Sono passati 30 anni dalla scomparsa di Elisa Claps. In occasione di questo triste anniversario Pablo Trincia, giornalista che si occupa di true crime e giornalismo d’inchiesta, ha dedicato al caso della ragazza lucana un podcast e da questa produzione è nata come una costola una docuserie di 4 episodi dal titolo omonimo – Dove nessuno guarda: il caso di Elisa Claps – che andrà in onda su Sky Crime, il nuovo canale della piattaforma televisiva Sky, il 13 e il 14 novembre. Kaleidoverse ha avuto l’onore di guardarla in anteprima e ve ne parlerà in questa recensione, che conterrà spoiler per chi non ne conosce la vicenda giudiziaria.
Scritta da Pablo Trincia e Riccardo Spagnoli e diretta da quest’ultimo, Dove nessuno guarda: il caso di Elisa Claps condensa la narrazione del podcast in 4 episodi di mezz’ora l’uno circa, approfondendo la vicenda dal punto di vista visivo e creando un collegamento diretto tra passato e presente. Si tratta di una produzione che vede collaborare Sky e Chora – società specializzata nella produzione di podcast – e che ha visto in campo un’inchiesta che si è spinta fino in Inghilterra. Ma prima di approfondire i lati più tecnici della serie vediamo insieme di cosa parla.
Dove nessuno guarda: il caso di Elisa Claps
Le 4 puntate della serie raccontano un caso di cronaca nera che si è protratto per ben 20 anni: quello della scomparsa di Elisa Claps. La ragazza scompare il 12 settembre 1993 a Potenza e da subito familiari e amici indirizzano le autorità verso Danilo Restivo, ragazzo con il quale aveva un appuntamento quel giorno. Le indagini non vanno però nella direzione sperata e finiscono nel limbo riservato ai casi di persona scomparsa, mentre Restivo, scagionato dalle accuse ma non dai sospetti, si trasferisce in Inghilterra per ricominciare una nuova vita.
Oltre la Manica, però, iniziano a verificarsi strani ed efferati delitti che coinvolgono in maniera più o meno esplicita Danilo Restivo, che alla fine è accusato dell’omicidio di Heather Barnett, che abitava a pochi metri da lui. Nel corso dell’indagine britannica emergono molte incongruenze e strani comportamenti da parte sua. Quando in Italia vengono trovati i resti di Elisa Claps – nel 2010, nella chiesa della SS. Trinità di Potenza – e il collegamento di Restivo riemerge i magistrati britannici decidono di tenerne conto e di condannarlo per la morte di Barnett. A questa condanna si aggiunge in seguito anche quella per la morte di Elisa Claps, che l’uomo inizierà a scontare in Italia nel 2051.
Un prodotto speculare
La docuserie è sia speculare che complementare al podcast omonimo uscito ad agosto, e contribuisce a rimettere al centro del dibattito pubblico un caso che dopo 30 anni ha ancora molto da dire. Trincia decide di farlo a modo suo, spostandosi tra Potenza e Bournemouth e intervistando molte persone, a partire dalla famiglia Claps, passando per esperti forensi e giornalisti. Trincia compie un’inchiesta certosina e onesta che evidenzia luci e ombre non solo del caso Claps, ma dell’intera catena di eventi sanguinolenti causati da Restivo.
Senza sfociare mai nel trash o nell’interesse morboso che alcuni esibiscono nel ricostruire queste vicende Pablo Trincia e Riccardo Spagnoli creano un memorandum tremendamente onesto su ciò che si è scatenato nel 1993, analizzando analiticamente ogni pista e ogni passo compiuto dagli inquirenti – sia quelli italiani che quelli inglesi – ed evidenziando una rete che, se possibile, è ancora più macabra di quella tessuta dall’assassino: un percorso di leggerezze, errori e silenzi.
Una figuraccia giudiziaria
Il primo fatto che si evidenzia in Dove nessuno guarda è il palese susseguirsi di errori, mancanze e leggerezze commesse dalle forze dell’ordine in seguito alla scomparsa di Elisa Claps. Il rifiuto di approfondire l’allontamento di una ragazza che non aveva alcun motivo per scappare di casa, il calcolo errato delle probabilità che Restivo fosse effettivamente coinvolto nella sparizione, piste investigative ovvie ma mai intraprese sono alla base del circo che ha consentito la morte di Heather Barnett, 9 anni dopo.
Anche a Bournemouth le cose non procedono come dovrebbero: nonostante i comportamenti di Danilo Restivo, nonostante le prove indiziarie che richiamano alla morte brutale di Barnett occorranno alla magistratura anglosassone anni prima di incriminarlo formalmente per quel delitto, mentre nella stessa zona, a poca distanza dalla casa dell’uomo, un altro omicidio con modalità simili a quelle di Heather Barnett ha luogo: la vittima è Jong-Ok Shin, il modus operandi è incredibilmente simile a quello di Barnett, ma Restivo non viene preso in considerazione come sospettato nemmeno dopo l’arresto, condannando per quel delitto Omar Benguit.
Un inquietante segreto di Pulcinella
Una cosa che colpisce durante la visione di Dove nessuno guarda è la centralità che occupa Danilo Restivo e no, non è una cosa da prendere alla leggera. Nonostante la serie nasca dalla volontà di ridare la voce alla morte di Elisa Claps è su Restivo che l’ago della bussola si sposta – per forza di cose. È lui il primo sospettato dopo la scomparsa della ragazza, anche se non sarà considerato tale fino al ritrovamento del corpo nel 2010 nonostante le molte voci che circolavano su di lui.
Un ragazzo taciturno, solitario e con comportamenti strani e al limite del persecutorio, con l’abitudine di fissare le ragazze con insistenza e con il vizio di spiarle, seguirle e tagliare loro ciocche di capelli. Un ragazzo che aveva già presentato atteggiamenti violenti anni prima della scomparsa di Elisa Claps, e che continuerà a comportarsi in maniera strana dopo, risultando inquietante. Eppure, nonostante questa fosse una cosa risaputa – Trincia intervista molte donne che erano a conoscenza del fatto tra cui una vicina di casa di Restivo – la procura non lo reputò un soggetto pericoloso.
Domande senza risposta
Danilo Restivo oggi è in carcere e sta scontando la prima delle due pene per cui è rinchiuso – l’omicidio di Heather Barnett. Se le cose stanno in questo modo, perché si continua a parlare di Elisa Claps? Perché nonostante il colpevole sia dietro le sbarre molte restano le zone d’ombra e le domande senza risposta legate a quel fatidico 12 settembre. Domande che non vi elencheremo certamente qui – la docuserie lo fa molto meglio fornendo prove inconfutabili di quello che stiamo dicendo – ma che fanno riflettere.
Elisa Claps è infatti solo una delle vittime di una sconfitta generale, che Trincia evidenzia con parole esatte in conclusione della serie. Una sconfitta che riguarda la giustizia, incapace di svolgere il proprio lavoro; che riguarda la famiglia Claps, che non rivedrà più Elisa; della famiglia Restivo, che ha protetto un ragazzo disturbato; e della Chiesa, che anche se ufficialmente innocente ha come unico baluardo la morte del parroco che gestiva la chiesa dove sono stati ritrovati i resti di Elisa Claps, e che non potrà mai dare conto del suo coinvolgimento. È però – aggiungeremmo noi – anche la conferma di un modo di pensare omertoso in grado di mettere la reputazione davanti alle azioni che ha contraddistinto i casi di cronaca nera italiana fino a non molto tempo fa.
Le nostre conclusioni su Dove nessuno guarda
La serie si conclude con un ricordo toccante di Elisa Claps e la consapevolezza che questa vicenda non è ancora conclusa. Pablo Trincia e Riccardo Spagnoli hanno quindi compiuto un lavoro egregio nel riportare a galla nella memoria collettiva del nostro Paese il nome di Elisa Claps. Lo hanno fatto con delicatezza, determinazione e curiosità. Contiamo sul fatto che il pubblico apprezzerà molto il lavoro finale come lo abbiamo apprezzato noi e guarderanno Dove nessuno guarda: il caso di Elisa Claps, per non distogliere più lo sguardo dalla verità, per quanto scomoda essa possa essere.
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