La stavamo aspettando con molta ansia – positiva o negativa – e finalmente è qui: la serie live action più attesa (finora) è finalmente sbarcata su Netflix. Stiamo ovviamente parlando di One Piece, che fin dal primo annuncio sulla sua realizzazione ha fatto parlare di sé, nel bene e nel male. In molti hanno o avevano delle riserve a riguardo, perché sappiamo tutti che cosa riesce a fare Netflix con le trasposizioni di manga famosi (sì, sto parlando di voi, Death Note e Cowboy Bebop). Insomma, One Piece è un’opera importante, non solo nei numeri, ma anche perché ha accompagnato milioni di lettori e lettrici – e spettatori – nel corso dei suoi 26 anni. Tuttavia, signore e signori, forse ci siamo. Forse Netflix sta uscendo da questa spirale negativa. Forse vi tocca guardare il live action di One Piece e leggere la recensione di Kaleidoverse.
Dietro la serie, composta da otto episodi divisi in quattro archi da due, troviamo Matt Owens (cresciuto a pane e One Piece) e Steven Maeda i quali, insieme all’attenzione di Oda hanno dovuto affrontare la complicata sfida di riuscire a trasporre in live action una serie difficile da gestire sotto tanti punti di vista. Non solo hanno dovuto prestare attenzione alla fedeltà della storia ma, trovandosi di fronte a un’enormità di stravaganze presenti nell’opera, hanno avuto il compito di rendere tutto credibile e verosimile. Ma di cosa stiamo parlando? Per quei pochi che non sanno cos’è One Piece, ecco una breve sinossi.
One Piece in breve
Tratta dall’omonima opera di Eiichirō Oda, One Piece si sviluppa in un mondo in cui regnano i pirati. Circa vent’anni dopo l’inizio della grande era della pirateria, un ragazzo, Monkey D. Luffy, salpa per inseguire il suo sogno: trovare il One Piece, il leggendario tesoro lasciato in eredità da Gol D. Roger, e diventare re dei pirati. Ma come tutti i pirati che si rispettino, non può partire da solo, per questo, come prima cosa da fare decide di creare la sua ciurma di pirati.
Durante la sua traversata, Luffy incontra diversi personaggi, buoni e cattivi, bizzarri e accattivanti, che proveranno ad aiutarlo o a intralciarlo. Tra tutti riesce a riconoscere il valore di alcuni, al punto di invitarli a far parte della sua ciurma: Roronoa Zoro (nome), Sanji (nome), Nami (Emily Rudd) e Usop (nome). Insieme affronteranno mille avventure e peripezie, in direzione della Rotta Maggiore, un tratto di mare pericolosissimo, ma la cui traversata è imprescindibile, se si vuole trovare il One Piece.
Spiegate le vele, si salpa verso mari inesplorati!
Se dovessi definire questa serie con una parola, questa sarebbe: azzeccato. Sin dall’annuncio della realizzazione del live action di One Piece siamo stati coperti di notizie rassicuranti: cast esteticamente azzeccato, garanzie di sorveglianza da parte di Oda, garanzie di massima fedeltà e trailer accattivanti. E le promesse sono state mantenute! Godoy (Luffy) è giusto per questo ruolo, non solo fisionomicamente, ma anche a livello recitativo. E lo stesso vale per tutti gli altri. Sceneggiatori, registi, cast e lo stesso Oda hanno dovuto affrontare delle sfide importanti per la realizzazione di questa serie.
Tra tutte, una delle sfide era quella di riuscire a essere il più fedeli possibili, senza snaturare l’opera. L’essenza di One Piece è una permeante e costante positività che si attacca a tutti, personaggi e pubblico. A incarnare questo valore è sempre Luffy, la forza trascinante di tutta l’opera. Ce l’hanno fatta, hanno mantenuto la promessa, si sente il controllo di Oda, perché essenzialmente il live action è assimilabile alla serie originale. Lo spirito positivo, il cuore di One Piece sono presenti anche nell’adattamento di Netflix e noi ne siamo contenti.
I dettagli sono importanti, ma quanto?
Parlando di fedeltà, ci saltano all’occhio diverse cose: tra tutte, i costumi e il trucco. C’è chi si lamenta perché alcuni protagonisti sembrano dei cosplayer, ma che vi aspettavate? Loro sono cosplayer. E non poteva essere altrimenti, perché diversamente ci si sarebbe lamentati della scarsa fedeltà. Accontentare il pubblico è un compito davvero difficile, non vorrei mai essere uno sceneggiatore o un regista. In giro si leggono le peggiori assurdità. Ricordo che, all’uscita del primo trailer, molti notarono l’assenza degli storici sandali di Luffy. Cito: “sono parte del suo essere libero, sono un elemento importante“. Sì, ma quanto importante? Beh, non così tanto. Come detto, il cuore di One Piece è presente nel live action e tanto basta.
Ovviamente è solo un esempio tra tanti, citato giusto per ridimensionare le polemiche sterili. Infatti la serie è piena di piccoli dettagli assenti, ma a che serve soffermarsi su questi? Però, potremmo effettivamente parlare di alcuni costumi e trucchi prostetici. Se da un lato abbiamo una ciurma pressoché identica all’originale, dall’altro abbiamo un nemico un po’ raccapricciante. In un mondo costruito molto bene e che sembra quasi reale, trovarsi di fronte a degli uomini pesce che sembrano finti, non è il massimo. Tuttavia, come ho scritto sopra, i dettagli sono importanti, ma quanto?
La nuova era della pirateria live action
In tutta la serie si respira quasi la stessa aria dell’opera originale di Oda. Dico quasi, non perché sia poco fedele, ma perché è innegabilmente più “matura” e cruda. A differenza del manga, qui la violenza si percepisce davvero, non ha nulla di cartoonesco, se non i combattimenti (specie quelli di Luffy). E con questo non intendo dire che sono mal eseguiti o finti, al contrario, sono un pregio della serie. Se non per pochi momenti, l’azione è sempre ben coreografata e mai finta o forzata. Al di là del potere di Luffy, le vere difficoltà, a mio avviso risiedevano nel rendere realistici gli stili di Sanji e Zoro. Fortunatamente, i movimenti di questi due risultano molto naturali, come se fosse davvero possibile fare quelle acrobazie.
È indubbiamente una serie più buia, ma si percepisce la luce positiva che aleggia costantemente intorno al protagonista, creando un giusto contrasto tra l’oscurità della peggiore pirateria e la luminosità dell’anima di Luffy e dei suoi sogni, contagiando non solo i suoi compagni, ma anche lo spettatore. Lascia un po’ l’amaro in bocca l’assenza di questo o quel personaggio, la mancanza di alcuni dettagli della trama, ma ogni scena cruciale, tutti i momenti clue della vita dei nostri amici pirati, sono sempre resi bene, con addirittura inquadrature prese direttamente dal manga. Ecco, forse quest’ultimo dettaglio guasta un po’ la fotografia e i movimenti di macchina, rendendo alcune scene un po’ forzate, ma tutto sommato, siamo entrati nella nuova era della pirateria in live action.
Le nostre conclusioni su One Piece live action
Cos’è One Piece? Un insieme di personaggi che salpano verso mille avventure? O un insieme di ideali e di sogni? È entrambe le cose. One Piece è un insieme di ideali, sogni, speranze e avventure che si mescolano per regalarci quella che è la grande opera del maestro Oda. Le cose essenziali nel manga sono: i personaggi – tutti caratterizzati alla perfezione, con background immensi – e quel senso di spensieratezza che si propaga per tutta l’opera. Questi due elementi cardine e imprescindibili sono ben piantati anche nel live action di Netflix ed è per questo che funziona, a differenza dei precedenti tentativi falliti (Death Note e Cowboy Bebop).
Quindi, date un’opportunità a questa serie, non soffermatevi su questo o quel dettaglio; passate oltre l’asciugatura della trama (che doveva essere fatta per forza di cose), perché questo è un altro One Piece, con le stesse caratteristiche principali dell’originale, ma con un’anima tutta sua, che ci fa immergere, per l’ennesima volta, in un meraviglioso mondo di pirati e sogni. Con la speranza che questo nuovo tentativo di Netflix di portare in vita i protagonisti della nostra infanzia vi sia piaciuto, vi invito a farci sapere cosa pensate voi della serie, tramite i nostri social e sul gruppo community di Facebook. Continuate a seguirci per altri recensioni, come quella di Oppenheimer e per restare continuamente aggiornati sulle nuove uscite, tramite il canale Telegram.
One Piece è quell'opera interminabile che entra nel cuore di tutti, fatta di amicizia, sogni, avventure e combattimenti. Il nuovo adattamento live action di Netflix riesce a racchiudere in sé tutto questo, proponendoci una nuova versione della stessa storia di origine dei nostri nakama. Non mancano piccoli difetti, tra trucco, alcune scelte fotografiche e piccoli dettagli assenti qua e là, ma se la serie riesce comunque a intrattenerci e a trasmettere le stesse sensazioni dell'originale, vuol dire che è stata capace di colpire nel segno. Indubbiamente la presenza di Oda dietro le quinte, nonché la passione per One Piece di Matt Owens e il grande impegno di Steven Maeda e del cast (tra tutti Godoy), hanno reso possibile una trasposizione fedele (nei limiti possibili) e una storia avvincente. E ora, tutti all'arrembaggio!