondo fatto di nostalgia, ricordi e fantasie e sembra che la vita abbia perso quel briciolo di brillantezza che aveva acquistato in precedenza. Ritroviamo l’investigatore solo, svogliato, apatico e in preda a comportamenti nichilistici che accantona solo in seguito, quando capisce che Messere sta usando lui e i due uomini che gli aveva affidato.
È proprio quando gli si pone davanti la prospettiva della morte di queste persone che Sadik trova la forza di reagire e inizia a escogitare un piano per capovolgere le loro sorti. Tornare in città e tornare ad avere delle relazioni sociali aiuta Sadik ad uscire da quell’intorpidimento emotivo e mentale nel quale era piombato. Poter stringere delle nuove amicizie e riallacciare quelle vecchie gli dà modo di fare pace con quello che ha dovuto affrontare dopo il suo lieto fine: solo in questo modo può, alla fine, averne un altro più collettivo.
L’investigatore, il noir e gli stereotipi
Già nel primo film avevamo avuto modo di notare come nel mondo di Sadik i riferimenti ad altri famosi investigatori fossero importanti. E, se nella prima pellicola era Marlowe a farla da padrone con i suoi film (i preferiti di Sadik), in questo sequel i detective dei gialli e dei misteri si moltiplicano, apparendo accanto a Sadik e dandogli credito, sempre sull’orlo della farsa. Se, infatti, i bicchieri di latte trangugiati dal protagonista possono far pensare a Léon – il film con Jean Reno e Natalie Portman – la donna che assume Sadik e che lo sostiene moralmente lo paragona a ben altri volti noti nell’ambiente cinematografico e letterario del genere.
E così ritroviamo Sherlock Holmes, Hercule Poirot e il Tenente Colombo. Questo continuo rimando alla letteratura e alla serialità colloca il film ancora di più nel mondo immaginario sostituendo l’aria da film noir che era invece prevalente nella prima pellicola. Se, infatti, Altri Dieci Giorni tra il Bene e il Male presenta più fatti e meno divagazioni, è anche vero che sono comunque presenti scene tipiche del noir, al limite dello stereotipo: l’investigatore tenebroso e dall’atteggiamento cinico con la battuta sempre pronta con le donne, per esempio, è un tropo che si ritrova a più riprese nel film.
Le nostre conclusioni su Altri Dieci Giorni tra il Bene e il Male
Altri Dieci Giorni tra il Bene e il Male si conferma un ottimo sequel e un ottimo film. Il regista, avendo curato il primo capitolo, ha saputo portare avanti la storia di Sadik e dei suoi alleati nel migliore dei modi, mantenendo inalterato lo spirito di fondo dell’opera di Eroğlu e approfondendo per bene i personaggi secondari. Se siete quindi alla ricerca di un noir leggermente sopra le righe e dai toni vagamente da fotoromanzo, questo film fa per voi. Al momento non sembra esserci, all’orizzonte, l’arrivo del terzo capitolo della trilogia, ma chissà che in questi mesi non cambi qualcosa.
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Altri Dieci Giorni tra il Bene e il Male riporta lo spettatore in Turchia sulle tracce di Sadik, l'investigatore privato goloso di latte, e lo fa con un sequel che lo pone al centro di un contorto raggiro e di un omicidio. Uluç Bayraktar dirige un seguito molto naturale e porta avanti la trilogia di Mehmet Eroğlu, che ritorna dopo il suo lieto fine più spento e malinconico che mai. La trama vede svilupparsi una storia più dinamica e accoglie un certo spirito di vendetta – assente nella prima pellicola – che ingrigisce definitivamente la bussola morale del protagonista. L'uomo trova il bene nel male ponendosi al centro tra le due metà del cielo, e riuscendo ancora una volta a uscire da situazioni spinose con ironia e ingegno.